Ai cattolici serve una regìa politica

di Francesco Bonini

Un’Italia fragile, un Paese sospeso. Il cardinale Bassetti ha utilizzato, per descrivere sinteticamente la situazione italiana di oggi, due aggettivi efficaci. Ci dicono di un quadro preoccupante, pieno di contraddizioni, ma anche aperto. O, più esattamente, agonistico. Nel senso che nulla è inevitabile. Nessun processo è ad esito obbligato.

Anche se tutti si affannano a persuaderci del contrario. Ovvero ad arruolarci come spettatori o tifosi.

L’aria che tira suggerisce che stia andando in scena una sorta di recita collettiva, basata su un copione con ruoli precisi.

Un copione che tra l’altro di fatto non contempla un ruolo per i cattolici nella vita pubblica. Giustamente allora si legge nel comunicato finale dell’Assemblea della Cei la denuncia di una situazione bloccata caratterizzata da “un linguaggio corrente tante volte degradato e aggressivo”, per cui siamo precipitati in “un confronto umiliato dal ricorso a slogan che agitano le emozioni e impoveriscono la riflessione e l’approfondimento” segno di “una polarizzazione che divide e schiera l’opinione pubblica, frenando la disponibilità a un autentico dialogo”.

Si alza la temperatura dello scontro per impedire un confronto. Ma quello che vediamo all’interno non è che il riflesso di un quadro internazionale in cui l’Europa, ovvero l’Unione europea, rischia di essere la posta di uno scontro tra giganti mondiali. Una Europa, peraltro, che ci mette del suo, priva di appeal, di attrazione ideale e morale. Ma anche priva di alternative.

In realtà, se fallisce l’Italia, così come se fallisce l’Europa non ci sono un’Italia e un’Europa di riserva, ha ribadito Bassetti.

Dunque occorre reagire. Ciascuno secondo la sua responsabilità e le sue possibilità. Cosa che vale anche per quella comunità che è la Chiesa in Italia e che sono i cattolici, tanto come singoli che nelle molteplici forme associative che ancora sussistono e che rappresentano una grande ricchezza sociale. Il presidente della Cei ha ricordato due nomi, Toniolo e De Gasperi. A maggio aveva ricordato Sturzo. Rappresentano rispettivamente le stagioni dell’intransigenza e dell’azione sociale, quella della proposta politica e poi dell’impegno per il governo.

Oggi il copione di cui dicemmo prevede per la Chiesa e i cattolici italiani l’impegno per il sollievo alle emergenze, la povertà, gli immigrati, gli emarginati. E nulla più.

In realtà, al di là dei numeri, la Chiesa in Italia e i cattolici italiani hanno sempre avuto e non possono non avere una connotazione “popolare”. Perderla, anche solo nell’auto-consapevolezza, sarebbe imperdonabile. Al contrario è un principio di azione, per lanciare un’opera di ri-ordinamento. A cominciare da una azione critica, di denuncia delle propagande e delle falsità e di proposta a partire dai bisogni reali. Con grande franchezza e sguardo ampio. Serve però una regia discreta ma efficace, tale da valorizzare e dare voce a tutti i soggetti. Purtroppo, però, ancora non si profila all’orizzonte.

4 COMMENTS

  1. Ha perfettamente ragione che la mia lettura della introduzione all’assemblea della Cei del cardinale Bassetti è stata alquanto superficiale ma sono stato fuorviato dai titoli e dalle sintesi dei principali giornali italiani che non hanno fatto altro che sottolineare la stroncatura alla manovra economica del presidente della Cei. Però non posso che riconfermare quanto precedentemente espresso perchè leggendo integralmente il testo non posso non soffermarmi su quanto affermato in ambito economico. “Se si sbagliano i conti non c’è una banca di riserva che ci salverà: i danni contribuiscono a far defluire i nostri capitali verso altri Paesi e colpiscono ancora una volta e soprattutto le famiglie, i piccoli risparmiatori e chi fa impresa”. Mi sembrano preoccupazioni legittime (anche se discutibili da una visione Keynesiana o per chi considera lo Stato prestatore di ultima istanza) se espresse da un economista mainstream, un po’ meno da un uomo di Chiesa che dovrebbe avere a cuore la sofferenza di 5 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà e che forse il reddito di cittadinanza procura loro un qualche sollievo. Non una parola ho trovato a riguardo ma solo una intervista rilasciata dal Cardinale tempo fa nella quale afferma: “Certo se quello muore di fame, gli servirà, certo se portano tutte le pensioni a 700 euro… però bisogna stare anche attenti a non incrementare troppo il debito pubblico perché noi magari lì per lì ne abbiamo un vantaggio, poi chi lo paga questo debito, i nostri figli?”. Ancora una volta la preoccupazione al pareggio di bilancio…..(sigh!).

    • Lei ha molta fiducia nell’efficacia del reddito di cittadinanza ma ancora non è chiaro chi, quanto, come e quando ne potrà beneficiare. Si vedrà. Quanto al Cardinale e alla Chiesa tutta posso dire che la preoccupazione per il bilancio non è un vezzo da esperti che giocano con l’economia ma nasce dalla consapevolezza che quando l’economia va male i primi a soffrirne sono proprio i poveri e quando lo Stato si indebita chi paga il conto sono gli italiani che già oggi si impoveriscono ma sono soprattutto le generazioni future che saranno costrette a pagare i debiti dei loro genitori. Non preoccuparsi di come le scelte di oggi condizioneranno la vita dei nostri figli credo si possa tranquillamente definire egoismo di una intera generazione verso gli italiani di domani. Preoccuparsi di questo è segno di responsabilità e di carità.

  2. Il presidente della Cei ha duramente criticato la manovra economica del governo “perché non c’è un Europa di riserva” non considerando che la manovra, con il reddito di cittadinanza, viene incontro ai poveri che in Italia sono 5 milioni. Come mai questa preoccupazione per il futuro dell’Europa e forse un po’ meno per i bisognosi? La Chiesa è sempre impegnata “per il sollievo alle emergenze, la povertà, gli immigrati, gli emarginati”. Perché non sostenere una politica, anche se contraddittoria nei confronti dei migranti, che viene incontro, in qualche modo, alle esigenze di chi è più debole? La Chiesa è preoccupata per il pareggio di bilancio? O l’unica preoccupazione, come si evince dall’articolo, è la crisi di una rappresentanza politica dei cattolici oramai (per fortuna) superata?

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