A scuola di Papa Francesco

Sulla visita di Papa Francesco a Assisi

papa-sorrentinoTanti mi hanno chiesto, a conclusione della visita del Papa, le mie impressioni. Faccio fatica a raccoglierle. Per me è stato un “ciclone”: stare dodici ore al fianco di Papa Francesco, ascoltare da vicino le sue parole, osservare i suoi gesti, è stata un’esperienza indimenticabile. Ancor più: è stato una “scuola”. Credo che quanto abbiamo vissuto il 4 ottobre ad Assisi non si possa facilmente archiviare. Non si deve. Ogni momento di questa giornata ha avuto il suo tratto e la sua ricchezza. Occorre riconsiderare con calma quanto è avvenuto, metterlo in “moviola”, per coglierne aspetti e sfumature che di primo acchito forse sono sfuggiti. Com’è nel suo stile, Papa Francesco ha parlato più con i gesti che con i discorsi. Con i giovani ne ha spiegato il perché: la testimonianza deve precedere le parole.

La Chiesa – ha sottolineato – non cresce per proselitismo, ma per attrazione. Un segno di quanto questo sia vero lo abbiamo potuto avere al pranzo nel Centro di accoglienza della Caritas, quando uno degli ospiti si è lasciato andare a una pubblica confessione, gettandosi poi ai piedi del Papa: “Fino a sei mesi fa ero un ladro, mi sono convertito guardando la tua semplicità, la tua bontà”. Papa Francesco ci ha fatto respirare una giornata di “aria” evangelica. Aria pura. Scuola di umanità è stato l’incontro con i disabili dell’Istituto Serafico. La commozione tra i presenti creava un clima surreale.

Prima ancora dei discorsi previsti, non appena i Papa si è imbattuto nel primo ragazzo ospite dell’Istituto, si è subito chinato per un affettuoso abbraccio. Ha continuato poi un interminabile giro, in cui ciascuno degli assistiti ha potuto sentire il calore della sua carezza, della sua parola. Ci ha insegnato cosa concretamente significhi toccare Cristo nelle piaghe dei poveri. E considerando il fatto che al Serafico si è scelto di porre l’adorazione eucaristica permanente, il Papa ha spiegato che adorazione eucaristica e cura delle piaghe dei fratelli sono due facce di un unico atto di amore.

E che dire del discorso nella “sala della Spogliazione”? Qualcuno si aspettava decisioni clamorose attinenti alle strutture della Chiesa. Il Papa ci ha ricordato che Chiesa siamo tutti, e la “spogliazione” da realizzare riguarda la nostra rinuncia allo “spirito mondano” – idolatria del denaro, voglia di potere, egoismo – cose che ci avvelenano, mentre tutto nella Chiesa deve trasmettere lo Spirito di Dio, che è Spirito di amore. Una giornata così intensa credo meriti di essere attentamente studiata non solo da teologi e pastoralisti, ma anche da sociologi, antropologi, psicologi. Quello che mi è capitato di vedere dalla mia postazione accanto a Papa Francesco mi ha davvero impressionato. La gente aveva un bisogno “fisico” di toccarlo e di essere toccata da lui. Ci riuscivano soprattutto i bambini e i malati. Per loro il Papa si fermava. Gli uomini della Gendarmeria prendevano bimbi dalle braccia delle mamme per portarli alla sua carezza.

Ma che cosa chiedeva quella gente che urlava a squarciagola per procurarsi uno sguardo del Papa, un tocco della sua mano, un suo sorriso? Lo dovremo approfondire. Non credo si possa parlare di delirio di popolo, come quello che spesso si sperimenta nel rapporto della gente con i divi del cinema, della televisione, della canzone. Qui c’era qualcosa di diverso e di più. Il messaggio più forte, che resta a me come una grande lezione, è l’urgenza che diventiamo tutti più capaci di attenzione alle persone.

Il Papa è uno che sa ascoltare, che sa incontrare, che sa entrare in empatia con chi lo incontra. Quando sei a tiro del suo sguardo, diventi subito unico. Gli altri spariscono dalla sua visuale, e tu diventi per lui la persona a cui si volge tutta la sua attenzione. Si dovrà riflettere su questo messaggio. Forse, nella società dell’anonimato, delle relazioni fragili e lacerate, dello stress tecnologico, stiamo perdendo il volto dell’Uomo, i suoi occhi, le sue lacrime, il bisogno di essere veramente amati e la capacità di amare. Il Papa ci sta restituendo, con la fede, anche la nostra umanità.

Grazie ancora, Francesco!

AUTORE: † Domenico Sorrentino Vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino