A Trevi la festa di sant’Emiliano apre una finestra sull’Armenia

Il pontificale in rito armeno celebrato dall'arcivescovo Nerses der-Nersessian

Con la festa di sant’Emiliano martire, primo Vescovo di Trevi, si sono aperte il 28 gennaio le celebrazioni dei martiri della nostra Archidiocesi di Spoleto-Norcia, che dettero la loro testimonianza particolarmente nella persecuzione di Diocleziano e Massimiano, all’inizio del sec.IV. Fu la più dura delle persecuzioni. Diocleziano abdicò nel 305. L’anno cruciale fu proprio il 303, l’anno dei quattro progressivi editti contro i cristiani. Oggi, 2003, siamo nel XVII centenario. E il 28 gennaio resta emblematico per quest’anno in cui la nostra Chiesa spoletana-nursina andrà attuando tutta una serie di celebrazioni, per una testimonianza d’amore che ricordi la generosità dei martiri nel dare addirittura la vita.ORIENTE E OCCIDENTEINSIEMEIl giovane Emiliano, circa il 296, giungeva dall’Oriente, da quell’Armenia che con la conversione del re Tiridate, già persecutore, sarebbe stata la prima nazione al mondo a dichiarare il cristianesimo religione di Stato, negli stessi anni di Diocleziano. Non meravigli quindi che l’Armenia abbia voluto essere presente alle celebrazioni di questo 28 gennaio, dopo anche la visita in Armenia, in novembre, di una nostra delegazione presbiterale guidata dall’Arcivescovo. E’ tutta una storia che si è andata sviluppando dal 28 gennaio del 2002, quando avemmo a Trevi il nuovo nunzio apostolico in Armenia, mons. Claudio Gugerotti. Trevi offrì l’olio per il crisma di tutte le chiese d’Armenia, anche ortodosse: di qui anche la simpatia del “Katholicòs” armeno (il “papa” degli ortodossi in Armenia) che quest’anno ha voluto farsi presente con un suo presbitero il rev.Vasken Nanyan, attualmente a Roma per studi all’Università Gregoriana. E al rev. Nasken dobbiamo la magnifica conferenza tenuta a Trevi, nella sala dei congressi “San Francesco” sull’ “identità e liturgia della chiesa armena”, alle 16.30 di domenica 26 gennaio. Avremo il piacere di pubblicarne il testo nel Bollettino diocesano.IL PONTIFICALEIN RITO ARMENOSe al rev. Vasken siamo grati per la sua lucida e interessante lezione, il nostro grazie va ugualmente in modo tutto particolare, al Presule cattolico dell’Armenia, mons. Nerses der-Nersessian, arcivescovo di Sebaste degli Armeni, Ordinario per gli Armeni cattolici dell’Europa orientale (Armenia, Georgia, Ucraina, Russia), con residenza a Gjumri, il simpaticissimo arcivescovo ha espresso la sua immensa gratificazione nel tornare a Trevi, dove egli fu cinquant’anni fa, ospite del collegio etiopico per le vacanze estive, al tempo dei suoi studi romani, alunno, non ancora sacerdote, del collegio armeno. E ha detto della sua grande emozione nel rivedere questi colli, ricchi di tanti ulivi, tra cui anche quello presso cui fu decapitato sant’Emiliano, in località Carpiano, albero, che il Comune si accinge, finalmente, a recingere di steccato protettivo, carico di tanti frutti fin dal giorno della morte gloriosa. Commossa e vibrante l’omelia di mons.Nersessian, seguita da una chiesa letteralmente gremita, la quale ha potuto seguire la liturgia armena attraverso un apposito libretto, con l’ausilio anche di un indicatore mobile dal presbiterio. Il Pontificale si è andato così svolgendo in tutta la forza della sua liturgia, attorno al Celebrante, affiancato da presbiteri, diaconi e altri ministri, con il coro delle suore armene, giunti tutti dai collegi romani. La comunione, veramente generale, è stata sotto le due specie. Da più parti abbiamo udito espressioni di grande apprezzamento per i testi armeni, tradotti naturalmente in italiano. “Pregare