Grande festa liturgica nel santuario che custodisce le spoglie del Beato

Cannaiola / XIII anniversario della beatificazione di don Pietro Bonilli

La primavera nella nostra Chiesa non è soltanto san Benedetto ma anche il beato don Pietro Bonilli, beatificato da Giovanni Paolo II, in piazza S. Pietro, il 24 aprile 1988. Ricordiamo la pioggia di quel giorno, quasi al di fuori del tempo, nella luce dell’eternitàAnche quest’anno, all’inizio del III Millennio, sembrava dovesse ripetersi il nubifragio, ma il sole finalmente ha vinto. Quasi memoria delle tempeste scatenatesi sul Bonilli soprattutto negli anni ’70 e ’80, finché il tempo e gli uomini gli resero finalmente giustizia. Tre i momenti fondamentali delle celebrazioni, in questo primo anno del Millennio: la festa liturgica del 24 aprile a Cannaiola con l’omaggio del Comune di Trevi, la manifestazione al Teatro “Clitunno” di Trevi con la “Consegna dei riconoscimenti”, finalmente il pellegrinaggio delle “famiglie nazarene” a Cannaiola, il 1 maggio.CANNAIOLA: LA FESTA LITURGICAVenti sacerdoti hanno concelebrato nella solenne Eucaristia presieduta dall’arcivescovo mons. Riccardo Fontana nella chiesa parrocchiale di Cannaiola, Santuario bonilliano, ove riposano le sacre spoglie del Beato. Chiesa gremita, suore e popolo insieme, servizio musicale impareggiabile della Schola Cantorum della parrocchia, iniziata e portata a livelli di primissimo piano dal parroco don Sileno Cariolati, che ora è lassù col Bonilli, tra gli angelici cori. Ricordiamo quanto il Bonilli gradisse la musica e il canto, anche quello semplice ma toccante delle sue ciechine. Festa celebrata tanto nell’armonia delle voci che nella rievocazione del Pastore. Chi fu il Bonilli? Un prete – ha detto l’Arcivescovo – che seppe essere “anello provvidenziale” fra la tradizione di santità, fiorita da secoli nella nostra Chiesa locale, e le difficili prove del secolo XIX (sulle condizioni del clero basterebbe rileggere il Martina). Una santità fatta di quotidianità e di povertà, senza bisogno di eccelsi voli culturali, pur nel fiorire dei periodici dalla sua Tipografia Nazarena impiantata a Cannaiola. La grandezza del Bonilli è nella radicalità delle scelte per Iddio e per i poveri. Sente di dover dare tutto, si interroga a lungo se partire missionario, in Cina, ma poi, affidandosi al suo padre spirituale, fa la scelta di restare in patria. Sarà così Cannaiola, così denominata dalle canne palustri della zona, acquitrini e povertà, gente ribelle e intrattabile. Il parroco precedente non aveva resistito, accettando di confinarsi a mille metri in un paesucolo di montagna pur di non restare laggiù. Ed ecco il Bonilli, 22 anni, appena diacono, che accetta addirittura di “concorrere” con tanto di prova scritta. La parrocchia, con lui, si andrà man mano trasformando, la chiesa parrocchiale andrà risorgendo, e la gente lo vedrà manovale in alto con i muratori. Una chiesa che egli poi doterà del meraviglioso gruppo statuario della Sacra Famiglia, innanzi a cui ancor oggi la gente prega con l’incanto del primo giorno. Mons. Fontana ha parlato appunto di “ingenuità incantata”: fu proprio un tratto del Beato quello di riflettere fin da bambino lo “stupore” di Maria e Giuseppe, nell’infanzia e la fanciullezza del loro Gesù. Ecco allora il Bonilli “travolto dal sacerdozio”, discepolo di un prete eccezionale quale don Ludovico Pieri. “Servizio dei poveri nella contemplazione”: così mons. Fontana ha definito il carisma bonilliano; contemplazione della Sacra Famiglia, contemplazione della Chiesa come famiglia di Dio, con al primo posto i “nobili di Dio”, e cioè i poveri, gli ignobili del mondo. “Chiesa-Popolo di Dio: il Bonilli anticipava così il Concilio. Nel corso della cerimonia, poi, abbiamo avuto il grande momento dell’offerta dell’olio per la lampada che arderà innanzi all’Urna del Beato. Presenti i sindaci di Spoleto e Castelritaldi, il Sindaco di Trevi, dopo la recita di una particolare preghiera al fulgido “compaesano”, ha proceduto con l’Arcivescovo all’accensione. Olio di casa: segno, simbolo, promessa. Patria fortunata Trevi: un missionario in patria, il beato Bonilli, un missionario e martire in Cina, sant’Antonino Fantosati, un monaco illustre, il beato Placido Riccardi. Coetanei, amici, specie il Bonilli e il Fantosati, Che si può desiderare di più? AL TEATRO CLITUNNO: I RICONOSCIMENTIAbbiamo già accennato nello scorso numero ai “riconoscimenti”, che vengono assegnati “per diffondere la conoscenza dei carismi del beato Bonilli e stimolarne l’imitazione” (art. 5 dello Statuto). Essi sono stati consegnati al pomeriggio di domenica 29, nel Teatro Clitunno di Trevi, presenti sul palco d’onore l’arcivescovo mons. Fontana, il sindaco di Trevi Amabile Muzi, la superiora generale della Sacra Famiglia madre Danila Santucci e mons. Italo Monticelli della Curia di Milano, che ha parlato sul tema “Don Pietro Bonilli: una vita spesa nella carità”. Don Italo è un grande appassionato del Bonilli, sempre vicino alla sue Suore, già negli anni della beatificazione. Anche questa volta è stato di una rara efficacia, coinvolgendo simpaticamente l’uditorio. E visto che i riconoscimenti hanno lo scopo della conoscenza dei “carismi”, proprio ai carismi egli si è riferito sottolineando “la carità di famiglia, e quindi di comunità”. Vari sono i modi – egli ha detto – con cui va attuandosi la carità. Il Bonilli fissava i suoi occhi sulla Trinità e quella che egli chiamava Triade in terra: la Sacra Famiglia. Ecco, fare del mondo una sola famiglia, una grande casa in cui i poveri sono i primi ad essere accolti: carità comunionale. Più ampio resoconto potremo darne nel periodico diocesano Chiesa in cammino. Con mons. Monticelli si è congratulato il conduttore della serata, Paolo Giovannelli che, nella Rai si occupa particolarmente dei “senza soggiorno”. E’ lui che ha rivolto varie domande sia agli ospiti d’onore che ai tre destinatari dei riconoscimenti: per i sacerdoti, mons. Agostino Rossi, vicario generale, per le Suore della S. Famiglia suor Filomena Mazzoli di Norma, per le famiglie i coniugi Sante ed Elisabetta Ferretti di Foligno. Le targhe d’argento sono state consegnate rispettivamente dall’arcivescovo mons. Fontana, dalla Madre generale della S. Famiglia e dal Sindaco di Trevi. Mons. Rossi ha avuto il riconoscimento per l’annuncio costante del Vangelo di Nazareth seguendo l’ideale del beato Bonilli, suor Filomena per il suo impegno negli ospedali, soprattutto nell’assistenza notturna, i coniugi Ferretti per l’amore-venerazione con cui hanno seguito fino alla morte, avvenuta due anni fa, la figlia Daniela, terribilmente minorata, accolta però e seguita come un autentico dono del Signore. La mamma Elisabetta è originaria di Cannaiola. Al “riconoscimento” era presente anche Roberto, fratello di Daniela: una famiglia che nella prova e nel dolore ha dimostrato come quello che chiamano impropriamente destino, può trasformarsi in evento provvidenziale. Per tutti valgano le parole del Bonilli incise sulla targa: “La Sacra Famiglia ti benedica di una benedizione piena e sovrabbondante”. Un grazie commosso anche al Coro di Cannaiola per il magnifico Concerto.

AUTORE: A.R.