di Daris Giancarlini
Kylian Mbappè, 19 anni, è uno dei calciatori francesi che hanno contribuito al successo del suo Paese agli ultimi Mondiali. È stato eletto miglior calciatore giovane del torneo di Russia, ma tutto questo non gli ha fatto dimenticare il suo passato di figlio di immigrati, nato e cresciuto nelle periferie, spesso bollenti, di Parigi. Dove lui, nelle pause tra una partita e l’altra con il Paris Saint-Germain, torna a trovare chi è stato meno fortunato di lui.
Il premio per aver vinto il Mondiale (500 mila euro), Mbappè lo darà in beneficenza, a un’associazione che aiuta con programmi sportivi mirati i bambini malati e disabili delle periferie francesi. Con i quali – hanno raccontato i responsabili dell’associazione – Kylian va ogni tanto a tirare due calci al pallone per strappare loro un sorriso. Spesso ci immaginiamo questi grandi campioni come robot programmati per fare soldi; alcuni forse lo sono, altri danno l’impressione di esserlo. Tanti di loro, come il 19enne campione francese, fanno prevalere il lato umano, aiutando chi soffre. Tutto ciò non rende meno scandalosi i loro guadagni, ma è rassicurante sapere che parte di questi viene impiegato per scopi benefici. Al di là di ogni moralismo un tanto al chilo, che non serve a cambiare nulla.