“Fine vita” tra etica e legislazione. Il dibattito sull’eutanasia

EUTANASIA-Fine-vita-_DISEGNO-LEGGE-CMYKSul “fine vita”, o meglio sull’eutanasia, l’Italia è ancora lontana dall’Olanda o dal Belgio, almeno sul piano legislativo, ma il mutato clima culturale, le sentenze della magistratura (in particolare quelle relative al caso Welby e al caso Englaro) hanno già accorciato le distanze. E la legge in discussione in Parlamento potrebbe sancire il passaggio da una illegalità dell’eutanasia ad una sua totale o parziale accettazione.

Il seminario “Il fine vita: problematiche etiche e legislative aperte” che si è tenuto venerdì 14 ottobre presso presso l’aula magna della Scuola inter-dipartimentale di medicina e chirurgia, a Perugia, ha consentito di fare il punto sul tema non solo sotto l’aspetto giuridico ma anche medico, mettendo in evidenza come la diversità di valutazioni mediche ed etiche espresse dagli stessi medici influiscano sulla complessità del dibattito e del lavoro del legislatore.

È quanto emerso nel corso del seminario promosso dall’Associazione medici cattolici di Perugia e dal Meic – Movimento ecclesiale di impegno culturale, con il coinvolgimento e la partecipazione dell’Università di Perugia che ha collaborato anche alla realizzazione di una indagine tra i giovani medici (i dati sono statii presentati dal prof. Vito Peduto – vedi box) volta a conoscere cosa pensano, e quali conoscenze hanno della questione.

Tema di grande attualità, ha detto il rettore Franco Moriconi e tema che mette in discussione alla radice l’identità stessa del medico se, come ha sottolineato il prof. Elmo Mannarino, presidente della Scuola interdipartimentale di Medicina e Chirurgia, l’eutanasia contraddice il cardine centrale del giuramento di Ippocrate a fondamento della professione medica, è il principio del “non nuocere, grazie al quale si stabilisce il rapporto di fiducia, di affidamento del malato al medico”.

La relazione di Pier Giorgio Lignani (sul diritto vivente oggi in Italia) e di Gian Luigi Gigli (aspetti bioetici e prospettive legislative), hanno presentato al pubblico costituito in gran parte da medici, infermieri, studenti di medicina, ma non solo, il quadro della situazione e della discussione in corso.

Gian Luigi Gigli, medico, presidente nazionale del Movimento per la vita e deputato, ha fatto il punto sul lavoro parlamentare sulla legge del fine vita di cui si sta occupando la XII Commissione, che si occupa di affari sociali e salute, che ha lavorato sui 14 disegni di legge presentati, per arrivare alla produzione di un testo unico.

D. Prof. Gigli, a che punto siamo in Parlamento sulla legge del fine vita.
“Attualmente è in corso è in corso un lavoro nella XII Commissione che si occupa di affari sociali e salute, per arrivare alla produzione di un testo base, un testo unico che metta insieme le diverse proposte di legge, che erano moltissime. Si  stata operata una prima scelta, quella di tener fuori dal discorso il tema dell’eutanasia, o quanto meno dell’eutanasia attiva (poi spiegherò cosa voglio dire). Si è quindi scelto di centrare il nuovo testo che unificherà quelli presentati attorno a tre temi:  il consenso alle cure e l’informazione che ad esso legato, perché non c’è consenso senza una corretta informazione; il tema della pianificazione delle cure, con riferimento a pazienti che attraverso l’evoluzione della malattia potrebbero trovarsi in condizioni profondamente diverse anche dal punto di vista delle capacità decisionali; e poi il tema delle ‘dichiarazioni anticipate di trattamento’ che riguardano soggetti che non sono necessariamente pazienti, che stanno bene, e che esprimono ‘ora per allora’ le loro decisioni in tema di cure di cui potrebbero avere eventualmente bisogno negli anni successivi”.

Quali sono a suo giudizio i punti problematici?
“Questa scelta sembra aver trovato un punto di caduta attorno a due elementi che dal mio punto di vista non sono totalmente condivisibili. Il primo è la esasperazione del principio di autodeterminazione: il fatto che possa essere il soggetto, il paziente, a seconda dei casi, a pretendere di volere alcune cose piuttosto che altre, al di fuori anche di una corretta comprensione (pensiamo alla dichiarazione anticipata di trattamento che possono anche non avere nemmeno un momento di discussione con il medico, come nella pianificazione delle cure). Quindi autodeterminazione che è la spia di una società ormai dove il desiderio individuale prevale su tutto….

Quindi la volontà del paziente / soggetto, diventa vincolante per il medico?
“Diventa vincolante ma il medico potrebbe presentare obiezione di coscienza rispetto al singolo caso”.

Altri punti problematici?
“Il secondo limite secondo me è che, seguendo un po’ quello che è il filone di pensiero più politicamente corretto (in particolare tutta una spinta che avviene dall’estero ma che in Italia si è coagulata intorno a quello che è noto come il caso Englaro), viene ricompresa da questo testo base, che si sta ancora perfezionando, la possibilità di rifiutare anche la idratazione e la nutrizione. Cioè si finisce per confondere il tema della cura in senso di terapia, quello che gli inglesi chiamano “to cure”, con la cura nel senso dell’assistenza, che gli inglesi chiamano “to care”, cioè aver cura. La cura e l’aver cura sono due cose diverse”.

