Il dialogo tra don Ivan Maffeis e i giovani

I giovani. Nella sosta a Prepo per l’incontro con i giovani della diocesi (in questa giornata intensa, prima della ordinazione episcopale che sarà questo pomeriggio, dopo un momento di preghiera don Ivan Maffeis dialoga con i giovani che hanno posto loro delle domande alle quali il Vescovo ha dato delle risposte.

Don Riccardo Pascolini ha introdotto e condotto il dialogo con i giovani.

Ecco le domande e una rapida sintesi delle risposte di don Ivan

GIOVANE FAMIGLIA: Eccellenza, siamo una giovane famiglia: ci chiamiamo Giacomo e Lucia, abbiamo entrambi ventisei anni, siamo lavoratori e viviamo il nostro essere Chiesa in un cammino di fede. La testimonianza delle famiglie che ci hanno accompagnato nel fidanzamento ci ha persuaso che, se Gesù Cristo è colonna portante della quotidianità familiare, si può vivere il “per sempre”, coltivando il matrimonio nell’Amore come nucleo di evangelizzazione, “costruendo la propria casa sulla roccia”. Di fronte alle difficoltà che nel tempo tantissime famiglie vivono nel “rimanere ancorati alla roccia” e nel riuscire a vivere i sacramenti e i momenti comunitari. secondo Lei cosa si può fare di più per sostenere le famiglie da questo punto di vista? (Giacomo e Lucia Zausa)

GIOVANE LAVORATORE: Eccellenza, nella lettera apostolica Patris Corde, Papa Francesco scrive: “San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro”. Il lavoro non può essere alienazione ma realizzazione di sé, miglioramento del mondo e luogo di solidarietà reciproca in cui i giovani potrebbero vivere da protagonisti, senza essere condannati a mendicare occupazioni non dignitose o a emigrare. Eccellenza, le mani, le menti e le capacità dei tanti giovani della nostra diocesi sono un prezioso patrimonio per la comunità: come possiamo aiutarli e sostenerli nell’essere protagonisti dell’oggi e del nostro futuro? (Elisa Calzuola)

GIOVANE DISABILE: Buongiorno Eccellenza, benvenuto. Mi chiamo Anna, sono una ragazza in carrozzina con una malattia grave e rara, non curabile. Sono sempre stata educata a non piangermi addosso, ad affrontare tutto col sorriso e la Gioia di Cristo. Per i miei genitori sono un dono di Dio. Anche la parrocchia mi aiuta a crederlo. Io ci riesco a parlare con Lui! La parrocchia è la mia seconda casa. I miei amici preferiscono la discoteca, lo svago, le mie giornate invece sono vuote senza la Chiesa. A volte però accade che la tristezza arrivi a turbare la mia gioia di vivere. Quello che vorrei chiederle è: che cos’è per Lei la Gioia? Quale è, se c’è, una preghiera che a Lei mette gioia? (Anna Martinelli)

Risposta di don Ivan

La cosa più importante non sono le risposte ma le domande. Nella vita ho imparato che la cosa importante non sono le risposte ma le domande e le risposte da cercare insieme.

Devo dire che sono colpito dalla vostra freschezza. Non credo di poter rispondere a tutti ma credo che nel nostro cuore c’è una domanda di infinito. E c’è una risposta da ascoltare. La famiglia: Voi siete una testimonianza, e questo è importante.

Elisa: il lavoro. Di lavoro si muore anche. È successo anche a mio fratello.

Io vorrei dirvi cercate di coltivare i sogni, di non accontentarvi. Ci sono momenti in cui dovremmo farlo, ma anche nel lavoro i sogni diventano vocazione, diventano chiamata, perchè quando troviamo il nostro posto il lavoro diventa il luogo dove diamo il meglio di noi stessi.

Anna: penso che la risposta più bella l’hai data tu con il tuo esserci, con i tuoi genitori. Viviamo in un mondo in cui correre è diventato un idolo ma più corriamo meno incontriamo. È dura essere fermi, ma tu non sei ferma. Mi hai provocato a cercare una preghiera. La cercherò, così avremo occasione di rivederci.

GIOVANE ADOLESCENTE: L’impegno e la vita di noi adolescenti passa spesso per il servizio vissuto nel Gruppo Scout, in oratorio, in esperienze missionarie, e serve ad alimentare i nostri sogni e i nostri desideri di bene, di bellezza e di pienezza. Sappiamo che ‘Una sola è la Via’, ma poi, nel quotidiano, fatichiamo a riconoscerla come nostra, aldilà delle occasioni e delle esperienze forti. Quale consiglio dà al nostro bisogno di certezze e di riferimenti? (giovascout)

GIOVANE UNIVERSITARIO: Un nuovo anno accademico sta per cominciare ed anche in Università sembra viva la società liquida descritta da Bauman sul finire del secolo scorso. Lo spazio di dialogo e relazione tra studenti e docenti di cui era fucina l’Università è ridotto ormai a una rapida fermata della vita in cui acquisire conoscenze e competenze nel minor tempo possibile per diventare “qualcuno”. Appare impossibile parlare di spiritualità, di bisogno dell’umano e addirittura di se stessi, figuriamoci di Dio. Eppure in molti di noi permane forte il desiderio di condividere senza timore che le fatiche, lo studio, il raggiungimento di grandi obiettivi acquistano significato grazie all’incontro con un Altro. Come è possibile per noi poter essere presenti in Università in questo modo? Come condividere il proprio bisogno umano di significato, in una società che sembra non averne bisogno o quantomeno non averne cura? (Emanuele Salera)

Don Ivan Maffeis

Impariamo a guardare con gli occhi del cuore e vedremo che di risposte ce ne sono tante.

Alessandro: credo che nella domanda ci sia già la risposta. Cosa fare: credo che già lo state facendo. Datevi appuntamento, imparate ad aprire la giornata con un momento insieme e vedrete quanti condividono la vostra fede, ma anche quanti non credendo condividono la vostra ricerca.

Al termine dell’incontro don Ivan invita a pregare insieme il Padre nostro per la vita, per il lavoro, per i malati affinché nessuno sia mai lasciato indietro. E conclude con la benedizione e una breve preghiera davanti all’effige della Madonna delle Grazie che riproduce quella della Cattedrale di San Lorenzo.

 

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