Chi può guidare l’Europa a prendere coscienza della missione a cui la storia la chiama in questo difficile e drammatico momento? La situazione mondiale si attorciglia sempre più pericolosamente su se stessa e, se non ci saranno aperture nuove, prospettive di rinnovamento, rischia di esplodere sotto il peso delle sue ingenti contraddizioni. Un mondo senza pace, che non sembra avvertire fino in fondo i pericoli a cui si espone quotidianamente, che non riesce a misurare le responsabilità che si accumulano sulle sue spalle. Si direbbe un momento in cui le parole, almeno quelle di routine, dovrebbero lasciare il posto alle solenni decisioni che devono segnare i grandi momenti della storia. Eppure tutto si svolge all’insegna della mediocrità e della superficialità. I segnali inequivoci che arrivano a disturbare i sonni della nostra falsa tranquillità, anche se si moltiplicano e si intensificano ogni giorno, non arrivano più a scuotere dall’apatia e a richiamare a impegni di corrispondente gravità. Guardare la storia nelle sue profondità, non contentandosi di sguardi superficiali ed epidermici, è la prerogativa di coloro che con le loro grandi intuizioni sanno misurare il cammino della storia. L’invocazione a uomini come Giorgio La Pira è quasi d’obbligo in circostanze come questa. Piccolo e impotente, egli avrebbe certamente la capacità di disegnare il cammino dell’umanità anche in questo suo difficile momento di transizione. Un mondo in frantumi, come un orologio impazzito. Quello che è successo in quest i giorni nei riguardi del Continente africano, il Continente dei nostri più lancinanti rimorsi, è quanto mai sintomatico. Ci si era impegnati nel 1970 per un aiuto pari allo 0,7 per cento del proprio prodotto interno lordo, ma i più grandi Paesi non riescono nemmeno a garantire lo 0,2 per cento; all’Italia spetta poi il fanalino di coda. Così milioni, miliardi di persone attendono inutilmente dai popoli dell’opulenza e dello spreco le classiche briciole che cadono dai loro tavoli straordinariamente e sfacciatamente imbanditi. Questo impero mostruoso ha un suo punto nevralgico, un suo centro che non è affatto difficile individuare. Uomini come padre Zanotelli lo ricordano quotidianamente ai cristiani del mondo occidentale, ma con scarso, scarsissimo successo. Una lotta immane come quella di Davide contro il gigante Golia. Il danno sarebbe ancora maggiore se la fede cristiana che contraddistingue il mondo occidentale fosse presa a pretesto per difendere l’indifendibile. Le sferzate di Gandhi sono ancora attuali. Come hanno dimostrato gli ultimi Papi, Dio non è certamente con noi. Ma L’Europa, la culla della civiltà, l’elaboratrice del concetto di persona, la creatrice del diritto, dovrebbe oggi sentire la missione storica cui essa è chiamata. La missione della riconciliazione e della giustizia. Il vecchio Continente ha la possibilità di fungere da anello di congiunzione fra i popoli della terra, la capacità di farsi promotore di pace e di giustizia. Il tempo stringe. Ma l’Europa ha attualmente i mezzi e le persone per poter adempiere alla missione che la storia le affida? Un appello rivolto soprattutto ai cristiani, per definizione gli uomini dai grandi pensieri. Possibile che la generazione dei nostri grandi predecessori sia finita per sempre, che la Chiesa non possa generarne ancora?
Europa, se ci sei
AUTORE:
Giordano Frosini