insieme”, anche con il rappresentante del Katholicòs ortodosso: quasi un’eco della recente visita di Giovanni Paolo II in Armenia, quando nella preghiera e nell’invocazione della pace Oriente e Occidente sono apparsi così uniti. LA PARTECIPAZIONE DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALEAl Pontificale armeno hanno assistito, con il nostro arcivescovo mons.Fontana e molti nostri sacerdoti in camice bianco e stola rossa, le autorità locali, fra cui cinque sindaci in fascia tricolore. Ma già in precedenza, alle ore 10, aveva avuto luogo, nella Sala del Palazzo comunale, il ricevimento della delegazione armena, con il saluto del sindaco Valentini, il grazie commosso dell’arcivescovo Nerses e gli auguri dell’arcivescovo Fontana. Sono stati discorsi molto significativi sui quali potremo dire qualcosa di più nel nostro Bollettino diocesano. Il Sindaco ha voluto ricordare particolarmente l’apertura di questa terra di Trevi che accettò, anzi invocò, come vescovo uno straniero, che sentiva tanto vicino. Senso della comunità, disponibilità e accoglienza. Ed insieme, il coraggio di adesione ad un cristianesimo che, nella ferocia dei tempi, non esitava a contrapporsi ad un potere che era di profonda offesa alla dignità e alla libertà dell’uomo. Attualmente Trevi trova ancora nel suo Santo la linea di azione per la promozione della persona umana specie se impegnata nel lavoro, come dimostra la stessa Processione (la sera innanzi) dell’Illuminata. Si ripetano dunque incontri come quello di oggi. Al termine del suo discorso il Sindaco ha offerto il dono del Comune all’illustre ospite. Questi ha risposto con il grazie più vivo, offrendo a sua volta una croce armena su velo, lavorata da abilissima mano di gentile signora. Si è dilungato ricordando i giorni della sua giovinezza a Trevi quando il 24 ottobre 1944 proprio a Trevi emise i suoi voti di religioso mehitarista. Sono seguiti, con i decenni del dopoguerra, 70 anni di nebbia. Oggi finalmente il sole. L’INTERVENTODI MONS. FONTANAHa concluso l’incontro mons. Fontana, unendosi alla simpatia corale ed esprimendo il suo grazie al Comune per una collaborazione che, specialmente in questo XVII centenario, andrà ben oltre il momento celebrativo. Ha ricordato le sofferenze del popolo armeno, particolarmente i terribili anni 1916/25. Gli Armeni sono oggi una nazione divisa in due come l’Italia nell’800. Auspicio per tutti di un’era novella in cui finalmente apertura e libertà non trovino più ostacoli. E’ la pace di Cristo. Nell’antica cattedrale di Sant’Emiliano, oltre a quanto già ricordato, si sono svolte anche le celebrazioni tradizionali: il Triduo predicato dal vicario generale mons. Piccioli, i primi e secondi vespri, la concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Fontana alla sera della festa. Il tutto con eletta musica, a cura del coro della parrocchia con all’organo il maestro Falcinelli. Di particolare rilevanza, nei primi vespri, l’accensione della lampada che arderà innanzi al santo Martire, a cura del Comune di Trevi e l’offerta da parte di mons. Arcivescovo, a nome della Chiesa locale, di una magnifica lampada d’argento, con una ispirata iscrizione in lingua latina – dello stesso mons. Fontana – con la luce che si allarghi soprattutto sul mondo giovanile per una comunità nuova in cui natura e sopranatura trovino finalmente la loro integrazione più autentica. Il testo, nel Bollettino diocesano.Non resta che registrare il comune augurio per un XVII centenario che apra veramente in bellezza questo terzo millennio, primo di una archidiocesi, come la nostra, che proprio questa strada si è andata tracciando nel recente Sinodo.

AUTORE: Agostino Rossi