Nutrizione e idratazione, cosa sono?
“Dal mio punto di vista, e per quella che era la storia dell’interpretazione che la medicina ha dato di questo, idratazione e nutrizione non sono terapie ma sono momenti importanti dell’assistenza dei quali ha bisogno chiunque, sano o malato, giovane, bambino, vecchio, disabile o in grado di esprimere validamente la sua attività. Questa possibilità di rifiutare idratazione e nutrizione è un limite fondamentale della proposta di legge in discussione, che porterà a far rientrare dalla finestra ciò che si è voluto mandar fuori dalla porta, nel senso che eutanasia è un concetto che troppo sbrigativamente  viene considerato come finalizzato a provocare attivamente la morte. L’eutanasia in realtà è quel concetto che esprime un intervento, o un non intervento, finalizzato ad accelerare la morte di un paziente. In questo senso la sottrazione dell’idratazione e della nutrizione, anche a persone che avevano lasciato questo nelle proprie dichiarazioni anticipate di trattamento, e ancor peggio a persone per le quali potrebbe intervenire il tutore non essendo in grado di intendere e volere e non avendo presentato prima questa dichiarazioni, la sospensione di idratazione e nutrizione mirano ad un’unica cosa, ad accelerare la morte del paziente”.

La legge in discussione non molto lontana da quanto già previsto in Belgio e in Olanda…
“Sì,  ma qui si sta aprendo una porticina, o una finestrella, con la quale si fa entrare un concetto, sotto sotto, piano piano, tacito tacito, di eutanasia omissiva, cioè per sottrazione”.

Questa sul fine vita è una battaglia solo cattolica o c’è una convergenza anche laica sul concetto di dignità della vita?
“È più facile certamente per chi ha fede, per coloro per i quali la vita è sacra, ma io mi auguro che anche tante altre persone si rendano conto dei pericoli, anche se il tempo sembra giocare a nostro sfavore. Non possiamo non considerare la possibilità  che anche chi semplicemente si trova in una situazione di difficoltà può finire per avvertire su di sé una pressione a togliersi di mezzo. Una società ad esempio dove non ci sono più bambini e ci sono tanti vecchi, molti vecchi possono sentirsi quasi in dovere di togliersi di mezzo”.

E per il medico?
“Per quanto riguarda la medicina in particolare, io credo che sia una sconfitta enorme a partire proprio dal giuramento di Ippocrate e dall’alleanza che dovrebbe legare il medico e il paziente, dall’incontro tra la fiducia del paziente e la coscienza del medico. Credo che sia una sconfitta quella di rinunciare a curare. Tornando al caso recente in Olanda: il paziente depresso, stanco della vita, non avrebbe bisogno degli anti depressivi cioè della cura invece di essere fatto fuori? Un paziente che ha dolore, non avrebbe bisogno di antidolorifici cioè di cure palliative? E oggi la medicina è paradossalmente nelle condizioni migliori per fare questo! Noi di fatto stiamo pervertendo, per dire così, la medicina che non sarà più quella nella quale io mi sono avventurato ormai tanti anni fa, ma sarà quella di un tecnicismo che esegue in maniera pedissequa i “desideri” del paziente, appunto la medicina dei desideri, in cambio di una remunerazione. Cioè una concezione utilitaristica della medicina che non ha più niente a che fare con la dignità di questa professione. Questo è il dramma secondo me per quanto riguarda la medicina”.

Chi si avvicina ai corsi di studio, dovrebbero porsi la domanda…
“Gli studenti dovrebbero chiedersi perché lo fanno, che senso ha. Se il rapporto con la propria professionalità deve essere quella di essere un esecutore di ordini, cioè un tecnico, secondo me si rischia poi di fare, come sta avvenendo, pure il becchino. Pensiamo, sbagliando, che da noi non può arrivare a questo. In realtà se io faccio il raffronto tra 15 anni fa ed oggi mi rendo conto che tra colleghi non stiamo più ragionando come avremmo ragionato 15 anni fa, appunto, con molta nettezza di fronte a questi temi. Alla fine è tutta la medicina che entra in crisi, perché voglio ricordare che in alcuni paesi sì, c’è gente che vuole anticipare la sua fine ma c’è anche chi ha paura di andare in ospedale per paura di trovare un medico che facendo suo un giudizio di qualità sulla vita del paziente decide quando è venuto il momento opportuno perché il paziente esca di scena”.

Tornando alla proposta di legge, quali sono i tempi di questa discussione in parlamento?
“Dipende da quello che accade in altri ambiti, il referendum sulla riforma costituzionale, la legge elettorale, elezioni o meno anticipate… può andare in porto prima della fine della legislatura, entro il 2018”.

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Giovani medici e autanasia

Cosa pensano i giovani medici sul fine vita e l’eutanasia? Al convegno sono stati presentati i risultati di un’indagine conoscitiva svolta per l’occasione tra gli specializzandi della Scuola interdipartimentale di Medicina e chirurgia di Perugia Sono stati elaborati i dati di 129 questionariraccolti  tra le varie scuole di specializzazione quali Anestesia e Rianimazione, Cardiologia, Geriatria, Radiodiagnostica, Medicina Interna, Chirurgia Vascolare, Chirurgia Toracica, Chirurgia Generale, Medicina D’Urgenza, Medicina Del Lavoro, Pediatria, Ortopedia, Chirurgia, Otorinolaringoiatrica, Chirurgia, Oculistica, Endocrinologia, Neurologia, Ostetricia e Ginecologia, Chirurgia urologica. Le rispooste, oltre a mostrare il grado di conoscenza e competenza medica sul tema hanno evidenziato anche il fatto che  il 60% circa dei giovani medici è favorevole all’eutanasia.

AUTORE: Maria Rita Valli