Grazie a Pio XI 

abatjour

L’ultima abat-jour s’è spenta su due domande che – dicevamo – ci ha posto l’avvento del Welfare State. Prima domanda: è vero che per i poveri nessuno ha fatto quello che ha fatto la Chiesa, ma l’enorme potenziale del quale la Chiesa dispone è stato utilizzato tutto? Seconda domanda: quando la storia, come nel caso della nascita del Welfare State, impone alla carità della Chiesa una virata di 90°, riusciamo a sterzare senza revanscismi, senza mugolii di fatica? Riusciamo ad impiegare l’enorme patrimonio di bene per i poveri che ci è stato donato in una direzione nuova, e magari ancora più vera, e più feconda sul piano dell’evangelizzazione?La nascita dello Stato sociale divise noi cattolici in rinunciatari (“lasciamo perdere, quello che per secoli abbiamo fatto noi d’ora in avanti lo faccia lo Stato”) e integralisti: nel 1967, in un congresso della Pontificia opera di assistenza, un uomo di Chiesa del calibro di p. Lener sj gridò tra gli applausi: “Solo la religione e l’amore possono impegnarci ad assistere”. Effettivamente il nascente Stato sociale, accanto all’enorme merito di aver messo al centro il principio che ogni servizio alla persona, soprattutto alla persona in difficoltà, deve essere pubblico, gratuito e generalizzato, aveva avuto l’enorme demerito del totale, irragionevole, puerile rifiuto di tutte le istituzioni private, e quindi anche delle nostre. A questo punto intervenne la lettera enciclica Quadragesimo anno, pubblicata nel 1931 da Pio XI per il 40° anniversario della Rerum novarum: Papa Ratti ribadisce tutti i contenuti dell’enciclica leoniana, ma aggiunge due punti nuovi e importantissimi: – prima che allo Stato, il diritto/dovere di assistere i poveri, in tutta la gamma delle forme in cui la povertà si manifesta, tocca a quei corpi intermedi della società che sono maggiormente vicini ai loro problemi;- lo Stato, entro il quadro dei principi di gratuità, universalità e totale rispetto della persona, non solo non deve ostacolare la loro opera, ma deve favorirla, farle da subsidium. È il principio di sussidiarietà, che nel 2005 anche la Regione Umbria ha inserito nel proprio Statuto, pur se con delle cautele abbastanza insensate. Perbacco! Chi più di noi cristiani è “vicino ai poveri”? Ci sono stati affidati addirittura come pars hereditatis nostrae!! Il capitolo 25 di Matteo ha legato tutto intero il successo della nostra vita davanti a Dio al fatto di aver dato da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, ecc., cioè ai big di quella classe dei Poveri di JHWH che (come espliciterà il Manzoni) coglie al volo quel succo della vita che i saggi e potenti del mondo ignorano del tutto. E allora?

AUTORE: Angelo M. Fanucci