Può un libro di astronomia essere ancora attuale dopo quarant’anni? Se quel libro è Al di là della Luna di Paolo Maffei, la risposta è senza dubbio “si”.
Uscito nel 1973, fu in realtà concepito quattro anni prima, il giorno della diretta dello sbarco sulla luna, quando Maffei si rese conto che le persone, anche di buona cultura, non avevano spesso che idee confuse riguardo all’astronomia. Pensò allora di scrivere un libro che potesse avvicinarle alla materia, coniugando rigore scientifico (non poteva essere altrimenti, trattandosi di uno studioso della sua levatura) e leggibilità. Nacque così il volume di cui domenica 20 ottobre, presso la Biblioteca archivio Maffei a Sant’Eraclio di Foligno, si è celebrato il “compleanno”. Cosa quel libro abbia significato è stato bene espresso dai diversi interventi che si sono succeduti durante la serata e che hanno ricordato come per molti esso sia stato una porta aperta attraverso cui gettare lo sguardo nello spazio “al di là della luna”.
Cesare Barbieri, docente all’Università di Padova, ha unito al racconto di quattro secoli di osservazioni astronomiche e alla presentazione delle nuove frontiere dell’esplorazione spaziale, la propria esperienza di ricercatore e “costruttore” di strumenti, ma soprattutto la storia di una amicizia che si è sviluppata nel corso dei decenni e che è stata arricchimento continuo dal punto di vista umano e intellettuale. Dietro alle sue parole come dietro a quelle del vescovo di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi, del vicesindaco Maria Frigeri, di Mario di Sora, presidente della Unione astrofili italiani, e alla video- intervista del giornalista Pietro Bianucci (che non è potuto intervenire personalmente), è emerso il Paolo Maffei scopritore di Galassie, colui che ne cercava le immagini sulle foto all’infrarosso o attraverso il telescopio dell’osservatorio di Asiago. Ma è emerso soprattutto l’uomo, quello che amava parlare al telefono, che non si sottraeva alle domande di un’intervista, che affiancava alle pubblicazioni scientifiche la compilazione di articoli per la terza pagina dei quotidiani o per le riviste di alta divulgazione, che rivolgeva alle istituzioni le proprie osservazioni, che era appassionato di musica, (che frequentava abitualmente la Chiesa dell’Università di Perugia ndr) che apriva la propria casa agli amici. Quella stessa casa che ha visto raccogliersi intorno alla sua famiglia un gran numero di persone, talmente tante che la Biblioteca a fatica riusciva a contenerle, per ricordare un libro che è una pietra miliare della storia della divulgazione scientifica, ma soprattutto la persona che lo ha scritto.
E certo Paolo Maffei sarebbe stato contento di vedere, fra i propri amici e conoscenti, anche dei giovani studiosi, raccoglitori di un’eredità passata anche per le pagine dei suoi libri.