“I miei nonni erano uno italiano, l’altro ceco; le mie nonne tedesca e francese. Io sono francese, ma anche tedesca, come pure italiana. Io sono europea”. Suor Audrey Pascale, della Fraternità monastica di Gerusalemme, è lei stessa un messaggio per noi che partecipiamo al convegno sull’Europa, organizzato per celebrare i 120 anni de il Piccolo, settimanale cattolico di Faenza, e i 100 anni del “cugino” forlivese Il Momento. Ed è solo la prima di una batteria di giovani che seguono e che provengono dagli Erasmus e dalle forme di volontariato previste per favorire gli scambi nell’Unione europea e che quasi ci gridano in faccia: cosa volete fare della nostra Europa?
C’è un’Europa che amo
Fa impressione notare la differenza fra la logica individualista ed utilitarista con cui gran parte del mondo degli adulti guarda all’Europa e la coscienza che questi giovani hanno di essa come Casa comune. Il popolo dell’Erasmus è figlio di una cultura che vede come il fumo negli occhi derive nazionalistiche, populistiche e liberistiche che contrappongono al bene comune nuove ideologie, interesse economici privatistici, l’idolatria della tecnica, del denaro e del potere.
Giovanni Tonelli
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