Al Morlacchi la ricostruzione da bozze della Decima di Mahler

Si è conclusa la cinquantaseiesima edizione della Sagra musicale umbra

La 56a edizione della Sagra Musicale Umbra, svoltasi tra l’8 e il 23 settembre toccando, oltre Perugia, i centri di Panicale, Montecastello Vibio, Montefalco, Gubbio, Torgiano, Solomeo, Foligno, si è conclusa con tre concerti, sotto aspetti diversi di rilevante interesse. Il 21 settembre, nella cattedrale di Perugia, abbiamo ascoltato canti dell’Ordinario della Messa Matteo di Perugia (sec. XIV) e Zacharias da Teramo (sec. XVI?), più complessi quelli del primo un po’ meno quelli del secondo. Un bel lavoro di ricerca e di interpretazione del complesso vocale strumentale “Mala Punica” (melograno) fondato e diretto da Pedro Memelsdorff, della Scuola civica di Milano. I canti sacri, proposti a dimostrare l’influsso di melismi gregoriani e ambrosiani molto vivaci eseguiti con ammirevole flessibilità dalle voci, sostenute da alcuni strumenti (flauto, campane, organo portatile, violino, arpa d’epoca) con molta grazia e buon amalgama. Il vasto ambiente del Duomo se da una parte nuoceva alla netta percettibilità dei suoni d’altra parte era quanto mai adatto a esecuzioni liturgiche e paraliturgiche con movimenti e dislocamenti dei concertisti. Avvenimento di grande rilievo è stata l’esecuzione, il 23 settembre al Teatro Morlacchi di Perugia, della Decima sinfonia detta di Gustav Mahler, ma che di fatto è una ricostruzione su suoi appunti e bozze di Giuseppe Mazzuca e Nicola Samale. Dato il compiuto l’Adagio iniziale i successivi Scherzo, Allegretto, Scherzo e Finale sono il frutto di un laborioso studio dei due maestri che procedono autonomamente, anche se non ignorano i precedenti lavori di Krenek e Cooke. Difficile la critica di un ascoltatore che non ha modo di confrontare partiture e guardare manoscritti; arduo annotare opportunità di scelte timbriche, melodiche, armoniche, di richiami (come si avvertono nel Finale), di eventuale prolissità. Stiracchiata anche la legittimazione di questa presenza, dato che la “religiosità” può rintracciarsi solo in una proposta di meditazione e l’opportunità è data dal 90’anno della morte di Mahler. Il positivo, per la verità eccellente, è dato dall’accennata valorizzazione dei maestri, Mazzuca e Samale, che di certo hanno messo in moto le plurime capacità di coordinamento musico-culturale (stile del maestro, preferenze armoniche e timbriche, raffronti con lavori definitivi del musicista boemo ecc.) e dall’interpretazione del maestro Martin Sieghart, direttore dell’eccellente orchestra viennese Wiener Philarmoniker, applauditissima, infine, coi maestri Mazzuca e Samale. L’ultimo concerto della Sagra ha avuto luogo il 23 settembre, domenica, nell’Auditorium San Domenico a Foligno, in collaborazione con “Segni Barocchi”. Cecilia Gasdia, soprano, i Solisti di Perugia, Mario Ancillotti, flautista e direttore hanno interpretato la Suite n. 2 in Si minore e la Cantata Non che sia dolore di J. S. Bach; al mottetto In furore justissimae irae, e il mottetto Longe mala di A. Vivaldi, intervallati dalla Breve Sinfonia Al Santo Sepolcro. Cecilia Gasdia ha fatto sfoggio della sua abilità vocale anche in questo ruolo di grande virtuosismo, tanto più ammirevole quanto ci sembrava presente un certo “velo” nell’umidità della serata; superlativi i Solisti di Perugia e Mario Ancillotti che hanno dimostrato di abitare in “alti livelli” artistici, doppiamente da ammirare, per il culto dell’arte e il lustro della nostra terra. Applausi interminabili.

AUTORE: Francesco Spingola