Venne un Papa. Il suo nome era Francesco

visita-PapaGrande felicità, quel 4 ottobre 2013, festa di san Francesco, con il Papa nel cuore della nostra regione! Erano trascorsi circa sei mesi dalla sua elezione e dalla sua “manifestazione” al popolo dalla loggia centrale della basilica di San Pietro. Vogliamo ricordare quell’inizio alla luce di quanto egli ha detto ad Assisi: “Voglio iniziare la mia visita ad Assisi con voi – disse. – È la festa di san Francesco, e io ho scelto, come Vescovo di Roma, di portare il suo nome. Ecco perché oggi sono qui: la mia visita è soprattutto un pellegrinaggio di amore, per pregare sulla tomba di un uomo che si è spogliato di se stesso e si è rivestito di Cristo, e sull’esempio di Cristo ha amato tutti, specialmente i più poveri e abbandonati. Ha amato con stupore e semplicità la creazione di Dio… Arrivando qui ad Assisi, alle porte della città – ha continuato – si trova questo istituto che si chiama proprio ‘Serafico’, un soprannome di san Francesco. Lo fondò un grande francescano, il beato Ludovico da Casoria. Ed è giusto partire da qui”. La scelta di un luogo di accoglienza per bambini con gravissime difficoltà fu da tutti intesa e compresa e apprezzata. L’intelligenza del popolo è spesso inesprimibile, ma intensa, e scende nel cuore. Lo sentimmo tutti come fosse venuto a casa nostra.

Oggi, 13 marzo 2015, a due anni di distanza dalla sua elezione, la sua figura e la sua missione sono ricordate in tutte le parti del mondo. Ci sono state e sono ancora attive anche frange estreme della cultura tradizionalista, che esprimono riserve nei confronti di alcuni modi di esprimersi di Bergoglio, e anche critiche su alcune scelte di fondo – male interpretate – per le quali qualcuno ha l’ardire di inviare messaggi di allerta ai “sacri palazzi”. Ma in grandissima maggioranza le persone lo ascoltano, lo seguono, lo cercano, lo sentono vicino. Noi che abitiamo nella terra di san Francesco d’Assisi, abbiamo l’opportunità e l’occasione, si potrebbe dire la vocazione speciale di stare in prima fila sulla linea pastorale di Papa Francesco e la sua missione storica. Al Serafico, fin dall’inizio della sua visita si è rallegrato per l’opera, di cui ha detto: “Grazie per questo segno di amore che ci offrite! Questo è il segno della vera civiltà umana e cristiana”, e ha esortato: “Dico a tutti: moltiplichiamo le opere della cultura dell’accoglienza!”. Questo invito forse brucia un po’, in questi giorni in cui abbiamo dovuto prendere atto della morte per freddo e inedia, in una nostra città, di una persona ancora giovane, senza casa, per salvare la quale non abbiamo saputo o potuto fare niente. Le sue parole ci bruciano anche quando coltiviamo la cultura diffusa del “respingimento” e dello “scarto”, o quando chiudiamo gli occhi di fronte alla corruzione organizzata che si diffonde nella società regionale.

Il ricordo dell’elezione di Papa Francesco è un richiamo alle virtù umane e cristiane della nostra storia che, pur proposte a tutti, hanno per noi un valore fondamentale di vita, in quanto tutto nasce nel nome Francesco, nella sua radicale scelta di Cristo, nella sua “spogliazione” dallo spirito mondano che è come una “lebbra”, e nello stare sempre sotto lo sguardo del Crocifisso, quello di San Damiano, che ha occhi ben aperti che ti scrutano l’anima. È bene ripeterlo, in questa nostra regione che sfrutta il turismo religioso – e giustamente – per trarne un reddito economico e sociale. Tuttavia il francescanesimo non è estetismo, commercio, ideologia, ma è una vita donata a Cristo e ai fratelli, soprattutto ai più bisognosi, sull’esempio vivo di quell’uomo di Dio che merita di essere pregato, e soprattutto imitato. Nella sala della Spogliazione (dove non era più andato nessun Papa in tutti gli 800 anni da quando il giovane Francesco nudo si rifugiò sotto il mantello del vescovo), Papa Bergoglio è entrato, e vi è rimasto senza mai distaccarsi dal suo sogno di radicale adesione al Vangelo, per sé e per la Chiesa.

AUTORE: Elio Bromuri

1 COMMENT

  1. Io sono sempre più che convinto che il Signore Gesù Cristo ha sempre amasto e continua ad ama re LA SUA CHIESA, e perciò manda delle persone ad aiutarla a camminare sulla retta via. Mi vengono in mente alcuni nomi: Sant’Agostino; Valdo di Lione e Francesco d’Assisi.
    E oggi il Vescovo di Roma Papa Francesco, il suo nuovo stile di vita, il sentirsi uomo tra gli uomini, l’usare un linguaggio semplice, evitare fronzoli e invitare a evitarli. Mi è piaciuta l’espressione per i Cardinali: “Siete dei cardini”; è tanta strada da fare, ma il cammino è già iniziato. Fratello Francesco, prosegui sereno e fiducioso. Il Signore ti ha chiamato e nonti abbandona. Un forte fraterno abbraccio
    Archimede Bertolino

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