Gesù, modello di amore

DON ANGELO fanucciQuando ho letto per le prima volta l’intestazione della Preghiera eucaristica V/C, “Gesù, modello di amore”, ho avuto un moto istintivo di sospetto. Ingiustificato, ma non senza fondamento, finché uno non va oltre l’intestazione della preghiera.

“Modello di amore”: di quale amore? Di quello per gli uccelli del cielo e per i gigli dei campi? Di quello che trasuda da una certa troppo diffusa iconografia: un semita truccato da nord-europeo, barba curatissima, testa appena reclinata a destra, occhi languidi, sapienti volute di riccioli a inquadrarne il volto bellissimo?

“Tu ci hai donato il tuo Figlio Gesù come fratello e redentore”. Fratello in quanto redentore: il suo amore non è un vago sentimento che consola e lenisce i nostri episodici doloretti a mo’ del cachet del farmacista; il suo amore redime, salva, trasforma, ma soprattutto… è parziale: “amore per i piccoli e i poveri, gli ammalati e gli esclusi”, incapace di chiudersi alle necessità e alle sofferenze dei fratelli.

Un amore che per forza endogena si dirige verso chi maggiormente ha bisogno di essere salvato. La sfacciata predilezione ha il suo perché da parte di chi viene prediletto, mentre Colui che predilige – il Padre – ha sempre cura di tutti i Suoi figli.

La predilezione sviscerata, spudorata, invincibile riservata agli ultimi forma dunque il nucleo della esemplarità di Gesù nei nostri confronti; come dire che, tra le tante cose che ci insegna, questa è la più importante. Ma noi questo insegnamento… non lo diciamo, ci sembra eccessivo, e per ripararci da questo tsunami che sconvolgerebbe la nostra vita, ricorriamo a formule edulcorate, tipo “l’opzione preferenziale per i poveri”.

No, l’operazione deve essere radicale. A noi che, pur essendo ciechi nei confronti dei poveri, ne parliamo con una lucidità presuntuosa, non basta una vista più acuta: per noi ci vogliono occhi nuovi. “Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli”: ci è indispensabile la luce della tua Parola “per confortare gli affaticati e gli oppressi”. Al sentire autentico deve tenere dietro l’impegno concreto: “Fa’ che ci impegnamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti”.

Poi, collocando la Chiesa al posto che le compete, cioè al servizio del Regno, l’orizzonte della Preghiera V/C si allarga e abbraccia tutta la vita, con tutte le sue virtù, anche quelle che non hanno mai fatto parte del nostro tradizionale repertorio: “… la tua Chiesa sia testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace, perché tutti gli uomini possano aprirsi alla speranza di un mondo nuovo”. Amen, amen. Vieni, Signore Gesù!

AUTORE: Angelo M. Fanucci