Unioni di fatto. Proposta provocatoria

Regione. Si riapre il confronto politico sulla equiparazione tra famiglia, convivenze e coppie omosessuali

Ha il sapore della provocazione la proposta di legge sulle ‘Disciplina delle unioni di fatto’ appena presentata, il 6 febbraio, in Consiglio regionale. La legge così come formulata, infatti, potrebbe entrare in conflitto con le leggi statali, ovvero potrebbe essere improponibile. Eliana Petrozzi, presidente dell’Unione di Perugia dei Giuristi Cattolici e del Forum per le famiglie ha appena avuto in mano il testo della proposta e la prima impressione è che più d’uno dei 16 articoli sia a rischio poiché tratta di materie riservate alla legge dello Stato come le successioni, il lavoro, la previdenza, le norme penali, mentre in altri articoli vi sarebbe una ripetizione di diritti che già la normativa vigente riconosce per esempio quando si tratta dei figli o del subentro del convivente nei contratti d’affitto. La vera novità potrebbe essere in quegli articoli che equiparano la convivenza al nucleo familiare e il convivente al coniuge per quanto riguarda le facilitazioni, i contributi e le modalità di accesso ad alcuni servizi pubblici, oppure la concessione di mutui a interesse agevolato o altre agevolazioni per l’acquisto della prima casa o l’accesso all’edilizia popolare. Infine, ma non ultimo, l’articolo 1 tradisce la volontà di andare oltre la regolamentazione delle convivenze tra uomo e donna, per aprire alle coppie omosessuali, laddove stabilisce che ‘due persone maggiorenni ‘possono stipulare un accordo con la finalità di organizzare la loro vita in comune e costituire una unione di fatto’, senza specificare alcunchè sul sesso dei contraenti, nè nel testo presentato nè nella relazione che lo precede. ‘Praticamente non c’è differenza tra matrimonio e convivenza’ commenta Petrozzi ‘sono come coniugi, con tanti diritti, ma i doveri?’. Basta vedere, dice, come alla facilità di costituzione dell’unione di fatto corrisponde un altrettanto facile scioglimento, per il quale è sufficiente che uno dei due manifesti la propria volontà davanti allo stesso ufficiale di stato civile dove l’unione è stata registrata. E questo mentre per separazione e divorzio occorre andare di fronte ad un giudice e rispettare tempi più lunghi. ‘L’accordo costitutivo, come qui viene chiamato, potrebbe essere fatto anche ora – osserva la presidente dei Giuristi cattolici – con un contratto tra le parti. La differenza è che oggi quel contratto non ha effetti nei confronti di terze persone, mentre se venisse approvata questa proposta di legge questo accordo o pacs, come lo chiameranno non so, avrebbe riflessi verso terzi diventando accordo pubblico’. Per i proponenti la proposta di legge ‘si pone l’obiettivo di disciplinare le convivenze di fatto sul modello già in vigore nella maggioranza dei dell’Unione europea’ e l’esigenza ‘di riconoscere e formalizzare modalità di convivenze tra persone non unite dal matrimonio’ risponderebbe ‘ad una domanda ormai presente e diffusa anche in Umbria’. Resta il fatto, però, che nei registri delle coppie di fatto istituiti dai comuni le iscrizioni sono nulle o si contano su una mano e, inoltre, anche il dato statistico sulle convivenze , in Umbria intorno al 3,5 %, non pare indicare una necessità così diffusa. Riguardo alla equiparazione delle convivenze ai nuclei familiari nella relazione si legge che la proposta di legge ‘non intende modificare la concezione positiva del matrimonio come scelta volontaria libera e cosciente’ e ‘non intende equiparare i componenti di una unione di fatto ai coniugi, se non per casi particolari’, che abbiamo sopra segnalato.

AUTORE: Maria Rita Valli