Polemiche sullo stile delle decisioni di Conte. Democrazia a rischio?

Democrazia. Economia. Salute. Così sono declinate in ordine alfabetico. In questi giorni di pandemia, la priorità va alle tematiche sanitarie. Ovviamente, doverosamente. Ma il diritto alla salute (sancito dall’articolo 32 della Costituzione) si intreccia con gli altri due temi in maniera stringente. Perché il sistema produttivo non si può fermare del tutto in un Paese come l’Italia che, già prima del contagio, scontava l’impatto negativo di un debito pubblico elevatissimo e di crescita prossima allo zero per quest’anno e i prossimi.

Di qui le polemiche – che non si fermano davanti a nulla, pare di capire – soprattutto tra quegli imprenditori del Nord che è nel contempo il motore economico italiano, ma anche il principale focolaio di diffusione del contagio. Tenere aperto o chiudere tutto? E quali unità produttive vanno fatte produrre? L’edilizia forse, e l’industria dell’acciaio si possono fermare, di certo non la chimica, la logistica e la produzione di medicinali… Confindustria prevede che il Paese perderà 100 miliardi al mese in seguito alle restrizioni imposte dal Governo (ma anche dalla stessa Regione Lombardia) per evitare il diffondersi del virus. Sul fronte diametralmente opposto i sindacati, che per tutelare la salute dei lavoratori sono disposti anche a indire uno sciopero generale. Anche perché – sostengono – in molte aziende non vengono sufficientemente garantite le misure anti-virus. A partire dal distanziamento tra un dipendente e l’altro, e dalla mancanza delle mascherine.

 

Quanto a lungo può essere ‘forzata’ l’essenza della nostra democrazia

Esigenze legittime, da una parte e dall’altra. Contrapposizioni analoghe si registrano anche quando si ragiona su quanto il sistema democratico possa sopportare, senza rischi di degenerare in qualcos’altro, le restrizioni imposte dal Governo per limitare il contagio. Considerando che questo tempo di incertezze e difficoltà non sarà breve, è doveroso chiedersi quanto a lungo può essere ‘forzata’ l’essenza della nostra democrazia. In un panorama dove, comunque, nove italiani su dieci – stando a sondaggi recenti – accettano di buon grado di essere limitati nelle loro principali libertà. E qualche voce insiste a invocare l’‘uomo forte’ che sappia prendere decisioni veloci e incisive anche saltando diversi passaggi previsti dall’iter democratico, perché – si sottolinea – la nostra società è attualmente in stato d’assedio.

Quello che si cerca, parlando di economia e democrazia in rapporto all’emergenza sanitaria, è un punto di equilibrio. Per conseguire questo obiettivo, più che l’uomo solo al comando’ sarebbe forse utile un Governo che sapesse muoversi in maniera flessibile, ma con grande fermezza. Consultando i rappresentanti delle categorie coinvolte e gli esperti di tutte materie interessate, per poi assumere decisioni coerenti ed efficaci. Non ‘uno solo’, ma un intero sistema votato a perseguire l’obiettivo dell’uscita dall’emergenza deve saper valutare e contrastare le sfide inedite di questo inizio 2020.

 

Conte criticato: come decide le misure e come le comunica

Il premier Conte è stato criticato per il modo in cui il suo Governo decide le misure (a colpi di decreti del Presidente del Consiglio e non di decreti legge, che dovrebbero essere discussi in Parlamento), e per come queste misure vengono comunicate (in diretta tv e sui social, senza possibilità per i giornalisti di porre domande). Si tratta in questo caso di valutare la bontà di queste critiche, per capire se dietro a esse non ci sia la malcelata, e poco opportuna, volontà di colpire Conte nel momento in cui il suo consenso personale – anche qui, a detta degli ultimi sondaggi – sta crescendo. A scapito di altri leader politici.

Quello che invece andrebbe suggerito al Capo del Governo è di incrementare, migliorare la propria presenza mediatica. Per dare anche l’immagine plastica e concreta di una vicinanza reale alle ansie e alle preoccupazioni che ogni giorno i cittadini sopportano. Ai diversi livelli. I nostri medici, infermieri, operatori sanitari e membri di altre categorie essenziali per mandare avanti la vita di tutti noi, ci insegnano che in questo momento bisogna avere il coraggio e la determinazione non soltanto, come si dice, per metterci la faccia, ma anche e soprattutto il cuore.

Daris Giancarlini