‘Una nuova civiltà cristiana basata sulla fede e sulla ragione filosofica’

Messaggio di Giovanni Paolo II per il convegno su papa Leone XIIII (29 maggio - 1'giugno)

Il saluto di mons. Chiaretti ‘Ci è di grande onore e conforto il messaggio che papa Giovanni Paolo II, molto legato al suo predecessore, ha voluto rivolgerci…’. Così ha detto l’arcivescovo mons.Chiaretti nel suo saluto introduttivo ai lavori del Convegno leonino che si è aperto ieri pomeriggio, giovedì 29 maggio, nella Sala dei Notari di Perugia sul tema ‘La filosofia cristiana tra Ottocento e Novecento e il magistero di Leone XIII’.I lavori che nelle giornate di venerdì 30 e sabato 31 maggio si svolgono alla sala del Dottorato presso le Logge di San Lorenzo, si concluderanno domenica 1 giugno a Pieve del Vescovo. Il messaggio autografo del Papa, lungo ben sette pagine, propone delle ‘considerazioni – ha detto ancora mons.Chiaretti – molto significative sul magistero di Leone XIII, auspicando ‘che sia ben evidenziata – sono parole del Pontefice – la stretta connessione esistente tra la preoccupazione per una fondazione filosofica della cultura cristiana e la sollecitudine per i problemi dell’attualità politica e sociale”. Viene messa in risalto, nel messaggio del Papa, la figura di Gioacchino Pecci, il quale ‘considerò suo compito ricostruire una nuova civiltà cristiana basata, oltre che sulla fede, sulla ragione filosofica e scientifica, speculativa e pratica’. Si è aperto, così, questo che può considerarsi l’evento più importante dell’anno di celebrazioni leonine che ricordano papa Pecci, Arcivescovo di Perugia per ben 32anni prima di salire al soglio pontificio, a cento anni dalla sua scomparsa.Un convegno nel quale ‘ci accingiamo a ricordare dapprima il vasto ginepraio del filosofare dei cristiani nella stagione dell’illuminismo e del post-illuminismo – ha detto ancora mons.Chiaretti nel suo saluto introduttivo – condizionati e oscillanti tra percorsi molto vari, per lo più eclettici non solo per capire la svolta coraggiosa imposta da Leone XIIIcon il ritorno alla via classica del tomismo e alla sua filosofia dell’essere, ma anche per renderci conto dei tanti percorsi dello stesso tomismo a contatto con quel pluralismo filosofico’. E della filosofia di san Tommaso fu grande promulgatore Gioacchino Pecci, che a Perugia – come ricorda anche Papa Giovanni Paolo II nel suo messaggio autografo – ‘nel 1859fondò la prima Accademia tomistica, poi trasferita a Roma’. Mons.Chiaretti ha quindi ricordato come ‘la riproposizione del pensiero del dottore angelico appariva a papa Leone XIII la strada migliore per ricuperare un uso della filosofia conforme alle esigenze della fede’. E, continua l’Arcivescovo citando Leone XIII, ‘san Tommaso, ‘nel momento stesso in cui, come conviene, distingue perfettamente la fede dalla ragione, le unisce ambedue con legami di amicizia reciproca: conserva ad ognuna i propri diritti e ne salvaguarda la dignità’. Si sa quante felici conseguenze abbia avuto quell’invito pontificio – ha detto il presule -. Gli studi sul pensiero di san Tommaso e di altri autori scolastici ricevettero nuovo slancio. Fu dato vigoroso impulso agli studi storici, con la conseguente riscoperta delle ricchezze del pensiero medievale, fino a quel momento largamente sconosciute, e si costituirono nuove scuole tomistiche. Con l’applicazione della metodologia storica, la conoscenza dell’opera di san Tommaso fece grandi progressi’. Gli influssi positivi della svolta leonina furono molti, ha ricordato mons.Chiaretti, che ha voluto sottolineare come ‘di questa apertura culturale fece le prove nella sua diocesi… caratterizzandosi per la mitezza e la sobrietà nelle complesse vicende storiche, con comportamenti sapienti ed equilibrati pur nell’asprezza delle passioni’. Un Arcivescovo che ‘si impegnò molto per l’elevazione culturale e spirituale del clero, riformando radicalmente il piano di studio del seminario per renderlo più idoneo alla difesa delle verità eterne della fede’. Il messaggio del Papa Anche Giovanni Paolo IInel suo messaggio ha posto in evidenza quanto Leone XIIIapprezzasse gli aspetti positivi del mondo moderno e quanto volle che fossero assunti anche nella formazione del clero: ‘Voleva che i docenti e gli studenti di teologia non sapessero solamente difendersi dagli errori della filosofia e della cultura del tempo, ma divenissero anche artefici di una cultura ad un tempo cristiana e moderna: cristiana nella sostanza, moderna nell’espressione. Per questo si fece promotore di un profondo rinnovamento degli studi ecclesiastici, in particolare della filosofia e della teologia’. Un prezioso documento, quello di Giovanni Paolo II, che mette in risalto la grande attenzione che questo Papa ebbe nei confronti dei grandi problemi non solo filosofici e teologici del suo tempo, ma anche sociali (ricordando la Rerum Novarum) e al problema educativo in particolare: ‘Per quanto concerne l’ambito dell’educazione – scrive Papa Giovanni Paolo II – il pontificato di Leone XIII coincise con la massima diffusione del positivismo, dell’anticlericalismo e del secolarismo. In vari Paesi, frequentando le scuole statali i giovani non solo non ricevevano nessuna istruzione religiosa, ma erano portati ad apprendere teorie tese a minare i fondamenti stessi della religione e del cristianesimo. Fu naturale che in siffatta situazione, ad una mente vigile e colta come quella del Pontefice, il problema educativo si imponesse con urgenza. Egli lo ebbe costantemente presente, come attestano le Encicliche Aeterni Patris (1879), Sapientiae christianae (1890) e Providentissimus Deus (1893)’. ‘Questo Pontefice dotto e pio, zelante e intelligente – ha scritto ancora Giovanni Paolo II – attento ai bisogni della Chiesa e del mondo, seppe agire con decisione e lungimiranza, impegnandosi con tutte le forze nella ricostruzione di una società animata dai valori evangelici’. Un convegno di cui si compiace, il nostro Pontefice, e per il quale invoca la benedizione apostolica, estesa ai partecipanti ai lavori e ai fedeli dell’intera arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve.

AUTORE: F.A.