Aspettando i container e le casette di legno

Diego Zurli, direttore generale della Protezione civile, spiega strategie e tempi per affrontare l'emergenza. Sono 3.500 le persone senza un tetto sicuro assistite in Umbria

CasciacmykEntro la fine dell’anno saranno disponibili i container per ospitare i 3.500 sfollati dell’ultimo terremoto che ha interessato una vasta zona dell’Umbria, di 60 Comuni, abitata da 144.000 persone. Poi in primavera arriveranno le sospirate casette, ben arredate e molto confortevoli, dove i terremotati dovranno vivere per alcuni anni, in attesa che si concludano gli interventi di una ricostruzione che si annuncia molto complessa, per le conseguenze di un sisma definito dagli esperti come il più forte in questa area negli ultimi secoli.

Intanto si sta operando per ripristinare strade e servizi essenziali e per accelerare al massimo la ripresa delle attività economiche e evitare lo spopolamento di centri importanti come Norcia, Cascia, Preci e di tanti borghi e paesi che sono tra i “tesori” dell’Umbria. È questo in sintesi il calendario per la gestione dell’emergenza e della ricostruzione in Valnerina e negli altri Comuni umbri alle prese con i problemi del sisma.

Una situazione – spiega a La Voce Diego Zurli, direttore regionale del governo del territorio e della Protezione civile – che richiede una “strategia di interventi” completamente diversa da quella seguita per il terremoto del 1997, quando le regioni interessate erano solo due, l’Umbria e le Marche. In questo caso l’area di quello che viene definito “il cratere” del sisma riguarda anche Lazio e Abruzzo, con più di un milione di abitanti e circa 24.000 sfollati. Per assisterli sono mobilitate quasi 7.000 persone tra pompieri, esercito, forze di polizia, protezione civile e volontari.

Ci sarà quindi una gestione centralizzata di tutti gli interventi, affidata a Vasco Errani, commissario straordinario nominato dal Governo. Nel ’97 le Regioni Umbria e Marche avevano invece gestito autonomamente l’emergenza e la ricostruzione.

“In Umbria – sottolinea Zurli – la ricostruzione è costata circa 5 miliardi, ma i risultati sono stati positivi. Tant’è vero che gli edifici sui quali si era intervenuti per la messa in sicurezza hanno resistito a scosse ben più forti di quelle di allora, e non ci sono stati morti e feriti. Oggi però – continua – la situazione è molto più complessa, ed è quindi necessaria una gestione centralizzata per 4 Regioni con caratteristiche e problemi così diversi”.

 

“Abbiate fiducia”

“I cittadini comunque devono avere fiducia – sottolinea – perché la Regione Umbria ha dimostrato anche in passato di saper affrontare la crisi con efficienza e trasparenza. I soldi per l’emergenza sono già disponibili”. Ci sono però tra le popolazioni terremotate della Valnerina alcune proteste per problemi burocratici che complicherebbero e ritarderebbero interventi anche semplici.

In Umbria – replica Zurli – non ci sono stati “scandali” sulla gestione di lavori post-terremoto; tuttavia il Governo, coinvolgendo anche l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone, ha opportunamente deciso di “rafforzare la catena di controllo e per il rispetto della legalità. Questo, inevitabilmente, può comportare qualche problema burocratico in più, nonostante le procedure semplificate e dirette messe in campo dal Governo per affrontare emergenza e ricostruzione”.

Le forti scosse del 26 e 30 ottobre – secondo Zurli – hanno completamente cambiato lo scenario nella zone dell’Umbria interessate dal terremoto di fine agosto, quello che tanti morti e distruzioni ha provocato ad Amatrice. “Dopo la prima scossa del 24 agosto, gli sfollati – ricorda – erano pochi, circa 500, e pertanto abbiamo condiviso l’idea della Protezione civile nazionale di affrontare l’emergenza con la soluzione delle tende e con il ricorso all’autonoma sistemazione, che prevedeva un contributo da 200 a 600 euro mensili a persona in base alle diverse situazioni familiari e personali”.

Alcuni avevano preso in affitto case, altri si erano sistemati in strutture turistiche, tanto che il 26 ottobre, quando è arrivata la nuova prima forte scossa a Norcia, Preci e Cascia, nelle tende non c’era più nessuno.

