I giovani di Perugia in pellegrinaggio a Santiago de Compostela

I 103 pellegrini hanno ricevuto il “mandato” dal vescovo Salvi

Un’atmosfera gioiosa, dentro e fuori la chiesa di Santa Maria della Speranza di Olmo domenica sera, ha salutato i 103 giovani di Perugia partecipanti al pellegrinaggio a Santiago de Compostela organizzato dalla Pastorale Giovanile in collaborazione con quella Universitaria e il Comitato zonale Anspi (il rientro è previsto il 4 agosto). Senza cellulare, con in tasca non più di dieci euro al giorno e nello zaino, oltre allo stretto necessario, la corona del rosario, il libro delle preghiere, i giovani sono partiti per questa esperienza di fede all’insegna della carità, dopo la santa messa presieduta dal vescovo ed amministratore diocesano monsignor Marco Salvi. Al termine della celebrazione il presule ha benedetto i giovani e conferito loro il “mandato di pellegrino”, esortando ciascuno a vivere intensamente l’esperienza comunitaria della propria “fraternità” non solo nei momenti di preghiera e spiritualità. Ben dieci sono le fraternità che caratterizzano il pellegrinaggio, ciascuna formata da una decina di pellegrini con due referenti denominati “Pietro”, per i ragazzi, e “Maria”, per le ragazze. A tutti loro monsignor Salvi si è rivolto nel commentare il Vangelo della domenica collegandolo all’esperienza del pellegrinaggio. Il presule si è soffermato sull’importanza della preghiera, richiamandosi al discepolo che disse a Gesù: “Signore insegnaci a pregare”.

120 chilometri a piedi

Non mancheranno momenti di svago ed escursioni durante i 120 chilometri a piedi dal Portogallo a Compostela. Ben 2.683 sono i chilometri che separano la chiesa parrocchiale della frazione perugina di Olmo dal santuario di Santiago, così è scritto sul “cippo” in muratura realizzato da due parrocchiani in prossimità del complesso di Santa Maria della Speranza a memoria di questo inizio di cammino dove i 103 giovani pellegrini hanno posato per la “foto-ricordo” prima della partenza alle 23 di domenica. A precederli davanti al “cippo” sono stati il vescovo Salvi, il direttore dell’Ufficio per la pastorale giovanile don Luca Delunghi, il parroco di Olmo monsignor Fabio Quaresima e i sacerdoti accompagnatori don Riccardo Pascolini, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria, don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, e tre dei sacerdoti ordinati lo scorso anno, don Vittorio Bigini don Daniele Malatacca e don Michael Tiritiello.

La preghiera lungo il cammino

La preghiera non è una contrattazione sindacale. “Come è vera – ha commentato monsignor Salvi – anche per noi questa richiesta”, perché “abbiamo ridotto la preghiera ad una contrattazione sindacale, ad un ‘do ut des’, io ti do del mio tempo perché tu possa ricompensarmi. Le tre letture di questa domenica ci ricordano il senso, il significato della preghiera che è un colloquio, un rapporto, una relazione, non una richiesta. È una domanda fatta fra un’amante ed un amato. L’amante è Dio che ti vuole bene, che ha premura per la tua vita, vuole che tu viva nella pienezza e tu sei l’oggetto di questo amore affidandoti alla presenza buona del Padre. Da solo sei sempre con il sedere per terra, non riesci a darti quel significato che il tuo cuore vuole, perché il nostro cuore grida di senso, di significato di bellezza e ti accorgi che da te non lo puoi conquistare. La preghiera è rivolgersi a quell’amante, che è Dio, per la tua vita, che ti doni questa pienezza. Cari ragazzi e ragazze, che fortuna che avete a camminare insieme, perché da soli non fareste neanche un chilometro. Quell’insieme che siete vi permette di essere capaci di qualcosa che non sarebbe stato nella vostra volontà. La preghiera non è una formula che si ripete meccanicamente, ma è un offrire se stessi a Colui che ti ama. E allora anche il camminare diventa preghiera come il mangiare, il parlare. Tutto, anche il gesto più piccolo e banale, diventa sapore dell’Eterno, santificato. Per questo sappiate gustare il pellegrinaggio, perché quando arriverete alla meta per abbracciare l’apostolo Giacomo e gli direte “amico raccomandaci a Dio”, è come se si terminasse un percorso capendo quello che è il senso e il significato della vita. La vita stessa acquista un sapore diverso, quello che ho sperimentato anch’io tanti anni fa, sul finire degli anni ’70, giungendo giovane pellegrino a Santiago de Compostela”.

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