Lo sport non è solamente vittorie, medaglie, premi e trofei, ma molto altro. La competizione può essere anche un ottimo vettore per trasmettere un messaggio o per aiutare persone. Tra coloro che vedono lo sport in un’ottica solidale troviamo l’associazione Fuorigioco onlus. Nata nel 2010 dall’unione di alcuni operatori di cooperative sociali che si occupano di salute mentale, può contare sulla collaborazione di psichiatri e cittadini volontari. Tutti insieme hanno deciso di unire le proprie forze allo scopo di aumentare la capacità relazionale agli utenti dei servizi psichiatrici, in particolare attraverso la composizione di una squadra di calcio a 5.
Come affermato dal presidente dell’associazione, Francesco Boriosi: “La grandezza dello sport è proprio questa: abbattere tutte le barriere. All’interno del campo da gioco siamo tutti uguali, e questo spiega in modo efficace il nostro spirito: evitare qualsiasi tipo di distinzione e accogliere il maggior numero di persone. La maggior parte dei componenti della squadra sono individui seguiti dal Centro salute mentale, ma non solo”.
A far parte del team e a prendere parte ai costanti allenamenti (tutto l’anno, ogni settimana, nei giorni di lunedì e martedì) sono infatti varie persone che sono in una situazione di difficoltà, di qualsiasi genere.
Boriosi ha poi messo in risalto la principale problematica che devono affrontare: “Spesso il malato mentale viene percepito come aggressivo e pericoloso e, pertanto, tende a essere isolato. La nostra associazione mette al primo posto l’uomo e non la malattia, quindi combattiamo l’isolamento, cerchiamo di far integrare gli individui e di restituire loro una certa autonomia”. Il presidente ha poi tenuto ad aggiungere che l’associazione Fuorigioco è la prima a non voler essere un ente a sé, ma mira a creare una rete di relazioni e instaurare rapporti con le altre organizzazioni.
Come precisato inoltre da Boriosi, l’ingresso nell’associazione è assolutamente semplice: nessun particolare vincolo e, praticamente, costo zero (si richiede solamente la sottoscrizione di una tessera a un prezzo simbolico). “La crisi ha fatto aumentare il numero di persone che necessitano di aiuto, sono cresciute a dismisura le problematiche psicologiche, e siamo costretti a combattere addirittura nuove forme di psicopatologia. Perciò, chiedere un contributo economico a coloro che affrontano situazioni delicate e che non lavorano, significherebbe aggiungere un ulteriore peso”. Il presidente ha concluso che l’obiettivo attuale è quello di trovare spazi nei quali giocare, mentre il sogno nel cassetto è “creare una struttura in grado di offrire un lavoro a questi ragazzi”.