Bello,perché

Paolo Bustaffa sull’ultimo numero del nostro settimanale ha egregiamente presentato Il dolore innocente, il saggio sull’handicap che Vito Mancuso ha pubblicato da Mondadori. Un libro bello perché problematico. Un libro improntato alla fede che non sia anche problematico non può essere preso sul serio. Soprattutto quando affronta problemi di questo tipo. Perché soprattutto in questi frangenti ti rendi conto che la fede crea molti più problemi di quelli che risolve, e al tempo stesso che senza la fede il mondo tutto, nel suo insieme, è un enigma irrisolto e insolubile. Mancuso avanza come in un tunnel, a tentoni, barcollando, e improvvise sciabolate di luce lo convincono che la risposta c’è, ma solo laggiù, in fondo, molto in fondo, più di quanto il fiato d’un uomo possa reggere. Un libro bello perché sottrae l’handicap a quella sfera dei problemi tecnici nella quale sociologi e politici vorrebbero a volte relegarlo. L’handicap suscita un’onda grande e anomala, che investe la teologia e la filosofia, la sfera della cittadinanza e quella della relazione interpersonale, gli affetti e le attese di vita. Un’onda grande e anomala. Gli omini che hanno fretta di concludere tentano di ridurla ad uno spruzzetto di acqua tiepida, identificano la vita con la sopravvivenza, si rassegnano con sorprendente rapidità alle tragedie altrui. “Tutto a posto”, dicono gli assessori alla Varie ed Eventuali, per garantire la vita di cui ha bisogno un handicappato bastano e avanzano due ore settimanali di assistenza a domicilio più altre due prestate dall’Obiettore passapartout. Un libro bello perché, facendo riferimento soprattutto all’enciclica Evangelium vitae, centra la novità dell’ecclesiologia di Giovanni Paolo II. Il Vangelo della vita: ci è sfuggita la novità di questa dicitura? Il Vangelo della vita. Non della vita eterna, ma della vita. O, se vogliamo, della vita che diventa eterna. La buona notizia è che la vita vive. In tutte le sue gradazioni. Troveremo poi il tempo per approfondire se e quanto ci sia soluzione di continuità tra i vari livelli della vita, ma senza mai dimenticare che il centro del Vangelo è la notizia che la vita vive. E’ una dimensione che, soprattutto da parte di quelli di noi che hanno scelto di vivere in una comunità di accoglienza, merita grande attenzione.