Cosa non muta. E cosa sì

Un tema caldo come quello posto in primo piano nell’editoriale della settimana scorsa su La Voce non poteva non sollevare reazioni, ed è successo. Reazioni evidentemente di segno opposto, tra chi si è sentito “attaccato”, chi “accolto”, e chi “rappresentato” in pieno nelle proprie convinzioni. In sintesi, ci hanno risposto – da una parte – associazioni come “Family Day” ed esponenti di aree politiche di centrodestra, e dall’altra parte le associazioni lgbti+, in particolare Omphalos. Ma anche – e diremmo, soprattutto – tante persone, tante famiglie, tanti cattolici che hanno trovato in quelle parole stampate su queste pagine il messaggio che aspettavano da tempo in modo chiaro da parte della Chiesa: basta con il linguaggio della contrapposizione e dell’odio, quando si parla di famiglia, anzi di “famiglie”!

Un aspetto da precisare subito, dato che ha ingenerato qualche malinteso, è che da parte nostra non abbiamo cambiato i punti di riferimento. L’immagine di famiglia quale appartiene alla visione cristiana rimane invariata, ossia quella composta da uomo e donna, più i figli.  È il valore che abbiamo testimoniato ininterrottamente in questi quasi settant’anni di esistenza del giornale.

Ma qualcosa cambia, e doveva cambiare. Cambia lo stile che vogliamo promuovere: basta con il risentimento e gli attacchi reciproci! Apriamo al dialogo, all’accoglienza e all’incontro, pur senza negare la differenza di valori e di vedute. Una differenza che rimane, e che appunto per questo esige la capacità di confrontarsi in maniera serena. Come si è accennato la settimana scorsa, esistono le “famiglie arcobaleno” ma anche un “arcobaleno di famiglie”. Tutte persone che, nella vita concreta, spesso non hanno nessun problema a interagire tra loro.

Per questo, quindi, ribadiamo anche la nostra richiesta di abbassare i toni e, ancor più, a non infamare chi la pensa in maniera diversa da noi. Addolora scoprire che in manifestazioni come il Pride vengano gridati slogan contro i preti che mettono le mani addosso ai minorenni, come se per i cattolici per primi questo non fosse uno scandalo, e come se la Chiesa non si stesse dando un gran da fare per combattere questo fenomeno terribile. Anche riguardo ai “roghi” più vari del passato, va ricordato che la richiesta pubblica di perdono per quei fatti è stata più volte espressa dai Papi più recenti, da Giovanni Paolo II a Francesco.

Per quanto riguarda l’aspetto politico della questione, non c’è mai stata alcuna intenzione di affermare che nelle campagne mediatiche di qualche esponente della Lega si nascondesse chissà quale finalità illecita o “losca”. L’impressione, molto semplicemente, è che appare un certo desiderio di creare consenso attorno a sé facendo leva su toni aggressivi, in modo da “parlare alla pancia” e conquistarsi una specifica fetta di elettorato. In democrazia il pluralismo è legittimo, anzi, di più: costitutivo. Riteniamo però assai meno legittimo sfruttare o scatenare ondate di intolleranza per garantirsi una poltrona in Parlamento. Tutto questo non per chiudere il discorso, ma possibilmente per aprirlo sempre di più. In questo senso, ci incoraggia il fatto che – negli ultimi giorni – sia partito comunque un dialogo che vede la nostra Chiesa umbra impegnata in prima linea, anche con i suoi pastori.

1 COMMENT

  1. Se si cerca di fare delle azioni politiche e sociali per evitare che la propria regione conceda il patrocinio al Pride (che promuove perversioni e inciviltà) allora, queste azioni, vengono ritenute inaccettabili. Questa è l’ipocrisia tipica di chi dice a parole di non essere d’accordo ma, nei fatti, è condiscendente e si urta con chi, come Pollon, si muove coerentemente sulla scena politica e sociale contrastando l’ideologia LGBT(non certo per la poltrona). Faccio un esempio per chiarire il principio base: se parlando dell’aborto mi esprimo dicendo “io non sono d’accordo e non lo farei, ma voglio che gli altri siano liberi di farlo” questa frase presuppone che l’aborto non è male in se, infatti non direi mai “io non sono d’accordo con il furto e non rubo ma…” Così insistere con il fatto che devono essere assunti atteggiamento solo propositivi della famiglia tradizionale e non oppositivi alla cultura gender significa semplicemente acconsentire alla promozione dell’attività LGBT con l’ipocrisia di chi a parole sostiene una cosa ma nei fatti ne fa un’altra e prova un’urto viscerale per chi non si comporta come lui.

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