Il vizio orribile

ABAT JOUR

Come chiamarlo in altro modo? Il “vizio orribile” è la bestemmia. Orribile. Schifoso. Inaccettabile, eppure così diffuso dalle nostre parti. Ignorato nella quasi totalità del mondo, dalle nostre parti rimane da secoli una vergogna che non riusciamo ad estirpare. Ricordo che qualche anno fa, in Veneto, un gruppo di operai extracomunitari, che aveva trovato un lavoro decente dopo anni e anni da “vuccumprà”, a quel lavoro rinunciò perché non riusciva a tollerare le bestemmie continuamente profferite da operai italiani che lavoravano al loro fianco e che (come disse uno degli ex “vuccumpà”, un musulmano) “avevano la bocca più zozza dell’altra estremità del tubo digerente”.La bestemmia usata come intercalare. Da qualche settimana, cioè da quando il Gubbio Calcio gioca in serie B, con un paio di miei ragazzi vado al bar a vedere la partita. Una goduria, non fosse per quei quattro a o cinque personaggi (gente peraltro amica e simpatica in altri momenti) che usa la bestemmia come intercalare. Chissà che la presenza del prete, discreta, silenziosa, ma facilmente immaginabile come sofferente, non riesca a dissuaderli, in futuro! Mai disperare. Ma la bestemmia può anche essere una preghiera. Ricordo una notte di Natale di tanti anni fa, a San Girolamo. Dopo la messa di mezzanotte, l’orefice P.M. e io ci incaricammo di dare una dura ma improcrastinabile notizia a una ragazza della Comunità che aveva dovuto rimanere a letto perché malata: suo padre, lontano, a centinaia di chilometri di distanza, stava morendo. Glielo dicemmo, con tutte le cautele. Lei bestemmiò: una bestemmia secca, particolarmente cattiva. Ma io credo che fosse una preghiera: tu, o Dio hai lasciato che nascessi gravemente invalida, e che mia madre morisse mettendomi al mondo… ora… ora questo è troppo, te lo dico a brutto muso. Sì, forse quella era una preghiera. Lo era certamente la bestemmia che scrisse su un anonimo foglietto un anonimo ebreo nel momento in cui entrava nella camera a gas; ce lo ha fatto conoscere Fernando Armellini, il mentore della nostra lectio divina del giovedì sera, nella chiesa di S. Maria al Corso (“Ascoltarti è una festa”, introduzione alla letture domenicali, ed. Messaggero): “Dio d’Israele, hai fatto il possibile perché io non credessi in te. Qualora tu pensassi di riuscire a farmi deviare dalla mia via, ebbene io ti dico, Dio mio, Dio dei miei padri… non ci riuscirai! Mi puoi percuotere, togliermi quanto di più prezioso e caro ho sulla terra, mi puoi tormentare a morte, ma io crederò sempre in te. Ti amerò sempre. Muoio come sono vissuto, credendo fermamente in te”.

AUTORE: Angelo M. Fanucci