Dopo Covid19. Non restiamo a guardare

Nulla sarà più come prima. Ce lo sentiamo ripetere spesso, dall’inizio della pandemia sanitaria causata dal Covid19 che – dai polmoni dell’uomo – ha finito per “contagiare” l’economia del mondo intero, il lavoro e la scuola, la nostra socialità, le relazioni quotidiane.
Nulla sarà più come prima.

Ognuno di noi lo sente sulla propria pelle, camminando per le vie e le piazze delle nostre città, entrando al bar per un caffè, sedendo per ore davanti ai computer che hanno preso il posto (ancora di più) delle relazioni interpersonali, varcando i confini appena riaperti tra le Regioni.

Ce lo dicono sui giornali, alla radio e in tv, sul Web e sulle pagine dei social media. Nulla sarà più come prima. C’è chi lo ripete in maniera più “morbida” e chi invece usa toni apocalittici. In questi giorni ce lo hanno detto anche i nostri Vescovi umbri, consegnando nelle diocesi il documento pastorale che segue l’Assemblea ecclesiale regionale dell’ottobre scorso a Foligno. Tornare indietro con la mente, anche solo di sei o sette mesi, sembra davvero parlare di un’altra “epoca”. Eppure, a guardare bene, nelle riflessioni scaturite dal lavoro di quei giorni si trovano già alcuni semi da far germogliare nel “mondo nuovo” che siamo chiamati a costruire.

Cosa possiamo fare

Perché, se è vero che nulla sarà più come prima, ora diventa urgente comprendere in pieno la lezione della pandemia ed essere – ciascuno di noi – autore di un cambiamento ormai non solo necessario, ma urgente e inderogabile. Dobbiamo rimettere mano alla vita sociale e politica, all’economia e al lavoro, ai consumi materiali e immateriali, a relazioni e solidarietà, al ruolo della persona nel suo essere singolo individuo e membro di covidaggregazioni.

E tutto questo, come spiega bene il documento delle Chiese umbre dopo l’Assemblea regionale, segna il momento di una chiamata forte a tutti i cristiani e a ogni persona di buona volontà.

Se la terrà è inaridita, impoverita, inquinata e abbandonata, è il momento di tirare fuori l’aratro dalla rimessa, riportarlo sui campi da dissodare, seminare e innaffiare con speranza e pazienza. Nulla sarà più come prima. Ma noi non possiamo restare a guardare.