Una catechesi rinnovata per un nuovo volto della Chiesa

Si è svolta a Roccaporena la VII Congregazione generale del Sinodo diocesano

Quattordici anni fa, il 25 aprile 1988, mons. Antonio Ambrosanio, nostro arcivescovo da appena due mesi, in piazza S. Pietro, alla presenza del Papa, nella sua qualità di presidente della Commissione episcopale per la dottrina e la catechesi, riconsegnava alla Chiesa italiana il Documento di base sul rinnovamento della catechesi, che, edito già da quasi venti anni, aveva raccolto le indicazioni del Concilio. Era logico che la nostra diocesi, con tutte le diocesi umbre, fosse in qualche modo ai primi posti in Italia nella nuova sperimentazione. Scomparso dopo sette anni mons. Ambrosanio – lo abbiamo particolarmente ricordato lo scorso 8 febbraio, anniversario, della sua santa morte – abbiamo avuto i sette anni dell’attuale arcivescovo mons. Fontana. Così, nella recente Congregazione del sinodo diocesano, tenuta sabato e domenica scorsi, 20 e 21 aprile, proprio sull’argomento della catechesi, ne abbiamo gustato la parola: “Raccogliamo oggi l’esperienza di quattordici anni di sperimentazione e di lavoro”. Nel 1991, dopo una preparazione di tre anni, mons. Ambrosanio aveva proclamato il triennio della catechesi (annunzio della Parola), cui avrebbero dovuto far seguito gli anni della liturgia e della Carità. Ricordiamo anche che il 24 aprile 1988 era stato beatificato il nostro don Pietro Bonilli con altri insigni servi di Dio e mons. Ambrosanio era stato proprio il Vescovo che in rappresentanza degli altri aveva rivolto al Pontefice la richiesta ufficiale della Beatificazione. Con questo spirito, sabato scorso, nella prima giornata della VII Congregazione generale del nostro sinodo (Roccaporena 20 e 21 aprile 2001) è stato approvato il Documento ufficiale: “Una catechesi rinnovata per un nuovo volto della nostra Chiesa”. Rinnovamento dunque nel 1970, rinnovamento ancora nel 1988, rinnovamento oggi: ci muoviamo davvero nella novità. Buon auspicio anche i 14 anni, e cioè due volte sette, con i due arcivescovi, e “sette” è il numero della pienezza. Novità nella pienezza: Parola testimoniata nella Carità (già approvato e promulgato il relativo Documento sinodale) celebrata nel Sacramento (in programma il Documento nella prossima sessione di settembre), annunziata nella catechesi (il Documento odierno). Gesù disse agli apostoli: “Andate in tutto il mondo, annunziate il vangelo ad ogni creatura”. Dunque è di lì che si parte, dall’annunzio del vangelo, (in greco Eu-angelion = buon annunzio). Termine greco è anche “catechèin” e cioè “risuonare”. Che sarebbe l’annunzio se non risuonasse, a forgiare la personalità di ogni uomo? Il Documento ha tre parti: le premesse dottrinali (primato della Parola di Dio e missione della Chiesa); i criteri per una catechesi rinnovata; le scelte metodologiche. Non possiamo in questa sede scendere ai dettagli. Ci fermiamo un attimo sulla seconda parte, per sottolineare due criteri fondamentali: lo stretto rapporto tra la Parola annunziata e la sua celebrazione sacramentale e la testimonianza d’amore; la necessità che l’ascolto abbia una sua continuità anche negli anni successivi e non si interrompa ma accompagni l’uomo nell’intera sua esistenza, aperto così alla comunione e alla missione. All’inizio, gli anni dell’iniziazione cristiana, e cioè il progressivo introdursi del cristiano nel mistero di Cristo, con il perfetto corrispondersi tra l’annunzio e il sacramento. Ecco il bambino che, battezzato poco dopo la nascita, divenuto figlio di Dio, deve crescere come sua fedele immagine. La catechesi, in questa prima fase, è per i genitori che se ne fanno eco nell’intimità della chiesa domestica. Con l’età di ragione, attorno ai 6-7 anni, è il ragazzo stesso ad aprirsi personalmente all’iniziazione con la catechesi in parrocchia (sempre in continuità con la famiglia), recuperando il dono battesimale, nella scoperta dell’intimità con Dio. E sarà il momento della prima comunione, nella scoperta della preghiera. Via via sarà anche apertura alla Chiesa. Ecco allora la cresima, sacramento così non dell’addio, come troppo spesso accade, ma dell’avvio alla sua vita nella Chiesa in cui prendere il proprio posto, con incarichi ben precisi, per la vita della Chiesa stessa. Su questa base si muoverà la pastorale giovanile, nella progressiva scoperta della vita come vocazione d’amore, a qualsiasi stato il Signore lo chiami. E gli adulti non ancora battezzati? Anche per essi il Documento sinodale disegna la necessaria iniziazione, programmata secondo una triplice fase: il precatecumenato (di durata varia, secondo le necessità) il catecumenato, di norma per quasi un anno, dalla festa della Trinità alla veglia pasquale dell’anno successivo, quando avranno luogo battesimo, prima comunione e cresima, secondo il Rica. Seguiranno le stagioni di “una specifica catechesi sul come attuare gli impegni sacramentali assunti”. E se il soggetto è colpito da handicap? Siamo la Chiesa del beato don Pietro Bonilli che dedicò tutta la sua vita proprio a questi sfortunati. Sulle sue orme, si metteranno in opera tutti i necessari accorgimenti, con un processo di iniziazione che senza emarginarli li integri in un cammino studiato proprio per loro. Nulla va omesso “per aiutare chi vive nell’handicap a percepire il messaggio di salvezza di Gesù”. La mancanza di spazio ci obbliga a far punto. Invitiamo i nostri lettori a procurarsi il Documento appena l’Arcivescovo, ricevutolo dal Sinodo ed esaminatolo, ne decreterà a suo giudizio pubblicazione e promulgazione. Farà seguito anche un’istruzione applicativa. Non più una religione per tradizione ma praticamente ignorata e immiserita, ma la religione dell’amore e della risurrezione assunta in piena coscienza, con tutto l’amore, la mente e le forze.

AUTORE: Agostino Rossi