Famiglia, perché parlarne?

Il VII Incontro mondiale delle famiglie, che Milano ospiterà tra pochi giorni, non riveste soltanto un grande significato ecclesiale, ma è anche un appuntamento che ha una profonda valenza civile, sociale e culturale. Il significato è indicato dal tema: “La famiglia: il lavoro e la festa”. Ma prima ancora l’incontro è significativo per se stesso, come evento di carattere mondiale. Le famiglie provenienti dai cinque continenti e le famiglie di Milano e del territorio, si incontrano, si accolgono reciprocamente, si scambiano esperienze. La grande assemblea riunita intorno al Papa, esprime e celebra l’unità e l’universalità del popolo di Dio. Quanto al tema, bisogna spiegare che famiglia, lavoro e festa non sono tre argomenti giustapposti, ma un solo argomento, cioè l’interazione di questi tre valori, che sono fondamentali per la vita delle persone e per la società. Fin dal primo capitolo della Bibbia, famiglia, lavoro e festa sono presentati come tre benedizioni, tre doni di Dio per una vita buona. Infatti per la felicità sono necessari sia i beni materiali che relazionali, sia la ricerca dell’utile che il riposare e lo stare insieme con gli altri e con Dio. Perché oggi è quanto mai urgente riflettere su famiglia, lavoro e festa? Affrontare questi argomenti in modo non superficiale può contribuire innanzi tutto ad uscire dalla crisi che affligge l’Occidente, che non è solo crisi economica. Tutti si rendono conto che occorrono da una parte innovazione, investimenti e maggiore produttività e, d’altra parte, equilibrato ricambio generazionale e quindi tasso di natalità più elevato e migliore educazione. Dalle indagini sociologiche risulta che sono proprio le famiglie sane ad assicurare risparmio, responsabilità ed efficienza, procreazione generosa e impegno educativo. È dunque interesse della società sostenere le famiglie, offrire opportunità di lavoro, conciliare le esigenze e i tempi della famiglia con quelli dell’impresa, armonizzare maternità e professione, aiutare le famiglie numerose. Dalle ricerche sociologiche risulta che, per la felicità delle persone, la salute, le buone relazioni familiari, la capacità di stabilire rapporti solidali, improntati al rispetto reciproco, nel proprio ambiente di lavoro e nella propria comunità, contano più del reddito. Occorre dunque recuperare il senso della festa, perché non sia tempo di evasione e di dispersione, ma piuttosto tempo di concentrazione sui valori essenziali: Dio, famiglia, comunità, amicizia, cultura, solidarietà. Specialmente occorre salvaguardare la domenica dall’invadenza del mercato. Oggi la centralità della domenica appare minacciata da una certa cultura relativistica che, da una parte vorrebbe appiattire l’uomo sull’oggi, azzerando qualsiasi tensione trascendente, dall’altra sostiene che, soprattutto in tempo di crisi, occorre dare la precedenza all’efficientismo della produzione e del guadagno. In questo modo però non si comprende che l’esigenza della festa non potrà mai essere cancellata perché iscritta profondamente nel cuore dell’uomo e, in modo ancora più ricco di significati, nel cuore del cristiano che celebra nella domenica la Pasqua settimanale del Signore. “Senza domenica non possiamo vivere”, risposero i martiri di Abitene alle autorità dell’Impero romano che chiedevano conto di quel loro riunirsi per celebrare la liturgia festiva. Si tratta di una urgenza valida ancora oggi. La domenica, la festa, è il richiamo a una dimensione che va al di là dell’effimero e si collega all’eterno. La festa è, da un lato, il tempo della gratuità, del gioco, della contemplazione, della natura, delle relazioni buone, della famiglia, ma dall’altro è soprattutto il tempo della preghiera, della spiritualità, del rapporto con Dio. Recuperare il significato della domenica e della festa vuol dire quindi iniettare nell’organismo in crisi di questa nostra civiltà occidentale, un benefico antidoto contro l’individualismo, il soggettivismo, l’egoismo sociale che sono alla radici di tanti mali: aborti, separazioni, divorzi, carenze educative. Infine l’incontro di Milano è prezioso per dare visibilità a molte realtà positive. Anche in Europa ci sono tante famiglie esemplari, tante famiglie numerose per scelta consapevole. E poi fioriscono movimenti, associazioni, forme di aggregazioni, reti tra famiglie: sono davvero esperienze belle, capaci di dare speranza. L’appuntamento di Milano sarà davvero la festa di tutto quanto di bello, di ricco, di fecondo può generare quel “mistero grande”, che è la famiglia fondata sul matrimonio.

AUTORE: Ennio Antonelli Cardinale, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia