La questione degli immigrati in Italia deve essere sempre in primo piano anche e soprattutto dal punto di vista umano e sociale. È il messaggio che arriva dal Rapporto Caritas-Migrantes presentato il 31 ottobre a Torino.
Rapporto Caritas-Migrantes
La ricerca evidenzia come gli arrivi siano diminuiti, quest’anno, dell’80% circa ma si sofferma in particolare sull’immagine che degli arrivi è stata data dal sistema dei media. Nel 2017 per esempio i telegiornali hanno nel 40% dei casi dato notizie sui flussi migratori e l’immagine di un’invasione di massa. Il 34% dei servizi, poi, è stato dedicato a mettere in evidenza la relazione tra immigrati e criminali e sicurezza. Solamente nell’11% dei casi si è dato risalto agli aspetti positivi dell’immigrazione.
Quanti immigrati ci sono in Italia?
Dei migranti, ha spiegato l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, se ne parla di più, ma spesso malevolmente, accentuando più le difficoltà della integrazione che le opportunità che essa offre a vari settori produttivi e culturali del Paese”. Secondo il Rapporto in Italia vi sono 5.144.440 immigrati regolarmente residenti (8,5% della popolazione totale residente in Italia), in questo modo il Paese è al 5° posto in Europa e all’11° nel mondo.
E in Umbria?
In Umbria gli immigrati sono 95.710, il 10,8% della popolazione (Dati del Dossier statistico sull’immigrazione Idos 2018). Di questi poco più del 30% (18.242) ha permessi di soggiorno di diversa tipologia soggetto a scadenza.
Cosa accadrà col Decreto sicurezza
“Per il bene del Paese e la sicurezza di tutti non conviene aumentare l’irregolarità ma rafforzare i percorsi di integrazione” dicono i promotori dell’appello rivolto il 5 novembre scorso ai parlamentari “perché si adoperino, in queste ultime e brevi ore di dibattito parlamentare, a migliorare” il “Decreto sicurezza in discussione al Senato”.
L’appello è stato firmato dalle principali associazioni che operano nel campo delle migrazioni: Comunità di Sant’Egidio, Acli, Centro Astalli, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Caritas Italiana, Fcei (Federazione delle Chiese evangeliche in Italia), Tavola Valdese, Casa della Carità di Milano, Fondazione Migrantes, Ascs (Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo).
Tra i tanti punti critici (tra cui l’aumento delle pene detentive e le procedure per l’acquisto della cittadinanza) presi in esame dalle associazioni c’è il previsto passaggio dal permesso di soggiorno per motivi umanitari ad un ristretto numero di permessi di soggiorno per “casi speciali”. Oggi “circa 140.000 persone titolari di un permesso di soggiorno per motivi umanitari – avvertono – rischiano di cadere o di ricadere in una condizione di irregolarità del soggiorno che li esporrà al rischio di povertà estrema, di marginalità e di devianza”. La convinzione è che la sicurezza si crea favorendo “al massimo l’integrazione” e non con “norme che rischiano di allargare l’irregolarità”.
Con il Decreto sicurezza sarà limitato anche il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar).
La proposta di legge “Ero straniero”
Una proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta da 90mila firme è stata depositata un anno alla Camera, esito della campagna “Ero straniero. L’umanità che fa bene”. I promotori hanno infatti incontrato lunedì pomeriggio il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico per chiedere la calenderizzazione della proposta di legge alla Camera”.
La proposta di legge ha avuto come promotori la Casa della carità di Milano, A Buon Diritto, Arci, Asgi, Centro Astalli, Acli, Cild e Cnca, i Radicali italiani. “Il fenomeno migratorio – ha detto don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità di Milano – ha bisogno di uno schema normativo che dia una valorizzazione dell’integrazione e della cittadinanza attiva. La questione è molto importante. Per fuggire dalla radicalizzazione, in nome della coesione sociale, vorremmo valorizzare le esperienze dei laboratori diffusi. Non ci fermeremo, chiameremo la società civile e la politica affinché la legge venga calendarizzata”.
Intanto nel Mediterraneo più di 2.000 persone hanno perso la vita quest’anno, fa sapere l’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
M. R. V.