Nel contributo di Cristina Cristofori, i giovani sono paragonati all’uccello che per primo saluta il mattino: le loro tendenze spesso “irriflessive” annunciano la società di domaniI giovani adolescenti in Umbria sono stati oggetto di una ricerca molto ampia, che ha fornito una massa di dati raccolti in un volume di 365 pagine, in cui non vi sono soltanto aride tabelle con le percentuali delle risposte date dai 2.000 intervistati, ma introduzioni sul senso della ricerca e l’uso cui la ricerca è destinata, e commenti sui dati. Si voleva indagare, come è detto nel sottotitolo, su “valori, culture, stili, relazioni, linguaggi della nuova generazione tra 14 e 19 anni”. Non potendo dare un resoconto neppure minimo, per fare un esempio e invogliare alla lettura ci limitiamo a citare il commento di Cecilia Cristofori che porta il titolo I primi nativi postmoderni, che ha fatto ruotare la descrizione dei giovani intorno al perno della “riflessività”, per fornire un parametro efficace per la conoscenza di questi adolescenti tra i 14 e i 19 anni, nati nella società postmoderna, che tutti conosciamo. La Cristofori, pur rilevando che la distinzione tra giovani riflessivi e irriflessivi è necessariamente schematica, delinea il carattere dei primi evocando per loro la civetta, l’uccello di Minerva, emblema usato dalla cultura occidentale per indicare il pensiero, la coscienza, la filosofia. Mentre per gli irriflessivi ha proposto l’immagine dell’allodola, il primo uccello del mattino. I riflessivi, più attenti e impegnati nella costruzione della propria personalità e nell’inserirsi in un processo di socializzazione, pur senza la passione dei giovani di un tempo passato, si trovano soprattutto nella parte più adulta dell’adolescenza, tra coloro che hanno un più ricco bagaglio culturale, e tra le ragazze. Le “allodole”, invece, sono i giovanissimi che annunciano “il nuovo del mondo in cui già siamo” con l’immediatezza e la spontaneità loro propria. Giovanni Paolo II li ha chiamati “sentinelle del mattino”, La Pira invece le rondini che annunciano la primavera. Una cosa è certa, e rende la ricerca di grande interesse per la molteplici di suggerimenti e suggestioni: pur non riducibili ad una sintesi unitaria, come ha notato il presidente dell’Aur Claudio Carnieri, i dati rappresentano una occasione di riflessione e di dialogo che risulterebbe molto stimolante per genitori e educatori al fine di poter agire efficacemente nell’ambito dell’educazione. L’esigenza di ciò scaturisce anche da alcuni dati dai quali si evince che i giovani umbri – detto in termini approssimativi – hanno difficoltà maggiori dei giovani del resto d’Italia. Alla presentazione del volume all’Università erano presenti alcuni preti che si dedicano alla pastorale giovanile. Una lettura di questi dati potrà essere di gande utilità anche per progettare programmi di lavoro per e con i giovani.
I nostri teenager sono “allodole”
I risultati della ricerca appena effettuata dall’Agenzia Umbria ricerche (Aur)
AUTORE:
Elio Bromuri