La notizia sussurrata da tempo, con preghiera di “embargo” per evitare contrattempi, è stata ufficializzata, seppur indirettamente, nelle ultime ore: domenica 7 dicembre sarà Papa Francesco, probabilmente in diretta televisiva (Domenica in?) ad accendere l’Albero di Natale più grande del mondo, esistente dal 1981 – e dal 1991 inserito nel Guinnes dei primati -, frutto dell’opera intelligente, generosa e disinteressata di tanti volontari, considerato tra le espressioni più significative del periodo natalizio.
La richiesta al Santo Padre era stata formulata dal “comitato degli Alberaioli”. A inoltrarla aveva quindi provveduto il vescovo mons. Mario Ceccobelli, accompagnandola e caldeggiandola con una serie di contatti personali con la Santa Sede e in particolare con mons. Leonardo Sapienza della Casa pontificia.
Papa Francesco, come già il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (2012) e il Pontefice emerito Benedetto XVI (2011), premerà il pulsante che “disegna” l’Albero direttamente dal palazzo apostolico, con l’aiuto dell’informatica e di un apposito tablet.
Quest’anno, per la prima volta, la cerimonia si svolgerà in piazza 40 Martiri, in una cornice che – anche in prospettiva televisiva – valorizza la maestosa bellezza del centro storico. Un paio di maxischermi consentiranno di poterla apprezzare nel suo insieme. Intanto gli Alberaioli stanno apportando gli ultimi ritocchi alla loro “creatura”.
Il graditissimo “sì” di Papa Francesco potrebbe essere stato favorito anche dai tanti ricordi e testimonianze che fanno di Gubbio la seconda patria di san Francesco.
Un rapido exursus. “A.D. 1206 [san Francesco] si porta nella città di Gubbio. Qui da un vecchio amico riceve in dono una povera tunica” si legge nella prima biografia (1228-29) del Poverello scritta da Tommaso da Celano per incarico del pontefice Gregorio IX. La chiesa della Vittorina, la “Porziuncola di Gubbio”, gli è messa a disposizione dal vescovo B. Villano (1213) per il primo insediamento minoritico. Poi l’assistenza ai lebbrosi (resti del Lazzaretto, lungo la cosiddetta “strada dritta”); la chiesa di Caprignone (sede di un Capitolo di trecento frati nel 1223-24); l’ammansimento del lupo (1220-22?) narrato dai Fioretti e riprodotto sul sigillo della Custodia eugubina (sec. XIV), il monumentale complesso di San Francesco in piazza 40 Martiri (prima metà del 1200), tra i primi a essere innalzati in onore del Santo, e modello per tutte le altre chiese francescane del secolo XIII.