Il welfare si paga con le tasse

di Pier Giorgio Lignani

Dopo il successo di Nicola Zingaretti alle elezioni interne del Partito democratico, un commentatore su un diffuso giornale ha scritto: “E adesso speriamo che la sinistra faccia qualche sana cosa di sinistra, e che questo spinga la destra a fare qualche sana cosa di destra, come per esempio abbassare le tasse”. Non entro nel merito di questo commento, che lascio al suo autore.

Colgo invece l’occasione per fare una riflessione su quell’invito ad “abbassare le tasse”. Appare rivolto alla destra, ma se a farlo fosse la sinistra sarebbero tutti contenti lo stesso, no? Con meno tasse starebbero meglio non solo le tasche dei contribuenti ma anche l’economia generale, e questo sarebbe un vantaggio per tutti. Ma perché tutti ne parlano e non lo fa nessuno? Non lo ha fatto nemmeno Berlusconi, che pure lo aveva promesso nella sua prima trionfale campagna elettorale (1994).

Il fatto è che le tasse sono alte perché alta è la spesa pubblica, e questa, oggi in Italia, è costituita per circa metà da pensioni e servizio sanitario; poi viene tutto il resto, dalla scuola alle forze armate, alle strade e così via. Negli Stati Uniti d’America, dove le pensioni e il servizio sanitario non entrano nella spesa pubblica, la pressione fiscale è circa la metà di quella italiana; i conti tornano.

Però, prima di invidiare gli americani, bisognerebbe calcolare quanto loro pagano privatamente alle compagnie assicuratrici per garantirsi la pensione e le cure mediche – se possono permetterselo, s’intende. Si può discutere se sia preferibile un sistema o l’altro. Ma l’impressione è che chi in Italia chiede di abbassare le tasse, o lo promette (in un caso e nell’altro, a vuoto), sottintenda che “dopo” tutto continuerà a funzionare come prima.

Non pensa, cioè, che per farlo bisogna uscire dal sistema del welfare. Vedete un po’ come ha reagito la massa degli italiani quando il governo Monti (2012), per rimettere un po’ in sesto i conti, ha innalzato di qualche anno l’età della pensione. Insomma, il welfare non si tocca. E allora, teniamoci le tasse.