In occasione della 55a Giornata mondiale per le comunicazioni sociali (istituita da Paolo VI nel 1967), che si celebrerà il 16 maggio, Papa Francesco nel Messaggio dedicato all’evento mette in guardia da un’informazione “costruita nelle redazioni, davanti ai computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza ‘consumare la suola delle scarpe’, senza incontrare persone per cercare storie o verificare de visu certe situazioni”.
Molti giornalisti nel mondo, però, non solo “consumano la suola delle scarpe”, ma mettono a repentaglio la propria incolumità a difesa del diritto all’informazione, un diritto che ancora oggi si trova compromesso in diversi Paesi.
I numeri di Reporters sans Frontières
Secondo quanto pubblicato nel portale Reporters sans Frontières (Rsf), infatti, da inizio 2021 nel mondo sono stati già uccisi 8 giornalisti e 4 assistenti a motivo del proprio lavoro. In Afghanistan hanno trovato la morte un giornalista e 3 assistenti, seguono il Bangladesh e il Burkina Faso con 2 giornalisti uccisie e infine la Grecia, la Somalia e il Libano con un giornalista ciascuno, mentre in Cina è stato ucciso un assistente.
Attualmente sono imprigionati 423 giornalisti, di cui 101 sono citizens journalist, e 13 assistenti. Inoltre, nella “lista nera” sulla violazione della libertà di stampa troviamo ai primi posti: l’Eritrea, la Corea del Nord, il Turkmenistan, la Cina, il Gibuti, il Vietnam, l’Iran, la Siria, Laos, Cuba, l’Arabia Saudita, lo Yemen, il Bahrein, l’Azerbaijan, l’Egitto, la Libia, la Guinea Equatoriale, l’Iraq, il Tajikistan, la Somalia e Singapore.
Italia al 41° posto nell’indice mondiale per la libertà di stampa
Anche in Italia, al 41° posto nell’Indice mondiale per la libertà di stampa di Rsf e inserita tra i Paesi con alcune problematicità rispetto alla libertà di stampa, viene minacciato il diritto all’informazione. Tra i motivi di questo posizionamento in classifica c’è il fatto che una ventina i giornalisti, sempre secondo Rsf, “stanno attualmente ricevendo protezione della polizia 24 ore su 24 a causa delle intimidazioni, delle minacce di morte e degli attacchi a cui sono sottoposti, soprattutto da parte di organizzazioni criminali e reti mafiose”.
Ma già nel 2020, stando a quanto riportato nel Rapporto 2021 pubblicato dalle associazioni che partecipano alla Piattaforma del Consiglio d’Europa per la promozione della protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti, “il maggior numero di attacchi all’integrità fisica dei giornalista sono stati segnalati nella Federazione Russa, in Italia e nel Regno Unito, mentre Francia, Polonia, Turchia e Ucraina hanno assistito a un numero elevato di casi di intimidazione e molestie nei confronti dei giornalisti”.
L’Italia al secondo posto in Europa per attacchi all’integrità fisica dei giornalisti
L’Italia, quindi, si trova al secondo posto, dopo la Russia, per attacchi all’integrità fisica a danno dei giornalisti, su un totale europeo di 52 attacchi e di 70 casi di intimidazione. Se si prendono poi in considerazione anche i dati riferiti sempre al 2020 e rilevati dall’Osservatorio di Ossigeno per l’informazione, i numeri aumentano ulteriormente: “Il Contatore delle minacce di Ossigeno, che tiene conto soltanto del numero dei giornalisti minacciati di cui l’Osservatorio ha rigorosamente accertato la fondatezza e che viene azzerato il 31 dicembre di ogni anno, al 30 giugno 2020 ha segnato 121”.
Pertanto, sebbene nel nostro Paese sia tutelata la manifestazione del proprio pensiero, come il diritto all’informazione e la libertà di stampa, di fatto essi continuano a essere violati a causa di alcuni soprusi nei confronti dei lavoratori dell’informazione.