“Una città simbolo di pace”

Il Pontefice nelle sue visite aveva sottolineato più volte l'importanza di quel luogo 'di dialogo tra popoli'

Giovanni Paolo II per ben sei volte, come è stato ampiamente ricordato in altra parte del giornale, è venuto in Assisi, privilegiando questa piccola città e onorandola come il luogo più idoneo al dialogo tra i popoli e le religioni a favore della giustizia e della pace. Il motivo di tale scelta è ovvio: la presenza di san Francesco ‘che ha trasformato Assisi in un centro di fraternità universale’. La Chiesa particolare di Assisi – Nocera Umbra ‘ Gualdo Tadino è immensamente grata al Papa e si sente profondamente coinvolta nel movimento spirituale ed ecumenico da lui intrapreso e nelle iniziative di pace da lui promosse nel nome di san Francesco, il figlio migliore di questa Chiesa, apprezzato in tutto il mondo. Il Pontefice, prima di ogni sua visita, ha fatto riferimento al Vescovo della diocesi, che sempre con grande gioia ha accolto il Santo Padre in Assisi. Nella prima venuta ad accoglierlo fu mons. Dino Tomassini, in seguito sempre mons. Sergio Goretti, meritandosi l’elogio del Papa nel 50’di sacerdozio: ‘Con animo sinceramente grato ricordiamo con quanta devozione, affetto e stima tu ci hai accolto nella città di Assisi quando venimmo a pregare perché, per intercessione di Santa Maria degli Angeli e di San Francesco, i seguaci di tutte le religioni della terra vivessero in fraterno e mutuo accoglimento condividendo unanime impegno per la pace e l’umana prosperità’ (11.03.2003). Venendo in Assisi il Santo Padre ha parlato all’umanità con gesti e parole, secondo lo stile biblico. Le azioni simboliche, evocative di molti significati, sono state molteplici: salire il colle; convenire in unum; volgere lo sguardo a Francesco uomo evangelico; compiere pellegrinaggio e digiuno; innalzare letture, canti e preghiere; collocarsi in cerchio guardandosi negli occhi; tenere in mano la lampada accesa e l’olivo; abbracciarsi fraternamente e tenersi per mano l’un l’altro. La giornata di preghiera per la pace del 27 ottobre 1986 è rimasta come la giornata storica che ha lasciato il segno più profondo nella vita della Chiesa, delle religioni e dei popoli. Il vescovo Goretti invitò la diocesi a prepararsi a questa giornata indirizzando una linea pastorale dal titolo: ‘Signore, fa di me uno strumento della tua pace’. I messaggi più rilevanti espressi dai gesti e dalle parole del Santo Padre possono essere appena enumerati: – La proposta di San Francesco ‘modello di una nuova umanità, cristiano vero e autentico, fratello universale’. – Assisi città simbolo, città della pace: qui la pace è implorata da Dio per l’intercessione del Santo e qui è promossa guidati dal suo spirito di fraternità. Si parla perciò della ‘icona di Assisi’ e il Papa stesso ha proposto lo ‘spirito di Assisi’. Ne deriva un serio impegno di esemplarità per la comunità cristiana e per quella civile. – La ricerca sincera della pace con tutti i mezzi come bene irrinunciabile per i popoli, implorata soprattutto con la preghiera, considerata forza storica di cambiamento dei cuori ad opera di Dio. – La promozione dell’ecumenismo tra i cristiani e del dialogo interreligioso con i non cristiani. Il Papa vuole ‘costruire insieme con tutti gli uomini di buona volontà la civiltà della verità e dell’amore’. – L’apprezzamento per la forma di vita che si ispira a san Francesco e a santa Chiara, testimoniato dal Papa nelle visite alle rispettive comunità. – L’amore e la considerazione resi a questa diocesi con le sue visite ad Assisi e, in particolare, con le sue soste nella cattedrale di San Rufino, in occasione delle quali si trattenne amabilmente con noi e rivolse a tutti parole di incoraggiamento. Io stesso conservo cari ricordi degli incontri personali con lui in quelle occasioni. Ci fu pure vicino nelle dolorose vicende del terremoto e venne a visitarci in Assisi. Certamente la nostra Chiesa particolare, e specialmente Assisi, ha una responsabilità più grande di essere ‘città sul monte’ e ‘lampada accesa’.

AUTORE: Don Orlando Gori,