Il momento dell’estasi

L’ultima abat jour s’è spenta su una domanda: che c’entra il ciarpame dei miei ricordi personali, a proposito di un’infelicissima gita scolastica al lago di Garda, che tanti anni fa, quando insegnavo al liceo classico “Mazzatinti”, dovetti guidare per puro senso del dovere… che c’entra con i campi estivi per adolescenti che tante parrocchie hanno lodevolmente organizzato, anche nell’estate scorsa? C’entra, perché io penso che per un ragazzo di 15-16 anni quello del campo estivo sia un momento importante del suo passaggio dall’adolescenza alla giovinezza, perché è in quel momento che gli si pone per la prima volta la… necessità dell’estasi. È un pensiero che mi ha suggerito Fernando Armellini, il mentore che da sei anni ho adottato come guida per la lectio divina che ogni settimana, puntualmente vivo con i miei soci dell’associazione “Il Gibbo”. “La proposta cristiana come proposta dell’estasi”, così Armellini intitola l’introduzione al commento del Vangelo di domenica prossima, la 25a del tempo ordinario. “Estasi” viene dal greco existànai, che significa trovarsi fuori di sé. “Estasi” è un concetto che apre uno spiraglio di comprensione sul mistero del male: Dio, creando il mondo e l’uomo, in qualche modo “è uscito da se stesso”, si è come ritirato, si trova “fuori di se stesso”, e lascia che il mondo e l’uomo si evolvano nel tempo secondo le loro dinamiche interne, assoggettandosi così a quelle leggi che Lui stesso ha dato loro. È un concetto che mi sembra abbia una grandissima rilevanza nella fondazione di una morale propriamente cristiana, che non sia un semplice calco della morale aristotelica. A un certo punto della sua vita, ad ogni cristiano, ma prima ancora ad ogni uomo, si pone il dilemma, secco, cornuto della migliore specie: o rimanere chiuso in sé, oppure aprirsi; o costruire barriere per proteggere gelosamente quello che ognuno è (la propria personalità, la propria cultura) e quello che ognuno possiede, oppure abbattere tutte le barriere e perdersi nel mondo, nell’altro, nel bene che ci trascende. È l’amore che porta fuori di se stesso. Chi è innamorato è sempre “fuori di sé”, in qualche modo anche lui “è uscito da se stesso”, perché, obbedendo ad un impulso fortissimo a incontrare l’altro, di se stesso si dimentica. Anche l’esperienza mistica dell’estasi è su questa linea. Mi sembra che quel momento delicatissimo che è il passaggio dall’adolescenza alla giovinezza abbia estremo bisogno di questa esperienza dell’estasi. Un momento estremamente importante, quello in cui il campo estivo deve trascolorare in campo di lavoro, e all’esperienza ludica deve far seguito un primo specimen di esperienza oblativa, con le prime esperienze di volontariato. “Vieni con me, / ti darò da fare / ogni giorno il mondo, / ma se tu lo vuoi”.

AUTORE: Angelo M. Fanucci