Invisibili e ipervisibili

Ieri l’invisibilità fu la tragedia di quelle povere anime dei terroristi assassini degli anni ’70 e ’80 che, nella loro “eroica” decisione di abbattere i Padroni, responsabili di tutte le nefandezze dello Stato delle Multinazionali, s’imbatterono nel fenomeno meno prevedibile di tutti: l’improvvisa invisibilità del padrone. Chi erano i padroni del Petrolchimico di Mestre? I terroristi giunsero nel complesso industriale veneto armati fino ai denti, decisi ad abbattere l’odiatissimo padrone, ma il padrone – ahimé! – era scomparso. Ed essi non poterono far altro che “rassegnarsi” ad ammazzare come un animale randagio il funzionario di più alto grado, l’ing. Taliercio. Qualche tempo dopo, alla Pro Civitate Cristiana, nel silenzio più vibrante di dolore composto, ascoltai la testimonianza della vedova, piana, toccante. E maledissi per l’ennesima volta quegli imbecilli che, in nome di una giustizia sociale esistente solo nei loro angusti e malaticci circuiti cerebrali, stavano spostando verso la reazione l’asse complessivo della politica e della cultura italiane.

Oggi l’invisibilità è la tragedia di tutti noi che terroristi non siamo, ma terrorizzati sì: terrorizzati dalle improvvise decisioni di chi, nascosto in un punto del nostro globo terracqueo che nessuno conosce, decide di spostare ingenti capitali da una parte all’altra del mondo, determinando la fine della grandeur francese, o la ripresa della guerra del Darfur. Ma non gli si potrebbe dare un nome e un cognome, a questi signori? Non potremmo metterli in fila, i nomi di questi operatori invisibili dell’ingiustizia,e pubblicarne la lista su un sito informatico garantito dalla Bce, o addirittura dalla Banca mondiale?

Dall’invisibilità del bersaglio all’invisibilità del tiratore.

Chi invece soffre della malattia opposta sono i nostri parlamentari. Soffrono di visibilità eccessiva, innaturale, immeritata, pervicacemente perseguita. Dovrebbero tacere. E non lo fanno. Battersi il petto con un sasso di granito, e non lo fanno. Dove erano, loro, quando il debito pubblico lievitava verso vette di disperazione?

Adesso, please, un attimo dietro le quinte, per favore! Non fatevi vedere per cinque minuti, please.

Niente da fare. Ora torna a fare capolino anche Berlusconi, che probabilmente è ancora convinto di essere stato il migliore presidente del Consiglio dei 150 anni della nostra indipendenza. Sottoposta a forti pressioni perché si dimettesse da consigliere regionale della Lombardia, la Prima Curatrice dei suoi affari personali, Nicole Minetti, dice: “Perché solo io? Perché non anche tutti gli altri che nelle ultime elezioni furono inscatolati a macchina?”.

Dio mio, come sono caduta in basso era il titolo di un film. Che debba finire scritto di traverso sul nostro tricolore?

AUTORE: Angelo Maria Fanucci