La “radicata e insostituibile presenza sul territorio della Chiesa e la sua sensibilità nei confronti degli ultimi ha apportato alla nostra Fondazione un contributo importante”. Sono le parole con le quali il presidente della Fondazione Umbria contro l’usura, Piero Cenci, sintetizza il ruolo della Conferenza episcopale umbra all’interno dell’organismo che dal 1996 nella nostra regione affianca i soggetti e le aziende in difficoltà economica. “L’adesione della Ceu alla Fondazione ha avuto un’importanza fondamentale. All’inizio – racconta Cenci – aderì la diocesi di Gubbio e, solo dopo, il rapporto si è allargato. All’interno della Fondazione ad esempio don Luigi Filippucci di Foligno è tra i consiglieri più attivi. Il ruolo della Chiesa è indispensabile per portare a nostra conoscenza i bisogni emergenti delle famiglie”. A questo proposito il presidente della Fondazione ha ricordato che è in via di perfezionamento una convenzione con la Ceu in seguito alla quale saranno le Caritas locali a fare in qualche modo da garanti ai soggetti che faranno richiesta di sostegno alla Fondazione. “A Città di Castello – ha riferito Cenci – è stato attivato uno sportello gestito totalmente dalla Caritas che verifica le richieste per poi passare alla Fondazione solo quelle meritevoli”. Ogni giorno in tanti da tutta l’Umbria suonano al campanello della Fondazione con la speranza di sollevarsi dal dissesto finanziario. Ad accoglierli trovano due dipendenti e uno staff di professionisti che prestano la loro opera volontariamente. La richiesta di aiuto è crescente in alcune zone, come ad esempio il ternano, difficilmente arrivano domande da città più floride economicamente, tipo Umbertide o Bastia Umbra. I motivi per cui si cade nelle mani degli usurai sono tanti e, oltre alle imprese e alle attività commerciali per le quali la Fondazione è impegnata sul fronte della prevenzione, le richieste arrivano anche da soggetti con uno stipendio fisso o da pensionati. “In questi casi valutiamo le situazioni. Ci può essere il pensionato che si è indebitato perché il figlio è tossicodipendente, oppure l’impiegato che ha speso tutto ciò che possedeva per curare un figlio ammalato di cancro. Ma c’è anche chi spende più di ciò che guadagna. Nei primi due casi abbiamo deciso all’unanimità d’intervenire pur sapendo che, probabilmente, non avremmo mai ottenuto un rimborso. Va detto comunque che le perdite della Fondazione si aggirano intorno al 23 per cento, un numero non molto elevato rispetto al giro di assistiti”. Con i soggetti assistiti, sottolinea Cenci, si instaura un rapporto quotidiano e, in situazioni particolari, il rimborso è puramente simbolico. E’ il caso di una signora pensionata che restituisce alla Fondazione circa 100 euro al mese, “sotto forma educativa”. Negli ultimi tempi sono molte le richieste di chi chiede un soccorso finanziario per le spese sostenute per la separazione o per poter pagare gli assegni di mantenimento dei figli dopo la separazione. La Fondazione Umbria contro l’usura : E’ nata nel 1996 per volontà di enti come la Provincia di Perugia e di Terni, La Regione dell’Umbria, la Federumbria, la Cciaa di Perugia, la Confapi, la Confesercenti, la Cna, la Cisl, la Uil, la Coop Umbria e la diocesi di Gubbio. Successivamente hanno aderito anche la Conferenza episcopale umbra e i comuni di Foligno e di Città di Castello. : Le attività istituzionali: soccorso agli usurati, attività di prevenzione a favore delle potenziali vittime e di promozione della cultura della legalità. Il presidente della Fondazione, i consiglieri e i consulenti svolgono la loro attività gratuitamente. L’attività di soccorso alle vittime dell’usura si esplica mediante fidejussioni per le quali la Fondazione si accolla la differenza tra il tasso bancario praticato e quello legale, ma anche erogazioni dirette da restituire nel termine di 5 anni. Infine, assistenza psicologica, legale, commerciale e bancaria. : Dal 1996 al 2001 alla Fondazione contro l’usura sono stati erogati dieci miliardi e settecento milioni di lire. Nei primi mesi di quest’anno sono state presentate 56 domande di prevenzione (49 provenienti dalla provincia di Perugia e sette da quella di Terni). Dall’inizio della sua attività, la Fonazione ha esaminato 647 pratiche di prevenzione, accogliendone 291. Quelle respinte sono state 215 per difetto di requisiti, 90 sono state archiviate e 51 sono in istruttoria. Le categorie più a rischio sono risultati i commercianti (181 domande), i lavoratori dipendenti (177), gli artigiani (94) ed i pensionati (52). “Questi sono i numeri ufficiali – commenta Cenci – ma va segnalato che molti ci contattano e poi al momento della domanda effettiva scappano. E il sommerso ci preoccupa”.
Usura: ora c’è chi s’indebita anche per la separazione
Proficuo il rapporto tra Fondazione Umbria contro l'usura e le Chiese umbre
AUTORE:
Ida Gentile