Verso la stabilizzazione ma ancora molti disagi

La Protezione civile dell'Umbria è impegnata nella frazione di Paganica, una delle più colpite. Ci forniscono un quadro della situazione

A Paganica, una delle frazioni più colpite dal terremoto del 6 aprile che ha scosso la provincia de L’Aquila, opera sin dalle primissime ore la Protezione civile della Regione Umbria. Nella piccola frazione, a pochi chilometri dalla città, circondata dalle montagne ancora coperte di neve, l’Umbria gestisce due campi, il secondo dei quali è ancora in fase di ampliamento. Lavorano le ruspe per sistemare la ghiaia sulla quale verranno posizionate altre tende. ‘Le esigenze aumentano – spiega il dirigente della Protezione civile dell’Umbria, ing. Sandro Costantini – e vorremmo liberare entro breve tempo il campo da rugby dove ora sorge la tendopoli e restituirlo alla comunità’. Nell’area decine e decine di tende blu ospitano circa 1.600 persone: in ogni tenda alloggiano dalle 6 alle 8 persone. Dopo la prima risposta e l’attivazione immediata finalizzata alle più urgenti attività di soccorso, ‘già la sera del 6 aprile avevamo ricoverato nelle tende cento persone – ricorda Costantini -; si va ora verso la stabilizzazione’. Nel campo sono stati allestiti un Posto medico avanzato, l’ambulatorio medico, i servizi igienici, un telefono pubblico, l’ufficio postale, una stazione dei carabinieri e della polizia, una ludoteca per le attività ricreative e la chiesa. In media sono presenti, con una turnazione di una settimana, dagli 80 ai 100 volontari umbri (gestiti dal presidente della Consulta volontariato dell’Umbria Giuliano Santelli responsabile di tutta la sezione volontariato all’interno del Centro operativo misto di Paganica) e dai 20 ai 50 tecnici e funzionari. Barbara Toccaceli è la capocampo. Si è da poco laureata in Protezione civile a Foligno, e da qualche mese è stata assunta alla Protezione civile dell’Umbria. Un immediato, impegnativo banco di prova per lei: è appena arrivata da Perugia per sostituire un collega che ha finito il suo turno settimanale. A lei ricorrono per qualsiasi problema che possa sorgere all’interno del campo. ‘Le maggiori difficoltà – racconta – sono soprattutto legate alla convivenza tra più famiglie in uno spazio ridotto, all’uso dei bagni e delle docce. Qualche difficoltà c’è stata per lo stoccaggio della gran quantità di vestiario usato: non possiamo utilizzarlo e siamo costretti a mandarlo indietro a nostre spese’. Le richieste sono comunque le più diverse, a volte legate a situazioni particolari, ‘come quella di una famiglia con una bambina cardiopatica che necessitava di cure specifiche: abbiamo dovuto richiedere un camper tutto per loro. Una giovane universitaria, invece, è venuta a dirmi disperata: ‘Tra pochi giorni ho un esame, trovateci dei tavoli dove poter studiare”. Poco più in là, in un’area adiacente, sono state istallate da poco dieci tende per ospitare le scuole elementari e medie. In un campo da calcetto, alcuni bambini e ragazzi giocano in compagnia degli animatori di un’associazione de L’Aquila. ‘Nel pomeriggio, quando non c’è scuola – conclude Toccaceli – chi vuole può venire qui, soprattutto se i genitori sono assenti per lavoro; la sera, poi, c’è anche la ludoteca dove si può ascoltare un po’ di musica’. ‘Non siamo ancora nella fase di post-emergenza’ Presso la locale scuola elementare del piccolo paese, dove ha sede il Centro operativo misto di Paganica (Com 5), (in tutto il territorio interessato dal sisma ne sono stati creati otto, istituiti per garantire il coordinamento delle attività di gestione dell’emergenza), incontriamo l’ing. Sandro Costantini, dirigente della Protezione civile della Regione Umbria, mentre è intento a firmare l’ennesima richiesta di beni di prima necessità. È un continuo via vai di operatori e volontari: ‘siamo ancora in una fase intermedia tra l’emergenza e la post emergenza – spiega l’ing. Costantini – Il nostro ruolo all’interno del Com è quello di censire e valutare i danni dell’area, reperire i materiali e i mezzi per i campi, assistere la popolazione e la logistica evacuati, oltre che provvedere al rifornimento delle mense. Con noi lavorano anche la Croce rossa, le Misericordie, il Comune de L’Aquila e i funzionari di alcuni comuni umbri e della Provincia di Perugia. In tutto il campo, durante il giorno – spiega ancora – arriviamo a fornire quasi tremila pasti’. ‘È ancora un momento difficile – prosegue Costantini – soprattutto perché manca il coordinamento delle amministrazioni locali, colpite duramente sia nelle strutture che nelle persone. Molte di loro ancora oggi alloggiano negli alberghi della costa, con tutti i problemi logistici che ne derivano per poter venire a lavorare’. Paganica paese è quasi deserto, alcune vie sono transennate: ‘zona rossa’ c’è scritto. Oltre non si può andare ‘neanche il personale della protezione civile – dice Costantini – è andato a verificare i danni, troppo pericoloso’. Sta per concludersi il censimento dei danni alle strutture abitative delle frazioni che rientrano nell’ambito del Com 5: undici in tutto, tra cui gli ormai tristemente noti centri di Onna, Tempera e San Gregorio. Quasi 2000 i rilievi eseguiti alla data del 1’maggio: oltre il 50% sono le abitazioni agibili, il 28% è inagibile, il resto si divide tra inagibilità temporanea, parziale o per rischio esterno. ‘In tutti e due i campi alloggiano complessivamente 1600 persone, ma durante il giorno nei 16 campi di pertinenza del Com (con quasi 4000 persone), gestiti da altre regioni, si arriva a distribuire quasi 6000 pasti, tra popolazione, gente che si ferma per lavoro a pranzo e poi torna sulla costa, volontari e operatori vari. Costantini ha alle spalle l’esperienza del terremoto in Umbria e nelle Marche: ha lavorato a Foligno, così come molti dei tecnici oggi operativi in Abruzzo. Quanto di quell’esperienza è di aiuto oggi? ‘Certamente è stata utile, ma soprattutto ha fatto sì che nascesse un sistema che mentre all’epoca era ridotto, ora è più organico, completo. Quando ci si sposta in caso di calamità ora ci muoviamo in blocco, sia come volontari che come istituzioni’. Esprime soddisfazione anche perché – spiega – c’è grande collaborazione, coordinamento tra noi oltre che con le altre realtà quale quella della Protezione civile di Trento che definisce ‘molto efficiente’ e che gestisce una tendopoli accanto a loro. Quando finirà questa emergenza? ‘Se il proposito del Governo è quello annunciato, di passare cioé dalle tende direttamente alle casette di legno o agli edifici prefabbricati su più piani, – spiega – superando dunque la fase container, forse durerà fino a settembre; ci vorrà un po’ più di tempo per organizzare le aree destinate alla loro ubicazione, che per quanto ne so dovrebbero già essere state individuate’.

AUTORE: Manuela Acito