Confcommercio chiede un patto per la sicurezza

La metà dei negozi hanno subìto furti, danneggiamenti e rapine negli ultimi due o tre anni. Il presidente Aimoni: siamo diventati il bancomat della microcriminalità...
Carabinieri davanti ad una saracinesca tranciata dai  ladri
Carabinieri davanti ad una saracinesca tranciata dai ladri

Circa la metà dei 150 commercianti umbri interpellati dalla Confcommercio per un’indagine sugli ultimi due o tre anni hanno subito furti, rapine, danneggiamenti, e in generale sono stati vittime di episodi criminali. “La microcriminalità – ha detto Aldo Aiomoni, presidente della Confcommercio regionale – sta usando le nostre imprese come se fossero dei bancomat. La crisi dei consumi – ha proseguito – ci ha riportato indietro di 16 anni; abbiamo un livello di tassazione tra i più alti al mondo e un sistema del credito che ha deciso di smettere di svolgere il suo ruolo di banca del territorio. A tutto questo si aggiunge per le imprese il peso di una crescente insicurezza. Occorrono azioni concrete per dare risposte al grido di allarme delle imprese; non possiamo fermarci alle iniziative di denuncia. Noi abbiamo raccolto questo grido di allarme e messo a punto un serie di iniziative e di richieste rivolte alle istituzioni in materia di sicurezza e legalità”.

L’indagine, che ha riguardato commercianti di tutti i centri della regione, grandi e piccoli, è stata svolta tra agosto e settembre. “Un’indagine – ha detto il presidente Confcommercio – che ci consegna una situazione allarmante. Le nostre imprese vivono mediamente con la paura di subire un evento criminoso: furti, rapine e spaccate sono tra le principali cause. Ma anche scippi, spaccio e furti nelle case contribuiscono a rendere invivibili alcuni quartieri delle nostre città, con gravi conseguenze sociali che toccano direttamente le nostre imprese: le famiglie se ne vanno, e arriva altra gente non sempre raccomandabile. Siamo convinti che il problema della sicurezza non si risolve soltanto con la polizia. Prima ancora servono interventi di riqualificazione urbana affinché le città siano abitate e vissute. Su questi fronti la Confcommercio ha realizzato tantissime iniziative, puntando molto su centri commerciali naturali, marketing urbano, eventi, percorsi tematici. Quando le città si svuotano – ha detto ancora Aimoni – comincia il degrado sociale e arriva la criminalità. Per anni, inascolati, abbiamo sostenuto che i nostri negozi sono anche un presidio per la sicurezza del territorio, e che se si spengono le insegne dei negozi, si spengono le città”. La Confcommercio invita pertanto tutte le forze politiche, economiche, sociali dell’Umbria a stringere un Patto per il territorio, che – ha detto Aimoni – “abbia tra i suoi punti qualificanti anche la valorizzazione della presenza dei negozi di vicinato e di quartiere, come sentinelle attive, la cui scomparsa rende le nostre città e i nostri paesi più poveri di servizi e certamente meno sicuri”.

Troppi immigrati senza lavoro, e poca polizia

Tra le 150 imprese oggetto dell’indagine, ben il 49% ha subito furti negli ultimi due o tre anni, il 29% ha avuto problemi legati alla presenza di spacciatori, il 2% ha subito una rapina, il 7% ha subito truffe e spaccate o danneggiamenti notturni. Il 3% dei commercianti ha subito aggressioni personali con minacce e percosse. Soltanto il 26% non è stato vittima di atti criminali. C’è poi anche un altro dato preoccupante: il 39% degli intervistati negli ultimi due anni si è trovato più di due volte di fronte a ladri, rapinatori e teppisti. Insomma, anche quello del commerciante è diventato un lavoro pericoloso.

Quali le cause di questo aumento della criminalità anche in Umbria? Per il 74% dei commercianti intervistati, al primo posto c’è l’aumento incontrollato di immigrati che non trovano lavoro. Il 62% lamenta l’insufficiente presenza delle forze di polizia, mentre il 55% denuncia la mancanza della certezza della pena e l’irrisorietà della pena stessa.

Come affrontare la situazione? Per il 73%, con il controllo dell’immigrazione e l’espulsione dei clandestini autori di reati, mentre il 63% chiede pene “certe e più severe”. C’è poi un 58% degli intervistati per i quali l’azione delle forze di polizia è insufficiente perché poliziotti e carabinieri sono troppo pochi e hanno pochi mezzi.

Ed è proprio con il contributo delle forze dell’ordine che la Confcommercio ha elaborato un vademecum (consultabile sul sito internet della associazione) sui comportamenti da tenere per prevenire ed affrontare alcune situazioni di pericolo. Confcommercio e ministero dell’Interno hanno anche stipulato una convenzione che permetterà di collegare i punti vendita direttamente con le centrali operative di polizia e carabinieri per un più rapido intervento.

AUTORE: Enzo Ferrini