Ho ancora davanti a me la visione del volto atterrito delle mie care clarisse salvate dai pompieri alle 8 del mattino di quel 30 ottobre, che tutto il mondo ha visto nei reportages del TG; mi risuonano dure come sferze le parole del loro racconto di quei momenti, che qui allego, e dopo aver letto il loro timido appello alla nostra generosità mi sono chiesta:”che cosa posso rendere al Signore per il bene che mi ha fatto” grazie alle loro preghiere? Unirmi e sostenere il loro appello è la risposta. Ora le suore sono sfollate presso le benedettine di Santa Lucia a Trevi.
È necessario che le clarisse ritornino al chiostro di Santa Maria della Pace di Norcia, e con urgenza, perché la loro luce accesa e la loro preghiera abscondita ac sollicita è indispensabile per la ricostruzione di Norcia stessa e per il rientro di tutti i cittadini compresa la ripresa delle attività. Io sono un paesaggista, una delle tante persone che beneficiano dell’aiuto delle clarisse perché la clausura è più attenta al mondo di quanto noi non pensiamo. Vorrei tornare a potare le rose antiche: le Dorothy Perkins, le Albertine o le Pierre de Ronsard avviluppate nel voltabotte dei gelsomini, in quel fazzoletto di orto – che giusto la mano di santa Chiara rende fertile – stretto tra il muro medievale ora fatiscente; vorrei sentir risuonare la loro campana della chiesa lesionata; vorrei poter consolidare il muro del trecentesco monastero che si sta staccando dall’edificio, ma, dalle stime fatte dai tecnici, serve 1 milione di euro perché possano tornare!
Luana Trinari
“Tenetevi pronti” (Lc. 13,2-5)
L’evento che ha cambiato il volto della nostra vita
Dalla prima scossa di terremoto della notte del 24 Agosto la nostra resistenza è sostenuta dalla preghiera assidua diurna e notturna: alla celebrazione dell’Ufficio delle Letture (ore 1,30) avevamo unito la recita del S. Rosario. La Beata Lucia fondatrice del Monastero, diceva alle Sorelle: “Se voi sapeste quanta è l’efficacia della preghiera notturna dell’Ufficio unita a quella della Beata Vergine, vi sforzereste fino al sangue per intervenire!”. Per tradizione, quindi, in tempi difficili avveniva il ricorso alla preghiera di notte e sempre li aveva cambiati in grazia. Perciò, la forte scossa di terremoto delle 19,20 del 26 Ottobre ci ha sorprese e allarmate.
Per un interminabile minuto, le Sorelle, che in cucina e in refettorio preparavano la cena, sono rimaste completamente al buio, mentre un pesante armadio cadeva sulla spalla destra della più giovane, causandole un fortissimo dolore. Le Sorelle, invece, che erano in Coro per l’adorazione del SS. Sacramento, con la luce delle candele hanno visto l’Ostensorio cadere sull’altare, rimanendo impietrite dalla paura e dal dispiacere. Dopo la celebrazione di Compieta, l’ultima preghiera della giornata, c’è stata una scossa ancora più violenta a lunga. Decidiamo subito di ritornare in Coro per la recita di tutti i misteri del S. Rosario: vogliamo impetrare la protezione della Beata Vergine su di noi e i nostri concittadini. Nella notte tra il 29 e il 30 Ottobre tre scosse notevoli ci tengono vigilanti. All’1,30, scendendo in Coro rimaniamo sorprese da enormi lampi che si susseguono senza tuoni e senza pioggia.
Il 30 Ottobre, come tutte le mattine, dalle 7 alle 8 siamo a meditazione. Alle 7,40, improvvisa e potente come una bomba, arriva la scossa di terremoto che, sotto i nostri occhi, fa crollare il campanile e la basilica di San Benedetto, sollevando un enorme polverone tra le grida impressionanti delle persone terrorizzate. È una scossa che rende quasi impossibile muovere qualche passo senza cadere: pensiamo che sia la fine per tutte noi. La giovane Sorella su cui la sera del 26 era caduto l’armadio della cucina, si accorge che un armadio sta travolgendo un’altra Sorella. Riesce a fermarlo, riportando una dolorosa contusione all’avambraccio destro.
