Intervista esclusiva da Rio! Mons. Bassetti e la speranza

Mercoledì 24 luglio l’arcivescovo di Perugia mons. Gaultiero Bassetti, ha portato ai ragazzi una catechesi sulla speranza. Ad ascoltarlo non c’erano solo i nostri umbri, ma anche giovani di Mondovino, Voghera, Foggia, Cuneo, Alba e dall’Albania. Le parole del vescovo hanno suscitato interesse nei ragazzi e, anche per questo, ci siamo buttati in una breve intervista!

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Buon giorno Eccellenza…

“Boa dia, dimmi mi devi fare qualche domanda?”

Sì, la cosa che mi ha colpito molto è che la catechesi che lei oggi ha fatto ai nostri giovani era incentrata sulla speranza, sull’importanza di essa e sul non farsela rubare. Quando lei ha capito l’importanza della speranza nella sua vita e quando l’ha incontrata?

“La speranza è una virtù faticosa, direi che prima in qualche modo mi sono imbattuto nella fede, fin da piccolino sono cresciuto nella fede, poi naturalmente sviluppando in seminario le virtù morali ho capito che la perfezione di tutto è l’amore. Poi mi sono però reso conto, da giovane prete, cosa è la speranza, è la convinzione che ciò che Dio ci ha promesso, che la fede ci dice nei suoi contenuti si realizza; è come se nella mia vita fino a quel momento, fosse mancato il motore che mi spingeva. La speranza è la messa in moto delle altre virtù soprannaturali che sono la fede e l’amore. Allora ecco perché il papa ha detto “Non fatevi rubare la speranza, cioè Gesù Cristo” e poi ha detto a mons.Vecerrica “Ripetilo ai giovani come te l’ho detto io””.

Grazie mille, avrei ancora un’altra domanda da porle, un quesito che sorge spontaneo ai giovani soprattutto qui a Rio, avendo toccato con mano, anche la settimana scorsa, la vita che i ragazzi in questi luoghi fanno. Quando succede qualcosa di brutto, quando si vedono queste realtà spesso la domanda che viene fatta a chi ha fede è: tu in questo momento come fai a credere? Come puoi dire che Dio esiste? Come può un Dio permettere tutto questo?

“Vedi io ho fatto una grande esperienza del Brasile, l’ho visitato in lungo e in largo; ho fatto quattro o cinque viaggi in questa terra, sempre per motivi missionari e la prima volta che ci venni veramente anche io feci lo stesso ragionamento “Ma come può Dio essere giusto vedendo quello che si vede?”. Trentacinque anni fa poi la situazione non era come ora, ora è di povertà, allora era una situazione di miseria. Mi ricordo in particolare la situazione che vidi con una suorina di Salvador de Baia in un bairo che era vicino agli allagatos; negli allagatos c’erano persone che vivevano sulle palafitte, ed erano il luogo dove veniva portata la spazzatura della città di Salvador de Baia, prima città del Brasile che fu conquistata dai conquistadores e pensa te la povertà di questa gente: quando c’era l’alta marea erano tutti allagati e stavano sulla palafitta, quando c’era la bassa marea il suolo era sì terraferma, ma fatto di spazzatura e c’erano i bambini, i ragazzi che giocavano in questa situazione, noi avremmo preso il tifo dopo tre minuti! Allora entrai nelle case con quest’immagine negli occhi e tutti mi parlavano di allegria e io ho capito che cosa era l’allegria! Quella che incontravo era gente talmente povera che non aveva nemmeno il tegame per cucinare e spesso cucinava nello stesso barattolo che veniva usato anche per altro, cucinavano quei piccoli granchi che tiravano su da questa mota, da questa fanghiglia che c’era sotto le loro palafitte, bollivano l’acqua per non morire e parlavano di allegria. Perché avevano quest’allegria? L’allegria era questo per loro: chi è povero non ha nulla, aspetta con gioia il giorno dopo che sarà senz’altro migliore del giorno prima. Perché noi con tutti i beni che abbiamo siamo nella tristezza? Perché abbiamo paura di perderli che ce li rubino, abbiamo paura di non fare carriera di essere da meno degli altri,  abbiamo paura! Tutti peccati contro la speranza, il povero non ha nulla e loro dicevano sempre “Se Dio vuole”. Chi non ha nulla spera nel giorno dopo, vive la speranza, l’attesa di Dio, io questo l’ho visto nei poveri. Se si trovasse, se si fosse trovata un’evangelizzazione giusta sarebbe stata una cosa meravigliosa, invece molti poi di questi poveri sono caduti nelle mani delle sette che gli hanno promesso fortuna e quindi anche loro sono entrati nelle nostra mentalità. Terribile l’inganno delle sette nei confronti dei poveri! La speranza invece faceva avere fede in Dio e la chiesa portava quella promozione umana accanto al Vangelo che la chiesa porta ai poveri, ma era una promozione umana che nasceva dal Vangelo e non da un’illusione. Questa è stata la mia esperienza”.

Eccellenza la ringrazio di questo tempo che mi ha dedicato, le auguro di vivere con serenità questi giorni qui a Rio e buona giornata!

“Grazie a te, ora andiamo che devo celebrare messa!”.

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