Peggiora il quadro di rispetto della libertà religiosa nel mondo, e il gruppo religioso maggiormente perseguitato sono ancora i cristiani. È quanto risulta dalla 12a edizione del Rapporto sulla libertà religiosa di Acs – Aiuto alla chiesa che soffre, presentato martedì a Roma.
Schede per Paese e approfondimenti sono disponibili sul sito acs-italia.org o scaricando la nuova app Acs per smartphone; in varie lingue, vedi il sito religion-freedom-report.org.
Il volume analizza i principali avvenimenti dall’ottobre 2012 al giugno 2014, riportando il grado di libertà religiosa in 196 Paesi, con riferimento alle violazioni subite non soltanto dai cristiani ma da tutti i gruppi religiosi.
Dei 196 Paesi analizzati, in ben 116, ovvero quasi il 60%, si registra il disprezzo per la libertà religiosa. Nella “mappa” disegnata dall’Acs, sono 20 i Paesi identificati come luoghi di “elevato” grado di violazione della libertà religiosa, dove cioè la libertà religiosa non esiste.
In 14 di questi Paesi la persecuzione è a sfondo religioso ed è legata all’estremismo islamico: Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Iran, Iraq, Libia, Maldive, Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Somalia, Sudan, Yemen.
Negli altri 6 Paesi, la persecuzione è portata avanti dai regimi politici: Azerbaigian, Cina, Corea del Nord, Eritrea, Myanmar (Birmania), Uzbekistan.
Quest’anno il Rapporto contiene una graduatoria che suddivide i Paesi in 4 categorie in base al grado di violazione della libertà religiosa.
L’Asia si conferma il Continente in cui essa è maggiormente violata. Nei Paesi in cui vi è una religione di maggioranza, si riscontra un incremento del fondamentalismo non soltanto islamico, ma anche hindu e buddista.
In Africa, la tendenza più preoccupante degli ultimi due anni è senza dubbio la crescita del fondamentalismo islamico – sotto l’impulso di gruppi come Al Qaeda nel Maghreb islamico, Boko haram e Al Shabaab – e si riscontra un aumento di casi di intolleranza religiosa in Egitto, Libia e Sudan.
In America Latina gli ostacoli alla libertà religiosa sono quasi sempre causati dalle politiche di regimi apertamente laicisti o atei, come in Venezuela ed Ecuador, che limitano la libertà di tutti i gruppi religiosi.
Il Medio Oriente è ‘fotografato’ dall’affermazione dello Stato islamico e dal crescente fenomeno delle migrazioni di massa. Le minoranze religiose mediorientali vanno riducendosi già da molti anni. Ad esempio, il numero di cristiani in Siria è passato da 1,75 milioni dei primi mesi del 2011 agli appena 1,2 milioni nell’estate del 2014, con un calo di oltre il 30% in tre anni. In Iraq, la diminuzione è stata ancora più evidente.
Nello Stato islamico o Califfato, tra Siria e Iraq, i jihadisti hanno cacciato tutti i gruppi religiosi, compresi i musulmani non sunniti, dalla città di Mosul. “Ai cristiani – si legge nel Rapporto – è stato chiesto di scegliere tra la conversione all’islam e l’esilio… E così, quasi nessuno dei circa 30 mila cristiani presenti in città è rimasto e – per la prima volta in 1.600 anni – a Mosul non è stata celebrata la messa domenicale”.
Fondazione Acs
“Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs) è una Fondazione di diritto pontificio creata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten. Si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa là dove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2013 ha raccolto oltre 88,3 milioni di euro nei 17 Paesi dove è presente con sedi nazionali e ha realizzato 5.420 progetti in 140 nazioni. La Fondazione ha un sito internet italiano (acs-italia.org) nel quale pubblica continui aggiornamenti e notizie sulla situazione dei cristiani nel mondo.
Anche in Europa la libertà religiosa è minacciata
La libertà religiosa è in declino anche in Europa, soprattutto nel Nord. Paesi come Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia e Norvegia compaiono nella lista in cui “il grado di violazione della libertà religiosa” è definito “preoccupante” e in “peggioramento”. Ad attestarlo è il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo della Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” che è stato presentato nei giorni scorsi a Roma. Nei Paesi occidentali – si legge – le tensioni religiose sono in aumento a causa di fenomeni recenti come “l’ateismo aggressivo” e il “laicismo liberale”. Alcune tendenze destano preoccupazione, soprattutto quelle relative a temi quali le scuole religiose, il matrimonio omosessuale e l’eutanasia. “Benché – scrive l’Acs – l’opinione pubblica ritenga che i credenti debbano essere liberi di praticare la propria fede in privato, vi è un decisamente minore consenso in merito alla libertà di manifestare la fede all’interno dello spazio pubblico”.
Ciò significa che “i diritti di alcuni gruppi vengono sempre più schiacciati dai diritti di altri gruppi” e “ogni qualvolta i diritti all’eguaglianza di genere o degli omosessuali contrastano con i diritti di coscienza dei credenti, solitamente i primi prevalgono”. Il Rapporto porta l’esempio del Regno Unito, dove le agenzie di adozione cattoliche che si rifiutano di affidare bambini a coppie omosessuali sono state costrette a modificare le loro norme o a chiudere. A peggiorare la situazione concorre l’“analfabetismo religioso” dei politici occidentali e dei media internazionali.