A fatica, sostenendoci reciprocamente andiamo verso le scale che portano in Coro. Il susseguirsi di scosse, che fanno ondeggiare paurosamente l’edificio, ci fa fermare alla porta che immette nel piccolo chiostro. Le tegole cadono con violenza ai nostri piedi mentre, con tutte le forze, invochiamo l’aiuto della Beata Vergine Maria. Ci strazia il cuore vedere che l’Immacolata con il Bimbo è caduta dalla sua base. La Sorella, dal braccio dolorante, va subito a prendere il bellissimo Crocifisso con piedistallo che mettiamo sulla Mensa per l’Adorazione nella Liturgia del Venerdì Santo e lo pone a terra nel cortile accanto a Maria SS. a protezione nostra e del Monastero. Nonostante le forti scosse successive lo troverà ancora lì ritto, dopo vari giorni quando ritornerà per prendere i documenti personali delle Sorelle e del Monastero. Rumori assordanti ci fanno supporre il crollo del soffitto della chiesa. Invece, dopo qualche minuto, siamo raggiunte dai vigili del fuoco che insieme ad un Padre benedettino ci costringono ad uscire, di corsa, per raggiungere la piazza di San Benedetto.
La strada piena di spaccature e le macerie del percorso ci dicono la gravità della situazione. “State pronti”, dice il Signore. Siamo pronte? Questo evento è inimmaginabile, straziante. Non capiamo perché dopo tanta preghiera gli eventi siano precipitati inesorabilmente. Il cuore ripete: “Signore, non capisco ma mi fido, voglio fidarmi di te”. L’allontanamento dal Monastero era imprevedibile. La struttura del complesso dava prova di saper reggere. Solo il muro di cinta, all’interno aveva ceduto in un punto. Ma la Beata Vergine della Medaglia Miracolosa era lì nella sua nicchia, ferma al suo posto di sentinella, per dirci che ci proteggeva. Non si è mai pronti del tutto davanti al mistero del dolore. Nel pomeriggio veniamo a conoscenza della ordinanza del nostro sindaco: Nessuno può rimanere dentro le mura della città. La nostra destinazione è a Trevi presso il Monastero Benedettino di S. Lucia. Non era mai avvenuto l’allontanamento da Norcia delle Clarisse dalla fondazione del Monastero nel 1385.
Confidiamo, come Israele, che la mano del Signore voglia ricondurci al nostro Monastero: la sua struttura regge, ma ora va potenziata. La Beata Lucia che nel suo Oratorio non si è spostata neppure di un millimetro, ci attende per continuare la nostra missione di illuminazione della notte umana, attraverso la preghiera diurna e notturna e la umile e silenziosa testimonianza di vita evangelica. Ci affidiamo per questo anche alla vostra preghiera. Un vivissimo grazie ai Vigili del Fuoco di Cosenza, Mantova, Udine, Città del Vaticano che coadiuvati da quelli di Perugia e Foligno con il loro aiuto ci hanno fatto sperimentare la presenza vigilante del Signore.
PER UN AIUTO
Per saperne di più e conoscere la storia del monastero e delle clarisse di Norcia visitate il sito www.clarissedinorcia.net
Per le donazioni: Casse di Risparmio dell’Umbria Agenzia di Norcia- IT – Monastero S. Maria della pace IT44Y0631538580000001001480
Le mie sorelline di Norcia, diventate simbolo, con S.Benedetto, della distruzione nursina..di quel 30 ottobre..Un grido quel giorno, rivolto al terremoto: “Ti eri gia’ preso tanto..troppo..che bisogno avevi di prenderti anche Norcia..che bisogno..”e ancora mi risuona..11 anni di ritorni che piano, piano mi hanno fatto entrare nel cuore e diventarne una bella parte, questo stupendo luogo dell’anima (negli ultimi anni la salute mi ha fermata alquanto). Un ricordo indelebile..la mattina presto, quando uscivo di casa, dalla loro foresteria, e passeggiavo Norcia…tutta…mentre piano, in rapida successione, le campane delle chiese cominciavano a far sentire il loro richiamo…all’incontro col Signore..e poi arrivare a S. Antonio e deliziarsi della melodia delle lodi delle Benedettine..e piano,ritornare indietro…in tempo per la S. Messa dalle sorelline…Ora..tutto finito…Vorrei essere un magnate per ricostruire tutto a tutti..subito..ma non lo sono. Posso solo continuare con la mia piccola opera di raccolta, nella speranza che ognuno ci metta una goccia ( se ognuno ci impegnassimo con una realtà di quei luoghi…chissà..). Cara mia amata..amatissima (e di più il mio cuore vorrebbe esprimere)..Norcia..che ti possa rialzare il prima possibile..che la terra si fermi..Aiutate le ‘mie sorelline’ a tornare! Dalla Puglia con amore: Anna.