Una briciola delle nostre vacanze a chi in vacanza non ci andrà mai

Iniziativa della Caritas parrocchiale giovanile per la parrocchia di Kasumo

Il gruppo giovani della Caritas di Bastia, nato da pochi mesi, non si stanca di proporre attività e non si arresta durante il periodo vacanziero. L’ultima iniziativa interessa Kasumo, la parrocchia della Tanzania, in Africa, con la quale siamo gemellati e promuove una raccolta di fondi per la realizzazione di alcuni progetti mirati, microprogetti in realtà, ai quali si può partecipare con una facile disponibilità. L’idea è quella di regalare “una briciola delle nostre vacanze a chi in vacanza non ci andrà mai” e il suo soggiorno si sforza di spenderlo ogni volta, quotidianamente e con fatica, sulla striscia di terra in cui si trova a vivere. Il denaro raccolto verrà consegnato direttamente in loco, nella metà d’agosto, quando una missione diocesana composta di cinque-sei persone, tra le quali la missionaria bastiola Luigia Cuppoloni e una ragazza della parrocchia, rappresentante della Caritas giovanile, raggiungeranno di persona il paese africano e vi sosteranno dal 13 al 31 per “conoscere e sapere” l’effettiva realtà dei luoghi. Tra le prospettive quella di edificare la “casa dei poveri” cioè la costruzione di una abitazione per vedove con figli, e donne anziane e sole. Tali fasce della popolazione sono anche indicate con l’espressione di “poveri tra i poveri”; il nucleo familiare venendo a mancare della forza economicamente e socialmente attiva nelle consuetudini del villaggio, cioè l’uomo, il capo famiglia, colui che si occupa dei campi e della caccia, sono in una condizione di estremo disagio, abbandonate a se stesse. Inoltre la nuova struttura, costruita in mattoni assicurerebbe un’igiene dignitosa, ottimale in particolare per i bimbi, contro le precarie e provvisorie case di fango e frasche. Il costo del progetto è di 1.500.000 lire per ciascuna abitazione. Sempre a seconda dell’entità della cifra raccolta, il secondo importante progetto prevede la disponibilità di borse di studio della durata di quattro anni per corsi di specializzazione agraria per giovani, gestiti dalla congregazione dei padri dello Spirito Santo, da sempre impegnati nel campo dell’educazione e della cultura. L’obiettivo è di garantire a tutti i ragazzi, anche i più poveri, l’accesso alla scuola, senza distinzione di religione, ceto sociale, sesso, etnia, condizioni di salute. Già la Caritas diocesana aveva provveduto alla distribuzione di trenta borse di studio, ma sono in realtà poche in una dimensione che non registra un’assistenza del governo alle strutture scolastiche, private e a pagamento (libri, insegnanti, divise…) e che già risente del divario tra una piccola classe privilegiata e borghese e la restante parte, poverissima, della popolazione. Le borse di studio, gestite in collaborazione con la congregazione missionaria e con le consacrate della Falmi, saranno rinnovate in base ai risultati scolastici conseguiti dallo studente nell’anno precedente. Non è di secondo piano insistere su tale aspetto, sia perché l’agricoltura che potrebbe spingere ad una ripresa economica delle attività è invece ancora a livello primitivo, sia perché come dice F., la ragazza della Caritas che toccherà con mano tale realtà, “il primo passo necessario per mutare l’immobilità delle cose è investire nell’istruzione, anche se i frutti non sono immediatamente riscontrabili”. Del resto troppo spesso l’aiuto dell’occidente interviene come una “struttura messa da sopra, già data, incapace di produrre stimoli e di insegnare autonomamente a fare”. Il costo del progetto è di 300.000 lire ciascuna. In programma c’è anche l’arredo di aule scolastiche: la nuova scuola superiore deve essere arredata con banchi, sedie, lavagne e cattedre, che contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono fondamentali per poter studiare. Il costo del progetto per ogni aula è di 1.500.000 lire ciascuna. Sopperire al mese di lavoro di un operaio costa 50.000 lire, 2.000 una giornata di lavoro, mentre una provvista di fagioli per quattro persone ruota intorno alle 10.000 lire, e tanti altri aiuti, con cifre per noi non alte, potrebbero essere apportati, quando “la misura della generosità si data dal bisogno dei fratelli”. Le ultime parole le lasciamo a F., poco più che ventenne, alla sua “voglia di non accontentarsi e di vivere con accettazione” tutto ciò che la miseria e la profondità dell’Africa saprà offrirle, al suo desiderio di “vedere la povertà, vedere come è fatta, toccarla con mano, capirla e sentirla come un’aspirazione, esultare fino in fondo in essa, per comprendere che dove siamo più deboli è allora che siamo più forti e siamo più forti grazie all’amore”.

AUTORE: Simona Marchetti