Una piazza giovane

Nella millesima udienza pubblica che ha tenuto in piazza S. Pietro con migliaia di chierichetti, il Papa ha detto: “questa piazza è giovane”. Il Papa ama le piazze affollate, non ne ha paura. La piazza gli è amica, anche se una volta ne fu vittima, quando il turco Alì Agca gli sparò addosso. Ma la piazza lo difese e catturò l’attentatore. Ama soprattutto la gente che vi si raduna, attratta da un richiamo misterioso, che solo parzialmente è legato alla personalità di Carol Wojtyla. Erano piene le piazze anche con Albino Luciani, Giovanni Battista Montini, Angelo Roncalli, Eugenio Pacelli. Misterioso fascino di un “servo dei servi di Dio”. Anche i giovani sentono questo richiamo e l’abbiamo costatato l’anno scorso con le manifestazioni del Giubileo, soprattutto quello della gioventù. In questi giorni Giovanni Paolo II li ha di nuovo convocati per la Giornata mondiale che si terrà in Canada l’anno prossimo, a Toronto, una città multiculturale e pluriconfessionale. Vi saranno i duemilioni del 2000? Non è dato sapere, ma è dato scommettere che molti di più saranno quelli che ascolteranno quello che lui ha scritto nel suo messaggio pubblicato nei giorni scorsi (vedi p.8). Ha scritto: “siete il sale della terra, la luce del mondo”. Parole del Vangelo e li incita ad una vita piena, ad un futuro operoso e carico di speranza, a non accontentarsi della mediocrità, a non ripiegarsi su loro stessi, a guardare avanti e in alto, a non ascoltare i delusi e gli smarriti della vita, ad avere grandi ideali, a non lasciarsi attrarre da forme di religiosità irrazionali, dal conformismo di mode passeggere. Addita loro traguardi di santità, i santi del nuovo millennio, i missionari di un mondo agitato e confuso, i testimoni della novità del Vangelo e della presenza di Cristo nella storia degli uomini del nostro e di ogni tempo. Li chiama “Cari giovani amici” e li invita: “venite a far risuonare nella grandi arterie di Toronto l’annuncio gioioso di Cristo che ama tutti gli uomini e porta a compimento ogni segno di bene, di bellezza e di verità presente nella città umana”. Queste sono le idee e i toni che la Chiesa al suo massimo livello rivolge ai giovani e questo è quanto viene ripetuto e arricchito di riflessioni nelle parrocchie, negli oratori, nei gruppi e nei movimenti, anche in quelle organizzazioni che sono impegnate nella difesa dei poveri, persone e popoli, e dell’ambiente e di quelli che si impegnano nel volontariato e nella militanza sociale e politica della liberazione degli oppressi. La filosofia della Chiesa non passa attraverso le scorciatoie della violenza e dell’odio di compartimenti umani contro altri. E’ altra cosa dall’antioccidentalismo e della fine della cristianità o della fine addirittura della storia, come si va scrivendo in questi tempi da parte di intellettuali legati agli schemi anticlericali ottocenteschi. Il vecchio papa Giovanni XXIII parlava della Chiesa come la “fontana del villaggio”. Era un uomo che veniva dal mondo contadino ed aveva la cultura e la sensibilità del parroco di campagna. Giovanni Paolo è un uomo planetario e parla della Chiesa come la piazza della città che risplende della luce riflessa che proviene dal Vangelo. Ma al fondo la prospettiva rimane la stessa: essere “sale” e “luce” per un’umanità che attende di dare un senso e una speranza al suo futuro. E questo compito è affidato soprattutto ai giovani.

AUTORE: Elio Bromuri