La sequenza sismica di fine ottobre ha ulteriormente peggiorato la situazione. Scosse che hanno devastato Norcia e gli altri centri della Valnerina, azzerato tutto il lavoro che era stato fatto per verificare l’agibilità degli edifici, e soprattutto, lasciato senza casa migliaia di persone.

 

Gli sfollati

A Norcia il 70 per cento delle abitazioni sono inagibili, a Preci il 60 per cento. Sono circa 3.500 (al momento in cui scriviamo) le persone assistite perché non hanno più un tetto sicuro. Di queste, 400 stanno affrontando in tenda i disagi della pioggia e dei primi freddi invernali in zone montane. Altre 2.200 sono assistite in strutture comunali – palestre, circoli, edifici vari -, mentre circa 200 dormono in alberghi e aziende agrituristiche della zona. Un migliaio si sono invece trasferite in alberghi fuori dalla zona terremotata e i loro figli stanno già frequentando le scuole a Perugia, Magione e altre località.

Il trasferimento in alberghi è stato necessario – spiega Zurli – perché “per la disponibilità delle case in legno ci vogliono molti mesi. Anche i container, che rappresentano la soluzione intermedia prevista dal decreto legge del Governo, non sono immediatamente disponibili. Le tende poi non sono certo adeguate alle attuali condizioni meteorologiche in zone di montagna”.

 

Container e casette

In merito alle polemiche sul mancato uso delle casette in legno e dei container dei precedenti terremoti in Umbria, Zurli spiega che le case non sono trasferibili perché fisse, mentre i container metallici si deteriorano rapidamente e diventano presto inutilizzabili. I container, quelli nuovi, dovrebbero essere disponibili entro la fine dell’anno, e sono concepiti in modo tale da garantire una certa privacy alle famiglie che vi abiteranno insieme.

Devono essere allestite le aree dove montarli, anche in paesi e frazioni, con acqua, luce e servizi igienici, e quindi serve del tempo per farlo. I tempi saranno necessariamente più lunghi per le case in legno, i cosiddetti “moduli abitativi provvisori”, anche perché non si sa ancora esattamente quante ne serviranno. Una prima stima provvisoria per l’Umbria quantifica in circa 400 moduli il fabbisogno.

Ci sono – continua Zurli – decine di migliaia di richieste di verifiche sull’agibilità degli edifici, tanto che sono state notevolmente snellite e semplificate le procedure per eseguirle ed è stato aumentato il numero dei verificatori cosiddetti “agibilitatori” con l’impiego di professionisti privati. È attualmente in corso l’individuazione e l’allestimento delle aree dove sistemarle, tenendo presente che i terremotati vi dovranno abitare per alcuni anni, in considerazione dei tempi non brevi previsti per la ricostruzione.

“Un percorso privilegiato e fortemente accelerato – sottolinea – avrà per oggetto gli edifici con danni lievi, la cui messa in sicurezza potrà partire subito sia per l’edilizia privata che per le attività economiche”.

Le nuove case in legno, ben arredate e con tutti i comfort (a differenza di quelle dei terremoti precedenti), saranno smontabili e trasferibili almeno per la parte della struttura. La disponibilità è prevista – come detto – per la primavera prossima, anche se non si esclude che le alcune forniture possano giungere in tempi più brevi.

Si sta anche operando per aiutare agricoltori, artigiani, commercianti. Le loro attività – sottolinea Zurli – “devono poter riprendere il prima possibile, altrimenti si rischia lo spopolamento di questi centri della Valnerina. Per gli agricoltori stanno già arrivando strutture per animali e magazzini. Per gli altri imprenditori sono previste una serie di agevolazioni (anche economiche, fiscali e per l’ottenimento di crediti) e procedure ulteriormente semplificate per la ripresa delle loro attività. Potranno, ad esempio, servirsi di professionisti privati per perizie e certificazione di danni a capannoni e macchinari”.

Documenti sufficienti per procedere subito alla messa in sicurezza delle strutture e agli eventuali acquisti di attrezzature per la ripresa delle attività. Con il diritto di usufruire del risarcimento dei danni subiti per il terremoto. Prevista anche la creazione di aree commerciali temporanee, su aree individuate d’intesa con le Amministrazioni comunali, e misure specifiche per il sostegno e il rilancio delle attività turistiche.

 

AUTORE: Enzo Ferrini