Un’emergenza tra le emergenze

La notizia dell'arrivo di 300 profughi a Villa Angelica di Bagni, di proprietà ecclesiastica, ha sollevato varie questioni. Facciamo chiarezza

Da più parti si chiede di conoscere il pensiero della Chiesa circa l’eventualità dell’arrivo di 300 profughi a Villa Angelica di Bagni di Nocera Umbra. Questo vicariato zonale, d’intesa con la Curia diocesana, fa presente quanto segue. Occorre innanzitutto chiarire che la struttura di Bagni da tempo non è più proprietà della diocesi. Essa appartiene all’Istituto sostentamento clero, che ha una sua autonomia amministrativa coordinata a livello nazionale. Ente gestore è la cooperativa ’13 Maggio’ di Civitanova Marche. Pertanto ogni decisione sull’accoglienza in questa struttura non è di diretta pertinenza della Curia diocesana. Di fronte ad emergenze umanitarie come quelle riguardanti il complesso fenomeno della immigrazione, e in particolare quello dei rifugiati politici, la comunità cristiana di Nocera esprime pienamente il pensiero della Chiesa, che è lo stesso di Gesù. Ci poniamo dunque in atteggiamento di solidarietà, lontano da ogni chiusura xenofoba, da diffidenze e paure infondate nei confronti di fratelli provenienti da popoli lontani. Sentiamo l’accoglienza come un dovere, naturalmente dentro le regole legittimamente stabilite per la salvaguardia dell’ordine pubblico. Si ricorda a tal proposito come proprio a Nocera, a seguito del terremoto, si è realizzato un evento che ha testimoniato ampiamente questi sentimenti di solidarietà: ad opera della Caritas regionale prese vita il centro operativo che, in tre anni e mezzo, vide l’affluire 12 mila giovani, venuti da tutte le parti d’Italia e anche dall’estero, per aiutare, ma moltissimi anche per essere aiutati. A partire da questa esperienza sono sorte in Umbria ben cinque case di accoglienza, testimonianza viva dello spirito che anima l’attività della Chiesa. Dopo aver consultato la Caritas diocesana e regionale, possiamo assicurare che, in caso di emergenze immigrati o rifugiati, le strutture Caritas della regione Umbria, nei limiti delle loro possibilità, non mancheranno di fare la loro parte. Come comunità cristiana nocerina, attenta alla situazione del territorio, non possiamo non esprimere alcune perplessità rispetto alla notizia dell’arrivo di centinaia di rifugiati politici, data nei giorni scorsi in termini di grande incertezza rispetto alle condizioni in cui questa operazione si realizzerebbe e dei rischi ad essa connessi. Le perplessità derivano dal fatto che Nocera è ancora una città largamente provata dal terremoto, chiusa com’è da 11 anni, con la previsione che passeranno ancora diversi anni prima che torni alla normalità. La presenza di fratelli extracomunitari è già molto elevata, unitamente alla presenza di lavoratori provenienti da altre regioni d’Italia, qui richiamati dalla prospettiva di lavoro per la ricostruzione. Ad incupire l’orizzonte è sopraggiunta la crisi della Merloni, la maggiore industria locale, che tanto aveva contribuito, nel momento del terremoto, a rianimare la fiducia delle nostre popolazioni. In questo scenario, temiamo che l’arrivo di un numero così elevato di profughi potrebbe ulteriormente aggravare la situazione psicologica e sociale della nostra comunità. Al tempo stesso, crediamo che a tante persone che giungono improvvisamente in condizioni così precarie, in una comunità piccola come quella di Nocera, sarebbe difficile dare risposte adeguate alla loro situazione ed ai loro diritti. Ci sembra pertanto opportuno che questa emergenza sia affrontata distribuendone il carico in diverse strutture esistenti in regione. Ci auguriamo che le autorità competenti, in primo luogo l’Amministrazione comunale, come anche le Forze dell’ordine, vogliano soppesare con saggezza e senso di responsabilità ogni decisione, nel rispetto dei diritti di ciascuno e di tutti.

AUTORE: Il Vicario zonale, i sacerdoti e il Consiglio pastorale della vicaria di Nocera