Il referendum e lo schianto

Nel giro delle mie conoscenze sono accreditato come esperto di questioni istituzionali, e per questo sono stato spesso interpellato sul referendum, in chiacchierate fra amici o in dibattiti pubblici. Mi sono sempre rifiutato di dare indicazioni a favore del sì o del no (anche per la buona ragione che io stesso sono rimasto indeciso fino all’ultima ora); piuttosto, ho cercato di spiegare i contenuti tecnici della riforma, per mostrare come la sua eventuale approvazione non sarebbe stata comunque l’Apocalisse: né nel senso dell’avvento della Bestia e dell’Anticristo ( Ap 13), come facevano intendere i fautori del no, ma neanche nel senso dell’avvento della Gerusalemme celeste ( Ap 21) come prometteva Renzi.

Insomma, una riforma molto ristretta, un po’ incerta, un po’ confusionaria, con qualche aspetto certamente positivo (come un timido riequilibrio di competenze fra Stato e Regioni), ma niente di tragico e neppure niente di risolutivo. Non erano in gioco i valori etici di fondo; a tutti quelli che la dipingevano come una svolta autoritaria, ricordavo che da questo punto di vista la riforma targata D’Alema (1997) e quella targata Berlusconi (2006) apparivano molto più autoritarie – specie la seconda – ma non avevano suscitato reazioni minimamente paragonabili, pur finendo ugualmente sconfitte.

Resta il fatto che Renzi è andato a schiantarsi contro un muro, e chi voleva vedere lo aveva previsto. Ha scontentato e umiliato in tutti i modi l’opposizione interna del suo partito, che poi era la base tradizionale, il famoso “zoccolo duro”, grande riserva di voti; ma non ha neppure saputo costituire un radicamento sociale alternativo a quello, pur pescando consensi in qualche settore di centrodestra. È vero: l’8 dicembre 2013 (così vicino, così lontano…) aveva avuto quasi 2 milioni di voti alle primarie per la carica di segretario nazionale del Pd, quando non aveva mai fatto politica fuori di Firenze; ma era solo un’apertura di credito alla ricerca di un volto finalmente nuovo. Ha avuto in mano un tesoro, lo ha puntato tutto alla roulette, e lo ha perso. Purtroppo nessun altro lo ha guadagnato; almeno per ora.