Carceri meno affollate

198° della Fondazione della polizia penitenziaria
Polizia penitenziaria
Polizia penitenziaria

Non si dorme più sui materassi stesi sul pavimento, le celle sono meno affollate ed i detenuti hanno più occasioni di socializzazione, di formazione professionale e di lavoro. Diminuiscono anche i gesti di autolesionismo, fino al suicidio, da parte dei reclusi. La vita è invece sempre più dura per il personale addetto alla loro sorveglianza perchè gli organici restano scoperti e gli agenti di custodia che vanno in pensione non vengono sostituiti. A Terni, ad esempio, un solo agente si deve occupare di 50 detenuti. È questa la situazione nelle carceri umbre rappresentata durante le cerimonie per il 198′ anniversario della fondazione della polizia penitenziaria.

Nel carcere perugino di Capanne – ha detto il vicecomandante Andrea Tosoni – mancano 64 agenti su un organico che ne prevede 297. In due anni il numero dei detenuti è quasi dimezzato, passando dai 560 del 2013 agli attuali 315. Un sovraffollamento – ha ricordato la direttrice del carcere Bernardina Di Mario – che costringeva fino a 130 detenuti a dormire sui materassi per terra. La riduzione della popolazione carceraria è avvenuta per effetto di interventi normativi grazie ai quali è calato il numero di detenuti in attesa di giudizio. A Perugia – ha detto la direttrice – su 315 ben 211 sono i condannati con sentenza definitiva. Si è così passati da “un modello di detenzione sostanzialmente caratterizzata da passività e segregazione a nuovi percorsi di rieducazione e reinserimento sociale”. C’è però il problema – ha detto il vicecomandante Tosoni – della vigilanza e assistenza dei detenuti che devono essere ricoverati all’ospedale di Santa Maria della Misericordia. Serve – ha spiegato – “un reparto detentivo protetto per coniugare le misure di sicurezza dei detenuti con quelle degli altri pazienti”.

A Terni recentemente è stato aperto un nuovo padiglione con 288 posti per detenuti ad “alta sicurezza” senza però rafforzare adeguatamente la presenza della polizia penitenziaria e questo – ha detto il comandante del reparto Fabio Gallo – ha determinato “condizioni di estrema difficoltà. Basti pensare che un solo agente controlla una intera sezione detentiva con circa 50 detenuti”. Ora complessivamente il carcere ospita 451 persone e “l’apertura del nuovo padiglione – ha osservato Gallo – ha determinato ulteriori carichi di lavoro del personale, che indubbiamente si ripercuotono sul livello di benessere lavorativo rendendo tale lavoro faticoso e logorante nel tempo. Grazie però al buon senso, all’alta professionalità e ad un elevato autocontrollo – ha concluso – determinate situazioni non sono degenerate in più gravi conseguenze”.

Con i suoi 500 detenuti e 329 agenti di polizia penitenziaria il carcere di Spoleto è il più grande dell’Umbria. Quì – ha detto il comandante Marco Piersigilli – con l’informatizzazione e nuove tecnologie si è riusciti a migliorare nel complesso l’organizzazione della gestione del carcere e anche la qualità della vita dei detenuti. C’è stato infatti un alleggerimento dei carichi di lavoro burocratico per gli agenti che hanno potuto così dedicarsi maggiormente – ha detto – “all’attività propria del poliziotto penitenziario”, valorizzando la conoscenza e il contatto diretto con i detenuti, le loro richieste ed i loro problemi.

 

AUTORE: Enzo Ferrini