Nessuno può negare che Monica Bellucci sia una bella donna, un’attrice di successo e Città di Castello e tutta l’Umbria che è la sua patria ne va legittimamente fiera. Che posi nuda per una rivista ora che è incinta, in attesa di una bambina, come scrive un’agenzia, per fermare e immortalare in qualche modo lo stato del suo corpo in questo momento magico della sua evoluzione, ci potrebbe anche andare bene. Ma che poi dica che lo fa anche per protestare contro un legge recente del parlamento italiano (legge 40/2004) in cui si regolarizza il delicato e vischioso problema della procreazione medicalmente assistita, fa un po’ meraviglia. Una meraviglia che diventa maggiore quando afferma che “nell’Islam ti mettono il chador per farti stare zitta. In Italia basta che tu non sia sposata con tutti i crismi perché ti impediscono di ricorrere alla scienza per fare un figlio”. Naturalmente, come ogni cittadino ha il diritto di esprimere le sue opinioni e di essere contro “una legge coercitiva e iniqua che limita il sacrosanto diritto delle donne ad avere figli”. Pare però fuori dalle righe quando fa il paragone con l’Islam, non considerando la condizione delle donne in molti paesi musulmani che va ben oltre il chador, e considera l’Italia un Paese dove le donne sono impedite di fare figli. Da quello che tutti sanno sullo scarso livello di natalità, sul decremento demografico che dura da decenni, sull’invecchiamento della popolazione italiana, la causa o meglio le cause per cui le donne italiane non fanno figli sono altre e non certamente la legge da lei criticata, che è stata approvata soltanto qualche mese fa. L’argomento di cui si parla non può essere affrontato con disinvoltura e frasi fatte. Siamo in un terreno difficile anche per gli specialisti, delicato e pericoloso sia per le donne, per le coppie sterili desiderose di avere un figlio, sia perché tratta dell’essere umano nel suo inizio. La legge in questione ha il merito di evitare che siano senza regole le iniziative di disinvolti operatori sanitari senza scrupoli, mentre aiuta ad orientarsi quei medici dotati di scienza e coscienza che si pongono al servizio della coppia per aiutarla a superare una fase di difficoltà e, possibilmente, aiutarla ad esaudire un legittimo desiderio. Si deve anche considerare che un conto sono i desideri e un conto i diritti. La legge vuole anche evitare che il desiderio di una coppia vada a detrimento del diritto all’esistenza di un embrione in quanto essere umano e non sbrigativamente e ingiustamente considerato come semplice ‘materiale biologico’ a disposizione per ogni uso. Dovremmo sapere da un’antica civiltà rinverdita anche da ideologie non cattoliche qual è l’illuminismo (Siamo nel bicentenario di Kant, signora Bellucci!) che ha affermato, ri-affermato, che l’essere umano non può venire considerato come un mezzo ma come un fine. Comunque la scienza cui ci si appella spesso non sta dalla parte dei medici faciloni, ma dalla parte dell’embrione, perché è la scienza che afferma, secondo prove autonome e parametri propri, che l’embrione è un essere umano. Con tutto ciò non è bene passare sotto silenzio il messaggio più vero e profondo che forse intendeva inviare la Bellucci con le sue dichiarazioni e il suo nudo esibito, che è quello della gioia della maternità e della bellezza. Un messaggio accettabile ed opportuno.
Una legge per l’essere umano
AUTORE:
Elio Bromuri