Islam e laicità. La Francia ha deciso: niente velo nè segni religiosi. Cattolici critici sulla scelta

Aprovata in Francia la legge che proibisce di portare il velo a scuola alle ragazze musulmane e contemporaneamente altri vistosi segni religiosi, come turbanti o croci, in nome della laicità dello Stato. I vescovi francesi si sono dichiarati contrari perché è una legge che va a toccare i diritti collegati con la libertà religiosa. Naturalmente sono contrari anche i molti musulmani presenti in Francia. I motivi della legge sembrano a prima vista superficiali. Il problema – è stato detto – non è il velo, ma quello che c’è sotto. E sotto non c’è solo la testa di chi lo porta con le sue idee che possono essere anche in contrasto con le leggi francesi, ma c’è anche la preoccupazione di una sorta di islamizzazione del Paese più laico d’Europa. Il velo, infatti, a molti sembra il primo passo cui dovrebbero seguirne altri, quali la richiesta del giorno festivo per i lavoratori musulmani, il cibo che eviti alimenti quali il maiale e le altre carni che non siano trattate secondo la loro tradizione (come già avviene nelle carceri e nelle mense aziendali e scolastiche, per cui anziché fare un menù specifico se ne fa uno solo che vada bene a tutti quello islamico), i cimiteri particolari, la presenza di sole donne nei reparti di ginecologia e ostetricia e così via. Di questo passo gli usi e costumi diventerebbero progressivamente non più legati ad una minoranza etnica e religiosa, ma andrebbero a influenzare l’intera società. Questa preoccupazione è evidentemente fondata, ma la risposta non dovrebbe essere fatta con una legge che taglia ogni espressione religiosa facendo d’ogni erba un fascio. Lo Stato dovrebbe affrontare il nocciolo della questione andando a dialogare direttamente con il mondo islamico in maniera concreta e sulla base dei principi costituzionali francesi, concedendo quello che risulta coerente e impedendo che i principi di una minoranza divengano, di diritto o di fatto, prassi generale.

AUTORE: (E.B)