I 60 anni de La Voce e i 30 di Umbria Radio: nel web, ma legati al territorio

La Voce / Umbria Radio. Grande evento per celebrare, rispettivamente, i 60 anni e 30 anni di fondazione

voce-redazione-bnL’iniziativa che proponiamo all’attenzione degli operatori della comunicazione e di coloro che ne sono interessati, sabato 3 maggio, risponde ad alcune esigenze proprie di questo periodo di vita della Chiesa e della società in generale. Ci troviamo di fronte al problema di come considerare la storia e l’esperienza del nostro recente passato in rapporto al settimanale cattolico regionale La Voce, nel suo 60° anno di vita, e nel 30° di Umbria Radio.

Sappiamo tutti molto bene che oggi il passato non solo non è di moda, ma non conta, ed è anzi motivo di disturbo. Credo tuttavia che non si debba correre il rischio di cadere nella perdita della memoria, prima di tutto la memoria delle persone. Troppo spesso, con disinvolta facilità, vengono archiviati in contenitori abbandonati nei ‘sottoscala’ i ricordi di persone che hanno speso una vita per una causa giusta e un progetto culturale e pastorale. Questa memoria, che non può attualizzarsi nell’ordinario svolgersi del lavoro quotidiano, deve trovare spazio almeno in quelle svolte della storia che sono, o almeno possono essere, gli anniversari. Senza rimanere inchiodati al passato, coltivare una memoria vigile e disincantata, riconciliata e purificata dal tempo, non può che essere una ricchezza come scoperta di radici che nutrono i rami traendo linfa vitale da un terreno profondo, fertile e ben coltivato.

Ma il confronto più immediatamente vivo e inevitabile per l’evidenza e l’immediatezza del presente in fugace cambiamento è con le sfide delle nuove tecnologie e della nuova mentalità. Ci troviamo di fronte a un tale cambiamento di mezzi, soggetti e fini, che ci sentiamo spesso travolti e sorpassati, incapaci di fare il punto. Il punto di dove siamo, che cosa facciamo, che cosa sta succedendo. Siamo in cerca della sintonia, della connessione, dell’integrazione nel pannello della comunicazione globale, un posto fermo nel flusso delle informazioni a valanga.

Abbiamo accettato la sfida della comunicazione 2.0, della Rete, con i social network e con le conseguenze che ciò comporta. Abbiamo superato la fase della problematizzazione, e siamo entrati con coraggio nella fase dell’operatività, ritenendo il nuovo – innestato nel profondo e nella libertà della fruizione – come un’opportunità.

Tutto ciò, rimanendo fedeli al territorio. Molti lo “saltano”, preferendo i paradisi facili dell’“evasione”, sia pure devota, evitando il morso del terreno che frana sotto i piedi e della miseria materiale e morale che ci circonda. I media legati al territorio oggi sono messi di fronte al rischio di scomparire. Lo sforzo che si deve compiere è rinnovarsi per poter tenere fermo il punto attorno a cui si attivano percorsi culturali e sociali di educazione all’identità e alla appartenenza, di democrazia, e di rispetto del pluralismo.

La nuova “cultura dell’incontro” proposta con segni eclatanti da Papa Francesco sta a indicare che solo rimanendo nella periferia in cui siamo possiamo svolgere un servizio che metta al centro la persona nel suo “essere a”, nella sua essenziale apertura ad essere per l’altro, a diventare un “noi” sempre più ampio, fino a essere universale. Quest’iniziativa, con l’esecuzione della Messa in Si minore di J. S. Bach, vuole anche comunicare che siamo dentro una storia – come si accennava sopra – che non perde nulla di quanto le è stato affidato, sapendo che molte sono le vie della comunicazione, e quella della musica religiosa appartiene alla più nobile e ricca storia della cristianità.

Alle lotte e alle violenze di un tempo conflittuale, un genio musicale e religioso insieme ha trovato l’ispirazione giusta per condurre le persone alla contemplazione di un mondo riconciliato e pacificato che non cessa di invocare con le note di Bach: dona nobis pacem, l’ultimo dei 27 pezzi che compongono la straordinaria Grande Messa. La Messa in Si minore di Bach è la musica religiosa più bella, alta e profonda che sia mai stata scritta da uomo.

La Chiesa in Umbria, e coloro che svolgono il compito di comunicatori, operano in questo orizzonte del Bello, del Sacro, di ciò che eleva l’anima e può suggerire pensieri di bontà e di pace a ogni persona, travalicando i confini della fede cristiana. Valori radicati nel territorio, così come lo sono il coro e l’orchestra, realtà nostre, della nostra Umbria finalmente, una volta tanto, protagonista.

Il programma

SABATO 3 MAGGIO

Ore 18 – Perugia, sala del Dottorato (presso le logge della cattedrale)

“Protagonisti in Umbria”, dibattito per i 60 anni de La Voce e i 30 anni di Umbria Radio. Intervengono Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, Paolo Bustaffa, coordinatore di Eurocom, Antonio Preziosi, già direttore di Radio Uno, mons. Elio Bromuri, direttore del nostro settimanale, e mons. Paolo Giulietti, direttore di Umbria Radio.

Ore 21 – Perugia, cattedrale

Saluto del card. Gualtiero Bassetti.

Messa in Si minore – BWV 232 di Johann Sebastian Bach, eseguita dal coro dell’Accademia degli Unisoni e dall’Orchestra da camera di Perugia, diretti dal m° Leonardo Lollini.

AUTORE: Elio Bromuri