“Va’! Lontani e vicini ti aspettano”

Ordinazione sacerdotale di don Mirco Boschi. Le parole con cui l’Arcivescovo lo ha incoraggiato al ministero

È l’ultimo sabato di novembre, la gente si muove in festa per le strade di Spoleto. Le campane della cattedrale stanno suonando a distesa, il suono si diffonde nella valle spoletana raggiungendo i sobborghi più lontani; mancano pochi minuti alle 17 ed io, come sempre, sono in ritardo. Alzo gli occhi verso il cielo e resto ammirato per il bel regalo che il Signore ci ha fatto. Il tramonto sta per giungere e i colori del cielo sono vermigli, non sembra d’essere a metà dell’autunno, tutto è in festa. Una festa che si celebra in Cielo, ma anche qui sulla terra nella nostra Chiesa spoletana e nursina: oggi avremo un nuovo sacerdote. Mirco Boschi, “giovane” di 37 anni, tra pochi minuti diventerà “riservato per il Signore”. Se non mi spiccio, rischio di arrivare a celebrazione iniziata; gli ultimi gradini della grande scalinata li faccio quasi di corsa. Grazie a Dio sono in tempo. La chiesa è quasi piena, mancano ancora un po’ di minuti, sembra che le persone si soffermino a contemplare la bella piazza della cattedrale illuminata dagli ultimi rossi raggi del sole. Forza, entrate! Tra poco il “Sole” scenderà su Mirco, avremo un nuovo sacerdote; contempleremo un grande mistero: Mirco sarà “fuso” con Cristo. Il dono che ci è concesso è così profondo e misterioso che nemmeno gli angeli riescono a comprenderlo, eppure Dio lo ha fatto a noi, poveri, senza meriti e assolutamente indegni. Ma a Lui è piaciuto così. La celebrazione inizia. Contemplo la semplicità della chiesa, sembra di essere tornati alle origini quando nella Chiesa primitiva si curava più la sostanza che l’apparenza; Mirco cammina in mezzo ai diaconi: è raggiante. È la prima domenica di Avvento, sembra quasi un presagio alle parole del vescovo Renato: “Caro Mirco, sarai prete. Per sempre. La Chiesa ti attende: gli uomini, vicini e lontani, ti aspettano ed hanno bisogno di te. Come Gesù nel Vangelo, tu non puoi rimandarli digiuni: hanno fame e sete di Dio, hanno bisogno della sua parola e del suo pane che salva. Vai loro incontro, con cuore sereno e fiducioso: come servo e non come padrone, come amico e non come dominatore, come ministro di Cristo e dispensatore dei suoi misteri”. Mirco si prostra sul tappeto, ma che cosa è una prostrazione se non il riconoscere la propria indegnità? I Santi sono stati invocati, Mirco si inginocchia: attende. Il vescovo Renato si raccoglie di fronte a Dio, si sposta e si avvicina a Mirco, gli impone le mani sul capo: ecco, abbiamo un nuovo sacerdote di Cristo. La Chiesa è più ricca, ha ricevuto in dono Mirco, la sua vita, la sua intelligenza, le sue forze: tutto.

AUTORE: Fabrizio Maniezzo