Dopo aver letto i giornali (oggi 28 agosto) ho avvertito lo stato confusionale in cui una persona qualunque si viene a trovare di fronte alla tragedia siriana e al cumulo di menzogne che si dicono da una parte e dall’altra. La cosa che capisce con certezza è che vi sono stati finora 100 mila morti e un milione di profughi. I governi si interrogano. Intervenire, non intervenire? Facciamo la guerra contro la guerra? Ritornano alla memoria ammonimenti divenuti tristemente famosi. Tristemente perché non ascoltati: “Guerra: inutile strage” (Benedetto XV), “Tutto è perduto con la guerra, tutto può essere salvato con la Pace” (Pio XII), “Mai più la guerra”, tre volte ripetuto all’Onu (Paolo VI). Solo per citare poche frasi. Voci nel deserto, profeti inascoltati. Si dirà: noi che ci possiamo fare? Forse non sarà male ricordare che proprio nelle pagine seguenti si parla di pace, riconciliazione, custodia del creato, del lupo di Gubbio ammansito da san Francesco. Fuor di metafora ricordiamo che un poverello cristiano inerme, circa ottocento anni fa, si recò nel mezzo di una guerra tra cristiani e musulmani, durante la quinta crociata, e si presentò con una faccia di bronzo dura e suadente al Sultano d’Egitto per chiedere un confronto. I tempi sono cambiati, un Francesco c’è anche oggi ed è persino papa… Purtroppo però i profeti e i santi vengono riconosciuti e onorati dopo la loro scomparsa, perché si possa dire: avevano ragione e Dio sia lodato. L’uomo è un abisso e il suo cuore un baratro (Sal 63-64). S. Agostino (memoria oggi 28 agosto) si domandava cosa fossero i regni senza la giustizia e si rispondeva secco: sunt magna latrocinia (Città di Dio IV, 4). Questi riferimenti da una parte ci fanno ricordare che le vicende dei popoli sono da sempre legate alla lotta tra i costruttori di pace e i fomentatori di guerra. Questi ultimi sono figli del diavolo, nel senso vero del termine, che significa “il divisore”, colui che per sua natura diffonde la contrapposizione, l’invidia, l’egoismo e l’odio. Se qualche lettore non gradisce il discorso religioso mitologico possiamo dire che dietro le guerre vi sono interessi enormi. La guerra produce sviluppo industriale e tecnologico per i Paesi che producono e commerciano armi, dà lavoro e ricchezza. Se a qualche altro non piace il discorso economico possiamo aggiungere che la guerra si fonda su testi filosofici, ideologici e persino religiosi, che esaltano l’eroismo, il martirio, la purezza della nazione, la difesa della fede, la mistica del sacrificio, del capro espiatorio. Prendere coscienza di ciò può aumentare il senso di coinvolgimento e di responsabilità nei confronti dell’umanità sofferente, in intima sintonia con due personaggi, ricordati (oggi 28 agosto), nell’anniversario della loro morte: Martin Luther King e il cardinale Carlo Maria Martini. Profeti del nostro tempo, hanno speso la loro vita, andando anche contro corrente, per raddrizzare la strada degli uomini nella direzione della concordia e della pace. La Chiesa e la società che è in Umbria hanno in questo periodo una visibilità internazionale per la visita del Papa il 4 ottobre prossimo. Questo e altri eventi che si avranno, non dovrebbero essere giocati solo nell’ambito del turismo, sia pure religioso, e del profitto economico, ma come profezia di un mondo nuovo. A Gubbio, il vescovo ha dichiarato il parco della Vittorina, il luogo dove il lupo fu ammansito, come il parco della riconciliazione. Potremmo allargare lo spazio e dichiarare con i fatti, oltre che con i gesti e le parole, un’intera regione riconciliata ed esempio di riconciliazione tra gli uomini e i popoli.
Di fronte alla guerra, che fare?
AUTORE:
Elio Bromuri